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Italiani pessimisti su lavoro ed economia? Non esageriamo. La versione di Becchetti

Un anno si chiude, un altro se ne apre. In mezzo, italiani più pessimisti rispetto a 365 giorni fa. Lavoro, economia, il sondaggio pubblicato dal CorSera, è tutto sommato severo: 7 italiani su 10 si dicono pessimisti su queste due voci. Ma forse, dice l’economista di Tor Vergata Leonardo Becchetti in questa intervista di fine anno a Formiche.net, non è il caso di esagerare.

Becchetti gli italiani sembrano più pessimisti rispetto a un anno fa. Dopo quattro mesi di governo giallorosso, ci sta?

Non esattamente. Mi pare un dato un po’ troppo allarmistico. Le previsioni ci dicono che ci sarà una ripresa del Pil, da zero a qualcosa in più. E anche sul fisco ci sono dei segnali di riduzione quanto meno di non aumento. Ho l’impressione che dal sondaggio emerga un dato troppo pessimista.

Il governo sta lavorando per il 2020 a una riforma dell’Irpef, ribadita due giorni fa da Conte in conferenza stampa. Mossa saggia?

Sì, si può fare, a cominciare dalla riduzione dello scaglione intermedio che oggi è molto alto. Anche se secondo me quello che conta è il mantenimento della progressività fiscale. E per questo credo che ci debba essere una riduzione delle tasse da finanziare con un efficientamento della spesa pubblica. Questo è un principio fondamentale. Lo stesso si potrebbe fare con l’Iva: le persone più povere consumano più beni alimentari e dunque una ristrutturazione dell’Iva che abbatta le aliquote su questi beni e la alzi sui prodotti ad alta tecnologia sarebbe una forma interessante di progressività.

Il 2019 lo ricorderemo anche per l’ennesimo crac bancario: la Popolare di Bari. Il 2020 sarà finalmente un anno di svolta per il Sud?

La rinascita del Sud necessità innanzitutto di un miglioramento delle infrastrutture. Ma la vera questione è dare agevolazioni a certe zone economiche, ad alta manifattura, oltre a usare altre leve, come la cultura. Il problema è che al Sud si applica ancora una logica estrattiva: usare risorse provenienti dallo Stato e non pensare a come creare queste risorse in loco. Serve un cambiamento culturale, prima di tutto. Spero che nel 2020 si gettino delle fondamenta in questo senso.

Becchetti ma secondo lei gli italiani hanno compreso la natura di questo governo M5S-Pd? 

No, non credo. Purtroppo c’è un problema di fondo e cioè l’aspetto economico e dunque tutta la sofferenza dei ceti medi e bassi che è riconducibile al peso del fisco sulle imprese. Un problema a cui i populisti danno una risposta semplice ma sbagliata mentre una soluzione per affrontare il problema potrebbe essere quella di alzare le tariffe per i beni in entrata nell’Ue. Nel frattempo però temo che gli italiani siano ancora attratti dalle sirene populiste, che hanno dei programmi demagogici e dannosi per il Paese.

Non che c’è una certa nostalgia per Salvini?

Sì, infatti il problema è che gli italiani hanno dimenticato quanto successo in quei 14 mesi. Un clima d’odio costante e costruito ad arte e una politica economica impostata sullo scontro con l’Europa. Tutto rovinoso per il nostro Paese.

Ha letto le conclusioni del Copasir sul 5G cinese? Condivide?

In parte sì. La sicurezza è un qualcosa di importante, in Ue dobbiamo avere dei nostri standard, ci sono infrastrutture che non vanno ceduto e che devono rimanere sotto il nostro controllo, italiano ed europeo.

Ancora infrastrutture. Giusto revocare le concessioni ai Benetton, come chiede il M5S?

La cosa migliore sarebbe evitare quanto accaduto in passato ovvero la cattura da parte dei regolati. Mi spiego, noi spesso siamo stati buoni e indulgenti con i concessionari, avevamo bisogno di essere più severi e invece abbiamo chiuso gli occhi. E alla fine il regolatore, lo Stato, è finito catturato dai regolati, i concessionari. Arrivare però a revocare la concessione non ci conviene, ma regole più feree e dure, sì, di quelle c’è bisogno.

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