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Così la Difesa va nello Spazio. Il punto del sottosegretario Tofalo

Tra satelliti spia e intrusioni informatiche, lo Spazio sta diventando un dominio complicato. È per questo che il dicastero della Difesa ha deciso di aumentare l’impegno verso le orbite, così da proteggere infrastrutture da cui dipende ormai gran parte della sicurezza nazionale. Parola del sottosegretario Angelo Tofalo, che oggi è intervenuto alla sede romana dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) in occasione del lancio (poi sospeso) del primo satellite della seconda generazione di Cosmo-SkyMed, il sistema duale made in Italy per l’osservazione della Terra.

L’IMPEGNO PER COSMO-SKYMED

Il dicastero di palazzo Baracchini è d’altra parte tra i finanziatori, insieme all’Asi e al Miur, del programma. A tale scopo, ha ricordato Tofalo, “la Difesa ha investito tantissimo: 212 milioni nei triennio 2019-2021”. Il sistema segue la prima costellazione, completata nel 2010 con il quarto satellite. Ora, la seconda “garantirà l’osservazione della Terra tramite radar ad apertura sintetica, capace di studiare il nostro Pianeta in qualsiasi condizione atmosferica e a prescinde dall’alternanza del giorno e della notte”. Risultato del lavoro di tante eccellenze industriali e del mondo della ricerca, il programma dimostra “che quando l’Italia lavora di squadra, lavora bene”, ha rimarcato Tofalo.

VERSO UN COMANDO SPAZIALE…

Ma Cosmo-SkyMed rappresenta solo un esempio della rinnovata attenzione della Difesa al segmento spaziale. La Space Force statunitense e il Comando spaziale francese hanno palesato un trend da tenere in considerazione: la militarizzazione dello Spazio. Si aggiungono tra l’altro al crescente attivismo di Russia e Cina, con Mosca che si vuole confermare potenza spaziale e Pechino che procede spedita con un programma completo di ogni segmento, dai lanciatori all’esplorazione, fino alle armi anti-satellite (Asat), capaci di neutralizzare infrastrutture in orbita da cui dipende gran parte della nostra vita. A fronte di tale evoluzione, anche la Difesa italiana ha fatto la sua mossa, istituendo presso lo Stato maggiore della Difesa un Ufficio generale Spazio. “È il seme di quello che sarà, nei prossimi anni, il Comando spaziale della Difesa”, ha spiegato Tofalo.

…E LA PROTEZIONE CIBERNETICA

Dallo spazio alla cibernetica il passo è breve. Sono questi i due domini in cui si espande la guerra ibrida e la competizione internazionale, gli stessi in cui le Forze armate italiane possono dire la loro. Dopo anni di tagli, ha notato Tofalo, è dunque tempo “di valorizzare il dicastero”, partendo proprio dalle competenze maturate nel “dominio cibernetico e in quello spaziale”. E così, per il cyber-space, palazzo Baracchini ha scelto di istituire il Comando di operazione di reti (Cor). “Curerà tutta la parte cibernetica”, ha notato il sottosegretario, con un occhio particolare proprio agli assetti orbitanti. Il Comando considererà “i satelliti come dei nodi”, cioè dei punti da monitorare e proteggere con particolare attenzione. D’altra parte, “lo Spazio appare un ambiente sempre più popolato”, con la presenza crescente di “piccoli satelliti spia”. Insomma, “il gioco nel dominio spaziale inizia a diventare sempre più complicato”.

L’ACCESSO ALLO SPAZIO

I piani toccano per questo tanti altri aspetti, dal volo suborbitale alle piattaforme stratosferiche, fino all’esplorazione, a partire da “Samantha Cristoferetti e Luca Parmitano, due eccellenze dell’Aeronautica militare e quindi della Difesa italiana”. Inoltre, “una delle progettualità più belle – ha spiegato dall’Asi Tofalo – riguarda i caccia che possono lanciare nello Spazio micro satelliti”. Il progetto è stato avviato lo scorso anno, arrivato poi a settembre alla firma dell’accordo quadro tra Aeronautica militare e Cnr per il via allo studio di fattibilità. Si punta a realizzare un avio-lanciatore per la messa in orbita bassa di piccoli, nano e micro satelliti. Per ora, sono state raccolte 22 manifestazioni d’interesse tra enti di ricerca, università e industrie. Lo studio in corso stabilirà costi dell’impresa, peso massimo dei satelliti da portare a bordo e le dimensioni necessarie del vettore. Dovrebbe durare sei mesi, mentre il primo prototipo potrebbe decollare entro due anni, senza sviluppare un velivolo ad hoc, ma utilizzando un caccia Eurofighter. D’altra parte, ha detto concludendo il sottosegretario, “la vera sfida è poter mandare satelliti in orbita in maniera autonoma”.

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