Il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, martedì volerà a Tripoli per una visita lampo e incontri con il governo libico. L’informazione arriva dai circoli del Governo di accordo nazionale, l’esecutivo internazionalmente riconosciuto che sotto egida Onu ha il compito di governare e stabilizzare il Paese. Fonti della Farnesina invece frenano e smentiscono in via informale la visita.
Il ministro italiano, azionista di maggioranza del governo giallorosso, secondo una fonte libica incontrerà il capo del Consiglio presidenziale, Fayez Serraj, e il suo vice, Ahmed Maitig (non confermato un faccia a faccia col suo omologo Mohamed Siala). Si tratta della prima visita del leader grillino in Libia da quando dirige la Farnesina e il primo sostanziale contatto diretto del (relativamente) nuovo governo italiano con Tripoli.
Roma era stata vista perdere terreno sul dossier, con l’esecutivo tripolino che aveva riallacciato i rapporti con Parigi, precedentemente sospesi per via dell’ambiguità francese sulla crisi. Un’apertura che sembrava un cambiamento pesante per la centralità che l’Italia aveva avuto in passato rispetto a Tripoli. Ma la visita della prossima settimana arriva in un momento delicato, di estrema criticità, e diventa quindi un passaggio importante.
Il signore della guerra dell’est libico, Khalifa Haftar, ha annunciato due giorni fa un’altra “ora zero” per la sua offensiva sulla capitale (lanciata ormai otto mesi fa e ancora senza sbocco). L’uomo forte della Cirenaica, nel suo tentativo di intestarsi il Paese, sta ricevendo aiuti esterni più consistenti, in particolare dalla Russia. Una circostanza che di Maio aveva timidamente tirato in ballo pochi giorni fa, chiedendo lo stop delle ingerenze sul dossier, durante una conferenza con il suo parigrado russo, Sergei Lavrov, ospite del MED19.
La situazione in Libia è delicatissima, soprattutto perché il sostegno di forze esterne sta aumentando su entrambi i fronti. Da una parte come detto ci sono contractor russi, presenza che sta indispettendo non poco gli Stati Uniti, diventati più assertivi sul dossier, e soldati e mezzi emiratini (che sono, insieme agli egiziani, i sostenitori storici di Haftar). Dall’altra i turchi stanno aumentando, in qualità e quantità, l’appoggio alle milizie di Misurata, che difendono politicamente e militarmente Tripoli.
Il rischio escalation è evidente, e il viaggio del capo della diplomazia italiana ruoterà anche attorno al tentativo congiunto di vari Paesi europei di preparare la strada per la conferenza di Berlino. Appuntamento che sia Roma che le Nazioni Unite, che l’Ue, ritengono centrale per il cessate il fuoco e per il riavvio dei negoziati, ma che attualmente non ha una data e trova grosse difficoltà organizzative per via dell’aumento potenziale dell’intensità dei combattimenti.
La visita dell’italiano arriva in un momento importante in cui l’Italia potrebbe tornare a spingere il proprio ruolo nel dossier anche giocando di sponda con un nuovo interessamento americano, frutto della volontà di contrastare le penetrazioni russe e di un riallineamento con la Turchia.