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Tra Conte e Di Maio non c’è di mezzo solo la politica. L’analisi di Antonucci

Cosa può complicare la crisi politica del MoVimento 5 Stelle, dopo il cattivo risultato nelle elezioni regionali in Umbria e le prove difficili che il governo giallo-rosso sta attraversando? La crisi tra i protagonisti della comunicazione del M5S, un tempo una delle strutture portanti del MoVimento.

Sembra, infatti, che alle lotte relative alle leadership politiche nel Movimento si siano affiancate analoghe contese tra i portavoce di Conte e Di Maio. Si contendono quindi tanto la guida delle posizioni di comunicazione, quanto il comando politico disputato tra il capo del MoVimento Di Maio, recentemente preso dai molti impegni internazionali come ministro degli Affari Esteri, e Conte, narrato come il modello “razionale-legale”, sempre e costantemente al lavoro nelle stanze della presidenza del Consiglio.

In termini comunicativi, i portavoce di Conte e Di Maio, rispettivamente Rocco Casalino e Augusto Rubei, vengono spesso descritti in rapporti non cordiali, perseguendo ognuno di loro, la funzione di massimizzare lo spin favorevole al rispettivo esponente di riferimento. Nei difficili giorni del governo – in cui si sono sommati incerti quali il caso Spygate, le asperità della manovra di bilancio e i dubbi sul potenziale conflitto di interessi del presidente del Consiglio per Retelit, oltre all’esito delle elezioni regionali umbre – è emerso con chiarezza che anche nel M5S le vittorie politiche e comunicative hanno molti padri, laddove le sconfitte restano presto orfane di responsabilità.

Non solo si è comunicato in modo frammentario e con voce flebile sulle difficoltà attraversate. Ci sono stati veri e propri casi di errori di comunicazione, come la vicenda delle note ufficiali di smentita di Grillo, Di Maio, Fico e Conte ai virgolettati attribuiti ai quattro leader da un articolo del quotidiano Repubblica. Un errore blu di strategia di comunicativa: ogni studente di un corso universitario di comunicazione politica sa bene che una smentita è una notizia data due volte, con gli esiti che ne conseguono. Figuriamoci se la smentita arriva da quattro esponenti politici, in risposta ad un articolo di un quotidiano nazionale rilevante, come Repubblica, per la messa a punto dell’agenda politica. Non sta certo a noi ricordare questi elementi di base della comunicazione a professionisti dell’ambito disciplinare come i portavoce citati. Tuttavia, l’impressione di chi osserva dall’esterno il flusso di comunicazione del M5S e dei suoi esponenti in questi ultimi giorni è quello di assistere ad una cacofonia corale, frutto del mancato coordinamento delle voci coinvolte nella partitura comunicativa.

Perciò, occorre interrogarsi una volta di più sulla direzione e il senso della comunicazione del M5S, che non può ridursi ad un ininterrotto duello pubblico tra posizioni politiche interne e a cui non giova tornare a posizioni di dialettica sbilanciata con il mondo dei mass media, come accadeva nella storia politica meno recente dei Cinque Stelle. La coerenza tra obiettivi politici del M5S, anche dentro l’azione dell’esecutivo, e la strategia di comunicazione appare quanto mai necessaria. Specialmente in un momento in cui la strategia politica e comunicativa delle opposizioni converge e viene premiata dal consenso dell’elettorato. Comunicare con una voce flebile, intermittente e non consensuale non è mai una strategia utile per un partito. Meno che mai quando gli elettori manifestano apprezzamento per la chiarezza e la coerenza degli altri partiti.

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