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La muraglia cinese contro M5S di Zingaretti (con Amendola e Guerini)

Un’altra tegola casca sul Natale del governo rossogiallo. Pd e Movimento Cinque Stelle sono ai ferri corti sulla questione delle questioni di politica estera: l’implementazione della rete 5G, e il rebus che rappresenta per la sicurezza nazionale. Un anno di indagini e audizioni hanno fatto concludere questo giovedì al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) che il governo dovrebbe “considerare molto seriamente” di tenere alla larga dalla rete di ultima generazione le aziende su cui l’intelligence e il governo cinese può “fare pieno affidamento”. Cioè chiedere, ai sensi della legge sulla cybersecurity del 2017, informazioni riservate e dati sensibili a chi costruisce e gestisce la banda ultralarga.

Questa mattina un’intervista a La Stampa del ministro dello Sviluppo Economico in quota M5S Stefano Patuanelli ha creato più di un mal di pancia nei palazzi della politica. Patuanelli si è infatti lanciato in una aperta difesa di Huawei, l’azienda cinese leader nella costruzione del 5G e nella telefonia mobile nel mirino degli 007 occidentali, perché “offre le soluzioni migliori ai prezzi migliori”, e ha smentito le preoccupazioni del Copasir, aggiungendo che “non si può sventolare la bandiera del libero mercato con una mano e quella del protezionismo con l’altra”. Tradotto: nessuna esclusione delle compagnie cinesi, con buona pace dei moniti del Copasir e dell’intelligence italiana.

Lo spazio pubblicità per Huawei non è piaciuto neanche un po’ in casa dem. Tra i paletti che il Pd ha sempre piantato per distinguersi dal nuovo compagno di viaggio al governo c’è proprio la politica estera, e la rivendicazione di un approccio filo-atlantico e filo-europeo nei rapporti con la Cina. A correre ai ripari in diretta tv a Mezz’ora in più su Rai 3 ci ha pensato oggi il segretario del Pd Nicola Zingaretti. “Il Copasir ha detto una cosa molto seria, e un governo serio ha il dovere di verificare quelle preoccupazioni e mettere al primo punto la sicurezza nazionale – ha chiosato da Lucia Annunziata il presidente della regione Lazio. Poi la stilettata al pentastellato a capo del Mise, che ha invocato il libero mercato per tenere in pista le aziende del Dragone: “Non si può dire che non c’è un’alternativa, un grande Paese come l’Italia non può dire questo, c’è un tema di sovranità italiana ed europea e va garantita”.

Al Nazareno il segretario non è l’unico spazientito per la linea filo-cinese dei Cinque Stelle. Una deputata in prima linea sulla politica estera come Lia Quartapelle due giorni fa ha spiegato a Formiche.net che “Elio Vito (il relatore del rapporto Copasir, ndr) elenca una serie di cautele giuste, da tenere in considerazione”. Ma ci sarebbero anche ministri di punta dell’esecutivo pronti a costruire una linea Maginot, anzi una Muraglia cinese, sul tema dell’innovazione. Su tutti il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ha presieduto il Copasir a inizio legislatura e conosce bene il terreno, e il ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola.

In tanti nel Pd non hanno gradito l’aperta smentita di Patuanelli non sono dell’intelligence tricolore e di un autorevole comitato parlamentare bipartisan (di cui fa parte anche una deputata M5S, Federica Dieni) ma dello stesso sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Da palazzo Chigi il pentastellato era stato chiaro: il governo “non può non tenere conto” delle conclusioni di un anno di indagini del Copasir.

Insomma, grande è la confusione sotto il cielo, anche se fra le truppe dem c’è chi scommette che la battaglia per la sicurezza del 5G possa trasformarsi in una mina per la tenuta della maggioranza. La banda ultralarga, che in Italia oggi è ancora alla fase sperimentale, è il più insidioso e importante dossier del più ampio tema dell’innovazione su cui Pd e Cinque Stelle promettono di darsi filo da torcere. Lo stop del ministro della Cultura Dario Franceschini al Piano nazionale per l’Innovazione dopo che Linkiesta ha rivelato il coinvolgimento nel suo sviluppo di Davide Casaleggio, figlio del guru e fondatore dei Cinque Stelle, ha incassato il supporto unanime di tutta la squadra dem. Un segnale eloquente di un clima poco salubre fra alleati. Il sospetto che su innovazione e 5G ai cinesi possano emergere nuovi conflitti di interesse del Movimento serpeggia ormai anche fra i big del Pd. Più della prescrizione, più ancora del Mes e dell’Ilva, può essere questo il fronte decisivo per le sorti del governo.

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