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Basta tassare a oltranza il tabacco. L’appello di Cervesato (Jti Italia)

Avere fame di lavoro e legalità e fare di tutto, o quasi, per non avere niente di tutto questo. Italia, Paese di paradossi, ma forse sarebbe ora di darsi una regolata. Le grandi aziende che investono nel nostro Paese hanno sempre chiesto essenzialmente due cose: certezza normativa e fiscale. Perché se non so quante tasse debbo pagare non posso sapere quanto posso spendere per gli investimenti e dunque non so quanta forza lavoro posso garantire. Facile a dirsi, più difficile a farsi.

L’industria del tabacco non è certo immune da questo meccanismo infernale, anzi, in coincidenza di ogni manovra di bilancio, viene presa di mira dal governo di turno, sempre a corto di risorse. Così però non va. Non può stupire dunque l’analisi che Gianluigi Cervesato, dal giugno del 2018 a capo della branch italiana di Japan tobacco international, una delle major mondiali del settore con marchi quali Winston e Camel, fa in questa conversazione con Formiche.net, rilasciata a margine della tavola rotonda organizzata ieri sera presso il Momec di Roma. E dedicata appunto al futuro di un mercato che in Italia garantisce migliaia di posti di lavoro. Non solo. Cervesato, in Jti dal 2009 e oggi presidente e ceo di Jti Italia, sa bene che un costante aumento delle tasse sul mercato legale alimenta quello sommerso, che lavoro di certo non lo crea.

Cervesato, partiamo dal commercio illecito di sigarette…

Un problema grave, certamente, e che solo in Italia ha un impatto di 700 milioni di euro in termini di mancato gettito per lo Stato. Ma c’è un problema anche per una filiera che oggi impiega oltre 50mila lavoratori. Un problema di dimensioni importanti.

Va bene, ma quali le azioni per contrastare il fenomeno?

Innanzitutto lavorare sul brand, in un momento in cui molti Paesi Ue hanno approvato leggi per il packaging neutrale, che rende più complesso distinguere le sigarette di contrabbando da quelle legali. Il brand sparisce e si perde anche un rapporto di fiducia tra il marchio e il consumatore e questo è un incentivo ai prodotti di contrabbando. Il sondaggio presentato da Swg chiarisce bene questo aspetto. Ma non è finita qui.

Prego…

Premesso che noi abbiamo sempre collaborato con le Forze dell’ordine per arrivare a fermare il mercato illecito del tabacco, la questione non si esaurisce con il brand. C’è un problema fiscale. Siamo in un momento di tassazione aggressiva, improvvisa, che porta ciclicamente ad aumenti di prezzo del pacchetto e inevitabilmente tutto questo finisce con portare a una contrazione del mercato legale. Il governo sta approvando la manovra 2020 e ancora una volta, spinto dall’urgenza, il governo usa il tabacco per reperire le risorse che non ha.

Non una bella prospettiva per chi deve fare investimenti…

Noi pensiamo che in un mercato che è già in contrazione, la soluzione non può essere l’accanimento. Siamo aperti ad avviare una discussione con le istituzioni per cercare di trovare un equilibrio nella tassazione del tabacco. Abbiamo bisogno di una qualche forma di programmazione di medio e lungo termine, che sostituisca la logica dell’urgenza che finora ha accompagnato ogni manovra. Secondo aspetto, dovrebbero coinvolgere tutti i prodotti del tabacco per cercare un equilibrio che oggi manca.

Difficile programmare un investimento se non si sa quante tasse si debbono pagare, non crede?

Assolutamente. Siamo consapevoli che la nostra industria ha un prodotto controverso, ma abbiamo bisogno di programmare i nostri investimenti nel lungo termine e per farlo dobbiamo avere un equilibrio fiscale altrettanto di lungo termine.

Come sta andando il mercato italiano?

Sta calando, per il 2019 abbiamo stimato una diminuzione del 5%, che rispetto ad altri Paesi Ue è un po’ più marcato. In Italia scontiamo il fatto che l’80% del prezzo pagato dal consumatore se ne va in tasse, dunque questo Paese ha una profittabilità piuttosto bassa per noi. E questo sistema di tassazione, come detto, tende ad alimentare il commercio illecito.

Cervesato, una grande azienda deve sempre rapportarsi con il governo. A voi come è andata? Siete riusciti ad avere un dialogo costruttivo con Palazzo Chigi?

Diciamo che un’apertura c’è stata, però parlare di dialogo costruttivo forse è troppo. La situazione è un po’ caotica, si sono affrontate questioni tematiche ma poi quando si è trattato di ragionare nel lungo termine la situazione politica confusa ha avuto il suo peso.

Tecnologia e innovazione. Oggi chi non ne fa un Vangelo, non sopravvive. Jti come si sta muovendo?

Negli ultimi tre anni a livello mondiale abbiamo investito circa 2 miliardi di dollari nello sviluppo di prodotti di nuova generazione, tabacco riscaldato o sigarette elettroniche che siano. Ma non ci fermiamo lì, siamo solo all’inizio, questa industria sta cambiando in maniera rapida e significativa. La tecnologia si evolve velocemente, quello che va bene oggi non è detto che vada bene domani. Abbiamo, d’altronde una filosofia giapponese: guardiamo al lungo termine, non al corto.

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