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Enrico Mattei, un uomo libero

“Omaggio a Enrico Mattei, fondatore dell’Eni, protagonista della ricostruzione del Paese nel dopoguerra”. È l’idea che muove la Conferenza sul “Lavoro, ruolo e prospettive dell’Energia e della Chimica” che si terrà la mattina del 10 dicembre nella sala consiliare del comune di Rieti. L’evento è organizzato dall’Associazione nazionale dei Partigiani Cristiani e sarà coordinato da Stefania Santarelli che è il dirigente scolastico del Liceo scientifico “C. Jucci” nel capoluogo reatino. Nel corso dell’evento ci sarà il conferimento dei riconoscimenti per la “Promozione dei valori della Costituzione italiana” a Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, e a chi scrive.

CHI ERA MATTEI

Enrico Mattei, che morì in un misterioso incidente aereo il 27 ottobre del 1962 a Bescapè in provincia di Pavia, fu l’uomo che trasformò un vecchio ente fascista, denominato Agenzia generale italiana petroli, nella moderna Eni e la portò a competere in Italia e sui mercati internazionali. Dopo il 1943 Mattei, partigiano, e divenne uno dei capitani generali delle formazioni partigiane vicine alla Democrazia Cristiana e il rappresentante della Dc presso il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia. Fu prima commissario e, poi, nel 1948 divenne, vicepresidente dell’Agip. Nel sottosuolo del lodigiano l’Agenzia da lui presieduta trovò ricchi giacimenti di metano. Sulla base di questa scoperta energetica nel 1953 Mattei riuscì a far istituire l’Ente Nazionale Idrocarburi, di cui l’Agip sarà una delle colonne portanti. Quando venne creata l’Eni circa il 50% dei lavoratori, dieci milioni di persone, era impiegato nell’agricoltura. Non c’erano infrastrutture e le poche che erano state costruite prima della guerra erano state distrutte o bombardate. Lui diede un contributo fondamentale a cambiare questa situazione e a rendere l’Italia un Paese moderno e industrializzato. Gli accordi stretti dall’Eni con Paesi produttori e consumatori di petrolio e gas presentarono un modello innovativo di cooperazione energetica tra Stati, fondato sulla crescita comune e sul rispetto delle culture e degli stili di vita diversi. Grazie a questo approccio l’Eni riuscì a insediare il predominio delle compagnie petrolifere angloamericane, le cosiddette “Sette sorelle”, come le definì Mattei stesso.

L’ULTIMO DISCORSO

Il 27 ottobre del 1962 Enrico Mattei pronunciò il suo ultimo discorso a Gagliano Castelferrato in provincia di Enna. Sarebbe morto due ore dopo nell’incidente aereo a Bescapè. Parlò di fronte a un folto pubblico ed alle autorità siciliane. Disse ai siciliani che il petrolio trovato nelle loro terre avrebbe portato benessere, e avrebbe fatto in modo che la gente non emigrasse più; anzi sarebbero ritornati gli emigrati. Nei due anni precedenti l’Eni aveva firmato accordi con l’Iran, con l’Egitto, con il Marocco, con la Libia, con il Sudan e con la Tunisia. Mattei aveva spiegato a Tunisi il 10 giugno 1960. “Non si tratta di accordi improntati sul modello obsoleto del capitalismo coloniale del XIX secolo, ma di accordi che prevedono una compartecipazione finanziaria e una cogestione tecnica commerciale che legano, in condizioni di perfetta eguaglianza, i Paesi consumatori e i Paesi produttori di petrolio. Tutto ciò ha un duplice obiettivo: ristabilire la legge della domanda e dell’offerta e avviare iniziative di sviluppo che possano trasformare i Paesi dell’Africa e dell’Asia in soggetti, e non più in semplici oggetti, della storia in ambito economico”. Quindi, un’Italia che credeva nelle proprie possibilità di crescita grazie alla diffusione della prosperità nel Mediterraneo. Era il presupposto della politica estera garantita dal governo guidato in quella delicata fase da Aldo Moro: “Nessuno è chiamato – sosteneva il presidente del Consiglio – a scegliere tra l’essere in Europa e nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo”.

L’ITALIA CHE RIALZÒ LA TESTA

È un bene che il convegno dell’Anpc a Rieti ricordi il pensiero di un uomo libero che si è opposto fin dal secondo dopoguerra alla convinzione che nel nostro Paese non si sarebbe potuto fare niente. Enrico Mattei dimostrò che la realtà era un’altra e che l’Italia poteva alzare la testa come fece. Ora bisogna riprovarci in una logica continentale, magari passando attraverso una grande conferenza sul futuro dell’Europa. Perché tutti insieme siamo nel Mediterraneo.

 


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