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Il rinvio non basta. L’appello di imprese e sindacati contro la plastic tax

Imprese che producono plastica e sindacati di settore si dichiarano insoddisfatti della tassa sulla plastica così come concepita dal governo anche nell’ultima versione. La parte datoriale e quella sindacale si erano incontrate giovedì scorso per aprire la trattativa sul rinnovo del Ccnl del settore gomma plastica scaduto il 30 giugno di questo anno. Sul rinnovo contrattuale, di durata triennale, le parti si trovano tuttora su posizioni diverse, ma sulla cosiddetta plastic tax hanno trovato l’intesa su un testo congiunto rivolto al governo. Il fatto assume un valore fortemente politico, perché si verifica proprio alla vigilia dell’apertura del tavolo sul piano della plastica sostenibile convocato per domani pomeriggio presso il dicastero dell’Economia e Finanze.

“Le notizie sulle nuove misure da applicare agli imballaggi, i cosiddetti Macsi in materie plastiche – si legge nel documento firmato da Federazione Gomma-Plastica, Filctem, Femca ed Uiltec – non sono affatto rassicuranti. L’imposta rimane fissata a 0,50 euro al chilo: una somma comunque esorbitante se si considera che le più comuni materie plastiche ne costano 0,80. Invariato anche l’impianto fiscale: un’imposta di consumo, di complicata gestione, gravata da un sistema sanzionatorio rischiosissimo (fino a 10 volte l’imposta non versata) e incontrollabile per eventuali esenzioni (mancano i più elementari criteri di verifica). L’allarme tra le 3 mila imprese del settore e i loro 50 mila lavoratori rimane altissimo. Dal 15 ottobre scorso, quando il governo ha annunciato la misura, i rapporti con il mercato e con il sistema creditizio si sono irrigiditi: blocco degli ordini, stop agli investimenti e fortissimo rischio credito per imprese e gli investitori. È evidente che non si tratta di micro-tassa, come si è dato ad intendere, né di tassa etica dato che le materie plastiche hanno un bilancio ambientale ben più favorevole di quello di altri materiali: men che meno si tratta di una tassa contro le multinazionali dato che colpisce migliaia di piccole e medie imprese. Il governo dovrebbe stralciare questa misura dalla Legge di Bilancio e proseguire rendendo costruttivo e strutturale il dialogo con Aziende e Organizzazioni sindacali per assecondare i miglioramenti, già in atto, e per minimizzare l’impatto ambientale. Una politica veramente circolare potrà infatti produrre effetti positivi all’industria, all’occupazione e all’ambiente. Il Paese e questa industria hanno urgente necessità di politiche incentivanti e di impianti di recupero e riciclo degni di tal nome e non di altre tasse che avrebbero come unico effetto un ulteriore caduta dei consumi interni e del Pil”.

Sabato scorso, dopo 14 ore di vertice a Palazzo Chigi, era stata raggiunta la quadra su tutti i provvedimenti della manovra economica del governo,tra cui quello della tassa sulla plastica. L’impatto della plastic tax è stato ridotto dell’85% e l’imposizione fiscale partirà dal primo luglio. “Ci siamo resi conto che poteva avere qualche impatto problematico, ci sono arrivate tante segnalazioni dalle imprese del settore”, ha detto il premier Giuseppe Conte. Con lo slittamento le imprese avranno “tutto il tempo di adottare le strategie aziendali”. Slitta quindi di due mesi l’entrata in vigore, fissata nel testo base della manovra ad aprile, mentre l’importo sarà intorno ai 50 centesimi al kg.

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