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La Vigilia di Natale di Lorenzo Guerini in Iraq e il valore delle missioni

Chiuso il capitolo legge di Bilancio, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha scelto di passare la Vigilia di Natale con i circa 5.600 militari italiani impegnati oltre i confini nazionali, in 25 Paesi del mondo, lontani delle famiglie e dai tradizionali cenoni. È per questo in Iraq per la seconda volta nel giro di una settimana, magari anche per mandare un segnale d’attenzione per un Paese fondamentale per la stabilità della regione e alle prese, da oltre un mese, con le proteste che hanno costretto alle dimissioni il premier Adel Abdul Mahdi.

LA MISSIONE

Fino allo scorso anno, quando si decise il rientro della componente posta a difesa della diga di Mosul, il contingente in Iraq rappresentava l’impegno più corposo dell’Italia all’estero. Oggi, la missione Prima Parthica conta all’incirca 900 militari, 300 mezzi terrestri e una dozzina di velivoli. Dispiegata tra Kuwait e Iraq, rappresenta il contributo italiano alla Coalizione internazionali anti-Daesh. La scorsa settimana, Guerini ha fatto visita alle basi di Camp Dublin a Baghdad e di Camp Singara a Erbil, nel Kurdistan iracheno, con una tappa anche alla Task force Air Kuwait, impegnata in operazioni di ricognizione e sorveglianza con velivoli e aerei a pilotaggio remoto, e di attività di rifornimento in volo a favore degli assetti aerei della Coalizione. Le truppe in Iraq si occupano invece prevalentemente di addestrare le forze di sicurezza e difesa peshmerga e irachene. È in questo ambito che, a novembre, cinque militari sono rimasti coinvolti in un attacco terroristico con ordigno rudimentale a Kirkuk, nel nord del Paese.

IL MESSAGGIO DI NATALE

E proprio ai militari feriti Guerini ha rivolto il primo pensiero durante la visita della scorsa settimana, allargandolo a tutti coloro che sono impegnati all’estero: “L’ho detto a loro incontrandoli e lo ribadisco a voi: non sentitevi mai né soli né lontani”. Un messaggio che si concretizza oggi, durante la Vigilia di Natale. “Ho sentito come mio dovere essere presente in una delle missioni in cui è impegnata l’Italia, abbracciando idealmente tutti i nostri militari che sono all’estero”, ha spiegato Guerini. Tra le attività in programma c’è anche la partecipazione alla Santa messa officiata dall’ordinario militare, monsignor Santo Marcianò. “Porterò alle nostre donne e ai nostri uomini – ha rimarcato il ministro Guerini – il saluto e il ringraziamento dell’Italia, di tutte le istituzioni e dei cittadini per quanto fanno tutti i giorni, lontano dai loro affetti”.

IL VALORE DELLE MISSIONI

Messaggio simile a quello inviato giovedì scorso dal presidente Sergio Mattarella in occasione del tradizionale collegamento con i contingenti all’estero dalla base di Centocelle, a Roma, sede del Comando operativo di vertice interforze (Coi). Siete “un elemento decisivo per il prestigio del nostro Paese”, aveva detto il capo dello Stato ai diciotto teatri collegati (su 34 missioni all’estero). Gli aveva fatto eco Guerini, dettagliando quanto già scritto nelle linee programmatiche del suo dicastero in merito agli impegni fuori dai confini nazionali: “la stagione delle missioni internazionali è tutt’altro che conclusa”. D’altra parte, nelle suddette linee, il ministro notava che “il terrorismo internazionale continua a costituire una minaccia diffusa e immanente, anche in relazione al ritorno dei cosiddetti foreign fighters nei Paesi di origine e che vede l’Europa e l’Italia potenzialmente coinvolte”. È per questo che l’azione nella regione resta fondamentale, tanto più se focalizzata sul capacity building, cioè sulla costruzione delle capacità di sicurezza e difesa dei partner.

PER I NOSTRI INTERESSI

La visita di Guerini si aggiunge al viaggio di ieri del collega degli Esteri Luigi Di Maio in Libano, dove il contingente italiano nell’ambito della missione Unifil dell’Onu conta circa 1.100 militari, oltre al comando dell’intero sforzo onusiano nelle mani del generale Stefano Del Col. “I nostri soldati sono qui per assicurare a questa regione pace, stabilità e sviluppo economico”, ha detto Di Maio, arrivato in un Paese alla prese con le proteste degli ultimi mesi e con una complessa formazione di un nuovo esecutivo. Anche qui il ruolo dei militari italiani pare fondamentale. .Il Medio Oriente, ci ha spiegato ieri il generale Marco Bertolini, già comandante del Coi, “ è la fonte da cui partono le conflittualità che poi interessano il nord Africa e in Paesi a noi vicini, a partire dalla Libia”. Perciò, “esserci vuol dire poter essere protagonisti anche in altri contesti per difendere i nostri interessi e non essere semplicemente spettatori”.

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