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I martiri di ieri e di oggi. Santo Stefano nelle parole di Bergoglio

Santo Stefano, protomartire cristiano. Anche la figura del martire oggi è deformata da visione religiose incentrate sulla violenza. E così il martirio di Santo Stefano, ricordato da Papa Francesco all’Angelus odierno, acquista un grande valore perché il suo martirio è quello della fedeltà nella non violenza. Fedeltà alla propria fede che è radicata sulla e nella non violenza. “Stefano – ha sottolineato Francesco- era diacono, uno dei primi sette diaconi della Chiesa. Egli ci insegna ad annunciare Cristo attraverso gesti di fraternità e di carità evangelica. La sua testimonianza, culminata nel martirio, è fonte di ispirazione per il rinnovamento delle nostre comunità cristiane. Esse sono chiamate a diventare sempre più missionarie, tutte protese all’evangelizzazione, decise a raggiungere gli uomini e le donne nelle periferie esistenziali e geografiche, dove più c’è sete di speranza e di salvezza. Comunità che non seguono la logica mondana, che non mettono al centro sé stesse, la propria immagine, ma unicamente la gloria di Dio e il bene della gente, specialmente dei piccoli e dei poveri.”

Ed è questo il passaggio decisivo, fondamentale di questa allocuzione di Bergoglio. I martiri cristiani, di oggi, lui può citarli con pieno diritto perché sono reali vittime dell’intolleranza e della discriminazione, ma soprattutto perché il suo discorso non mira a usarli per mettere gli uni contro gli altri. E questo è il punto di superiorità del suo discorso cristiano rispetto a ogni identitarismo.

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