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L’Iran prosegue il programma nucleare. E Pompeo alza la voce

“Ora è tempo di prendere serie misure per aumentare la pressione”. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, alza la voce sulla decisione iraniana di continuare a spingere il proprio programma nucleare. Lo statement del capo della diplomazia statunitense, considerato un falco anti-Teheran, è ben contingentato. Arriva nelle stesse ore in cui  l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha confermato che l’Iran sta continuando a violare i dettami dell’accordo Jcpoa, che tecnicamente doveva servire per congelare il programma nucleare.

I DISIMPEGNI

Le violazioni sono de facto, de iure invece vengono definiti disimpegni e sono consentiti da parti di quell’intesa che – da quando nel maggio 2018 ha visto gli Stati Uniti sfilarsi – ha iniziato un inesorabile smottamento. Russia e Cina, due dei cofirmatari, non hanno intenzioni e soprattutto interesse nel cercare di mantenere in piedi il quadro. Teheran è alleato scomodo di Mosca e sufficientemente vicino alla Cina. Gli europei soffrono e pure volendo non riescono a mantenere l’accordo sui ritmi di apertura richiesti dall’Iran. Sostanzialmente perché non vogliono rischiare di imbattersi nel sistema sanzionatorio extraterritoriale e mettere a rischio il business e l’alleanza con gli Usa per fare affari con la Repubblica islamica.

ACCORDO SALTATO

Questi disimpegni controllati dai paletti del Jcpoa proseguono da mesi, e dimostrano che l’accordo ormai non vale più di tanto. Pompeo dice che a questo punto l’Iran potrebbe avanzare verso “un rapido breakout nucleare”. Ossia aumentando man mano l’arricchimento di uranio secondo quei disimpegni — sia in termini di quantità che di percentuali — potrebbe portarsi più rapidamente verso il livello critico per l’uso militare.

LA RIUNIONE

L’Aiea, dopo che ieri gli iraniani ha aumentato l’arricchimento a Fordow, ha tenuto oggi a Vienna una riunione del consiglio di emergenza per discutere anche delle indagini in corso su un impianto nucleare sospetto a Turkuz-Abad, vicino a Teheran. La struttura è stata denunciata per primo dal premier israeliano Benjamin Netanyahu durante un discorso alle Nazioni Unite nel settembre 2018. Netanyahu l’ha chiamato “il magazzino nucleare” iraniano, mentre il governo di Teheran dice che si tratta di una fabbrica di sistemi di pulizia per tappeti.

LE CRITICHE DELL’AIEA

Durante la riunione dell’Aiea, gli Stati membri sono stati informati che gli iraniani stavano ancora eludendo le domande degli ispettori dell’Onu sulla questione e non stavano collaborando. “Trattamento inaccettabile”, dice l’agenzia.
Netanyahu, nemico giurato di Teheran, ha dichiarato oggi che “l’’Iran continua a mentire. L’Aiea ha confermato che ha violato il Trattato di non proliferazione (Tnp). L’Iran continua a nascondere il suo programma segreto di armi nucleari”.


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