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Per ricordare Alda Merini. Il senso della vita nella poesia

Per ricordare Alda Merini. Il senso della vita nella poesia.

…Ma se mi domandano
dove traggono origine i miei versi,
io rispondo: mi basta un’immersione nell’anima
e vedo l’universo…

(da “Il bacio”).

L’inquietudine, la solitudine, l’amore. Una scia di sublime delicatezza nei versi di Alda Merini. Sempre attuali, intimi, profondi, dolorosi. È la vita di ognuno di noi. Quello spazio inesplorato ed oscuro che, talvolta, chiamiamo “follia” e che rappresenta la sofferenza, ma anche la grandezza della nostra anima.

Con la sua poesia, Merini ha illuminato quelle parti oscure che rinneghiamo, ignoriamo, mentre sono lì a chiederci di essere vissute e convertite in qualcosa di positivo. A chiederci, in definitiva, di ascoltare noi stessi, con autenticità. Un linguaggio universale, quello di Alda Merini, che arriva al cuore di ognuno di noi in maniera diretta, lacerante. Versi che nascono da una sofferenza che riesce a far emergere sentimenti forti di cui, oggi, forse, sentiamo la mancanza. Un punto di partenza e un punto di arrivo della sua poesia, quindi, la sofferenza.

Alda inizia a scrivere a 5 anni, poi il manicomio, l’emarginazione, la povertà. Ma i suoi versi parlano sempre di amore. Il dono incondizionato di una donna. Da una donna che soffriva di una forma di schizofrenia e che cercava di colmare vuoti d’amore, acuiti dalla malattia.

In occasione del decimo anniversario dalla scomparsa, sono i suoi versi a parlare di lei.

Alda è la poetessa dell’amore

C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte,
e rimani senza fiato per quanta emozione provi;
dove il tempo si ferma e non hai più l’età;
quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non smette mai di sognare.
Da lì fuggir non potrò
poiché la fantasia d’incanto risente il nostro calore
e non permetterò mai ch’io possa rinunciare
a chi d’amor mi sa far volare

(“Tra le tue braccia”)

È la poetessa delle emozioni

Io non ho bisogno di denaro
ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino
all’orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

(“Io non ho bisogno di denaro”)

È la poetessa della “follia”

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

(“Sono nata il ventuno a primavera”)

È la poetessa della sofferenza


La mia poesia è alacre come il fuoco,
trascorre tra le mie dita come un rosario.
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnananna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.

(“La mia poesia è alacre come il fuoco”)

Grazie Alda, per la tua poesia, quella che hai paragonato a un “paio di scarpette rosse spesso stinte. Spesso si balla sulle braci, sul fuoco. E’ così, è come una condanna”.

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