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Qualche bilancio e un augurio green per l’anno che verrà

In questi giorni è d’obbligo tracciare un bilancio dell’anno che sta per finire e fare programmi per quello che sta per iniziare. Anche per l’ambiente. Se ne è parlato molto in questo 2019, ma poco è stato fatto: parole tante, fatti pochi. E comunque è già un dato positivo che almeno se ne parli. Lo hanno fatto i governi, a cominciare dalla nuova Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che ha fatto del “Green New Deal” il centro del suo programma politico. “Il Green Deal europeo è la nuova strategia per la crescita. Ci consente di ridurre le emissioni e creare posti di lavoro”. Ne hanno discusso i ministri dell’Unione nel Consiglio Ambiente dello scorso 21 dicembre. (Il ministro Costa ne ha parlato come di una “opportunità unica” e “l’Italia sarà in prima linea per la neutralità climatica al 2050”). E, infatti, anche il governo di casa nostra, nel suo piccolo, ha sempre parlato di rilancio dell’economia “verde” e  nella Legge di Bilancio si è intrapresa questa strada con l’istituzione di un fondo da 4,2 miliardi in quattro anni per realizzare un piano di investimenti pubblici per lo sviluppo di un “green new deal” italiano.  Alcuni programmi, però, rimangono ancora sulla carta, come il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che l’Italia avrebbe dovuto inviare alla Commissione Europea entro il 2019. O come le grandi attese che erano riposte nella riunione della COP 25 di Madrid che si è conclusa con un nulla di fatto: se ne riparlerà il prossimo anno a Glasgow. Eppure mai come quest’anno si era vista una partecipazione così attiva della gente comune, a partire dai più giovani, alle manifestazioni in favore dell’ambiente, frutto anche dell’eco suscitata in tutto il mondo dalle iniziative di una sedicenne svedese, Greta Thumberg, che con i suoi “Friday for future” è riuscita a riempite le piazze delle principali città in tutto il pianeta.

I giovani, appunto, e le loro aspettative per il futuro e dalla transizione verso una compiuta economia circolare. L’Italia, questa volta, ha fatto i compiti e si è fatta trovare pronta per affrontare questa sfida: innovazione e sostenibilità alla base di produzioni “green” e nuova occupazione. Secondo l’ultimo rapporto  “GreenItaly”, realizzato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, la “green economy” in Italia “incrocia innovazione, qualità e bellezza e porta nuova competitività alle imprese e al Paese”. E nuova occupazione. Per superare la crisi degli ultimi anni, un quarto delle imprese italiane, oltre 430 mila,  hanno investito nell’economia “verde”, generando più di 3 milioni di “green jobs”, il 13,4% del totale degli occupati.

Dieci anni fa usciva la “Guida ai green jobs” di Tessa Gelisio e Marco Gisotti, dove veniva fatta una prima analisi delle potenzialità di un settore appena nascente. Ad oggi tutte le più rosee previsioni si sono avverate: i lavoratori verdi hanno superato i tre milioni e il trend è in continua crescita: nel solo 2019 sono stati stipulati 520 mila contratti, di cui quasi la metà a tempo indeterminato. “100 Green Jobs per trovare lavoro” è la nuova guida aggiornata “su tutto quello che bisogna fare per diventare lavoratori verdi”. Gli autori esplorano le potenzialità della transizione verso un’economia circolare in 18 settori, dall’agricoltura alla comunicazione, fino alla moda e all’ecofinanza. Ed elencano le 100 professioni verdi più richieste con relative possibilità occupazionali. Le topo ten? Chimico verde, cuoco, data analyst, esperto di markting ambientale, esperto di acquisti verdi; gestore dell’energia, guida turistica e naturalistica, installatore di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale, meccanico industriale, programmatore agricolo della filiera corta.

Secondo il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia,  “oggi siamo entrati in una nuova fase per quanto riguarda la produzione, in cui occorre considerare altri due fattori, oltre a quelli classici, cioè il capitale e il lavoro: la conoscenza e l’informazione. Serve una politica economica che inizi a pensare ai giovani italiani. Serve dare la possibilità di fare entrare nelle imprese o nelle istituzioni private e pubbliche i nativi digitali, che grazie alla loro modernità e capacità di innovazione possono garantire u n ottimo equilibrio con la tradizione e l’esperienza di chi già lavora all’interno delle aziende!”.

L’“Anno verde che verrà” , come titola l’ultimo numero di Affari & Finanza, sarà cruciale per le sfide che il pianeta continua a sostenere da una decina d’anni. Che i giovani siano una risorsa fondamentale per vincere queste sfide, lo hanno dimostrato specialmente nell’anno che si sta chiudendo. E allora forse vale la pena riportare, come augurio per l’anno che sta per iniziare, le parole, quanto mai attuali, che Winston Churchill indirizzava a loro un po’ di anni addietro: “Giovani, la terra è vostra in tutta la sua pienezza. Abbiamo bisogno di voi più che mai ora. Siate la brezza del cambiamento, il vostro momento è arrivato”.


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