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Perché l’Occidente non ha capito la Cina (e Xi). Parla Sangiuliano

Un’infanzia sugli allori, poi un’adolescenza nell’ombra, infine la lenta, inesorabile ascesa al potere con la p maiuscola, che non fa i conti con limiti materiali e temporali. Nella biografia del presidente-a-vita della Cina Xi Jinping raccontata dal direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, “Il nuovo Mao. Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina di oggi” (Mondadori), c’è più di una chiave di lettura per capire la nuova rotta imperiale del Dragone. Compresi i suoi lati oscuri.

il-nuovo-maoDirettore, davvero Xi Jinping è il nuovo Mao?

La sua figura ha un impatto carismatico pari se non superiore a quello di Mao. Xi detiene nelle sue mani i tre incarichi apicali del potere cinese: è al tempo stesso presidente della Repubblica popolare cinese, presidente della Commissione militare e segretario del Partito comunista cinese (Pcc). Ha un potere assolutistico, quasi monarchico. E può contare su un culto della personalità che solo Mao nel dopoguerra poteva eguagliare.

Siamo sicuri che abbia lo stesso potere del “Grande Timoniere”?

Ne ha di più. Secondo la rivista Forbes oggi Xi è più potente di Trump e Putin. Non dimentichiamo che Mao governava una nazione altamente popolata ma estremamente povera, attraversata da continue carestie. Xi ha ai suoi piedi una popolazione di 1,3 miliardi di persone, circa il 20% della popolazione globale, e una delle più grandi potenze industriali, manifatturiere e tecnologiche del pianeta.

Ecco un’altra somiglianza: anche Xi è un “presidente a vita”.

Esatto. Il Congresso del popolo ha rimosso il limite dei due mandati, di fatto nominandolo presidente a vita. Il suo pensiero è stato inserito nella Costituzione del Partito comunista cinese, un privilegio finora concesso solo a Mao e Deng.

Una vita da predestinato?

Xi è un prodotto dell’attuale establishment cinese, la cosiddetta quinta generazione di leader. Un “principe rosso”, il figlio di un alto dirigente del partito. Suo padre partecipò alla lunga marcia con Mao Tse-Tung, e arrivò a ricoprire la carica di vicepremier.

Quindi era tutto scritto?

No, anzi. Ha avuto un’infanzia di gloria e un’adolescenza di miseria. Quando ancora non era un ragazzo suo padre, come tanti dirigenti del partito all’epoca, cadde in disgrazia presso Mao. Xi fu rinchiuso in un campo di lavoro dove era costretto a dar da mangiare ai maiali. Per ben dieci volte gli venne negata l’iscrizione al partito e all’università, che allora significava diventare apolide.

Ora c’è chi lo considera un “imperatore”. Anche la Cina sta diventando un impero?

In questo momento la Cina è sulla via di ritorno a un potere imperiale. Xi è il grande protagonista di questa transizione. Ha coniato un’espressione per definirla: “sogno cinese”. Come il ventesimo è stato il secolo americano, così il ventunesimo dovrà essere quello cinese.

Ci sta riuscendo?

Direi di sì. Con una strategia alquanto subdola: insinuarsi pian piano nelle maglie delle economie occidentali.

Con la nuova Via della Seta?

È il tassello centrale di questo piano. Non si tratta di un qualsiasi progetto di interscambio commerciale ma di un disegno per fare di alcune zone del mondo, come l’Africa e l’Europa, delle immense aree di mercato per le aziende cinesi.

Magari anche dell’Italia…

Certo. Basti pensare che la Bank of People of China possiede quote importanti di società italiane come Eni, Enel, Unicredit, Mps, Generali. È evidente che molti di questi investimenti abbiano una ratio non solo economica.

Un impero che ha le sue zone d’ombra. I diritti umani, ad esempio.

In molti hanno pensato, erroneamente, che allo sviluppo economico cinese sarebbe seguito quello democratico e la nascita di una borghesia commerciale che avrebbe rivendicato diritti civili e politici. Le cose sono andate diversamente.

Taiwan e Hong Kong sono due casi eloquenti. Come andrà a finire?

Un’invasione militare non è nell’interesse strategico di Pechino. Nelle caserme di Hong Kong è stanziata una nutrita guarnizione militare cinese, ma nell’immediato non ci sarà un atto di forza. Hong Kong è una porta girevole finanziaria e bancaria che fa comodo ai dirigenti del Partito comunista.

Sangiuliano, nel libro dice che l’Occidente non ha capito fino in fondo la Cina. Troppi pregiudizi?

Non abbiamo compreso il progetto economico della Cina, che è anzitutto un progetto di espansione globale. In queste settimane Xi ha minacciato di schiacciare e ridurre in polvere chi si ribella. Se le stesse parole fossero state pronunciate da Trump o Putin tutti i giornali del mondo le avrebbero messe in prima pagina e invece sono passate inosservate, così come la persecuzione della minoranza islamica degli uiguri nello Xinjiang. Siamo stati troppo benevoli verso il potere cinese.

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