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Ecco chi vince e chi perde dalla nuova diga in Etiopia

Si chiama Gerd ed è la nuova Diga del Rinascimento etiope. Pochi giorni fa a Washington gli attori protagonisti hanno fatto il punto, geopolitico ed economico, dei lavori e degli impatti ad essi connessi alla presenza di player primari come il residente della Banca Mondiale David Malpass e il segretario al tesoro statunitense Steven Mnuchin. Prossimo step, la ricerca di un accordo definitivo tra le parti entro il 15 gennaio.

NEGOZIATI

“La ripresa dei negoziati sulla diga avviene dopo mesi di stallo”, osserva un report ad hoc curato dal Centro Studi Internazionali Cesi, secondo cui i primi segnali di apertura erano arrivati a seguito dell’incontro tra il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi ed il suo omologo etiope Abiy Ahmed Ali, avvenuto lo scorso 25 ottobre a margine del meeting “Summit e Forum economico Russia-Africa” di Sochi. Il report Cesi puntualizza che “la presenza statunitense è frutto della richiesta avanzata al-Sisi, dopo che le pressioni del Cairo volte a garantire un mediatore terzo erano state finora rifiutate dall’Etiopia”.

Rilevante è lo scenario post costruzione della Diga del Rinascimento etiope, che sarà la più grande del continente, a livello politico, energetico e ambientale. Il report sottolinea che la diga è destinata ad operare sul Nilo Blu, uno dei i maggiori affluenti del Grande Nilo, con un business plan da 5 miliardi di dollari diviso tra Etiopia (3 miliardi) e aziende private (1,8): si tratta delle cinesi Voith Hydro Shanghai e China Gezhouba Group, responsabili della costruzione di turbine e generatori.

SALINI IMPREGILO

Etiopia, Egitto e Sudan sono quindi alla ricerca di un accordo per gestire la diga sia dal punto di vista materiale, che da quello politico dal momento che vi sono molteplici implicazioni sulla nuova infrastruttura che parlerà anche italiano: infatti la realizzazione, che dovrebbe esser completata entro il 2022, è stata affidata all’azienda italiana Salini Impregilo, attiva in Etiopia fin dagli anni ‘60 ed attualmente al lavoro in loco su diverse opere nel settore idroelettrico.

Il primo elemento di attrito della Gerd, che potrà produrre 16400 GWh (Gigawattora) per anno, ovvero il fabbisogno interno e alte quote di export, verterà sulla storica contesa sui diritti di sfruttamento delle acque del Nilo.

Sul punto l’Egitto avanza pretese in virtù di trattati internazionali datati 1902 e 1929 stipulati con il Sudan. In seguito un altro trattato del 1959 stabilì la suddivisione di 84 miliardi cubi di acqua annui d’acqua del fiume, assegnandone 55,5 a favore del Cairo. Ma poi una serie di vicende interne, come i riverberi della Guerra fredda, la caduta dell’Imperatore Haile Selassie e la ripresa da parte del presidente etiope Meles Zenawi nel 2010, hanno mutato quello status.

SCENARI

Un punto di svolta è datato 2010 con il Cooperation Framework Agreement (CFA), anche noto come Accordo di Entebbe, uno strumento creato al fine di superare il trattato tra Egitto e Sudan del 1959 per realizzare la gestione congiunta delle acque tramite l’utilizzo di organismi intergovernativi. È stato ratificato da Etiopia, Ruanda e Tanzania, mentre Burundi, Kenya e Uganda lo hanno solo firmato. Ad oggi la Gerd potrebbe quindi assumere le sembianze dell’icona di una nuova era per l’Etiopia come dimostra il sostegno da parte dei cittadini e della diaspora visto che servirà in prospettiva più di 70 milioni di cittadini.

QUADRO

La costruzione del più grande sistema idroelettrico africano era stata avviata nel 2011, ma l’Egitto, aveva manifestato forti perplessità sul rischio di intaccare la quota di circa 55 miliardi di metri cubi che Il Cairo rivendica sul Nilo. In secondo luogo Il Cairo aveva più volte accusato Khartoum di essersi schierata in favore di Addis Abeba. Per cui una strada di accordo potrebbe ora passare attraverso la definizione dei benefici derivanti dalla produzione energetica: ovvero come verranno distribuiti, con quale ratio attuati e in virtù di quale strategia. Sul punto si registra la decisione del presidente etiope di aprire al dialogo con l’Egitto, alla ricerca di una soluzione di compromesso.

twitter@FDepalo

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