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Bettino Craxi, più odiato che antipatico. Il ricordo di Martelli

Arriva coperto da un impermeabile chiaro che si sfila prima di salire sul piccolo palco allestito dalla Feltrinelli nella galleria Sordi. L’appuntamento romano segue quello di Milano di appena un paio di giorni fa: una coppia di eventi accomunata dalla presenza di centinaia di persone, una gran parte rimasta ad ascoltare anche in piedi.

La curiosità di molte signore presenti è più rivolta all’età avanzata dell’autore de “L’antipatico” anziché sul libro posto in bella mostra. I capelli bianchi di quello che fu “il delfino” del leader socialista risaltano ancor di più sull’abito blu .”Hammamet”, “Mani pulite”, gli “Anni Ottanta”, i giorni del “Midas”: la vita di Bettino Craxi come una serie di fotogrammi che scorrono dalla fine.

Claudio Martelli guarda il pubblico intorno, si lascia inquadrare dai fotografi, incrocia le mani e, infine, parla tra Marida Lombardo Pijola e “Pigi” Battista che lo presentano. “Craxi s’era fatto tanti nemici – racconta Martelli- ma non era antipatico. Questa fama precedeva di gran lunga quella di leader politico. I precedenti si possono ritrovare già nei suoi trascorsi di consigliere comunale a Milano, quando si oppose ad una mozione di solidarietà rivolta al movimento studentesco”. Poi, l’attenzione al socialismo delle origini. “Il riformismo è tutto quello che ha creato e che dura nella sinistra – ha continuato Martelli – grazie ad un socialismo che si costruisce mattone dopo mattone, partendo dall’alfabetizzazione delle masse. Un proletariato che doveva avere coscienza dei propri diritti. Redimersi, riscattarsi, evolversi, insomma. Da qui le società di mutuo soccorso, i sindacati, il partito. Scambiarsi idee, sentirsi liberi, stare insieme. Dal riformismo al socialismo liberale che colpì Craxi: non solo la preoccupazione di redistribuire la ricchezza, ma anche di come produrla. E poi, la storia italiana che vede il Risorgimento nazionale basarsi sulle fondamenta della sinistra. Un Risorgimento, quindi, che ha origini democratiche e socialiste; non altre”.

L’Italia che nasce da impulsi mazziniani e garibaldini: un socialismo umanitario. E poi il secondo dopoguerra. Cos’è la “Grande Coalizione”? “Il quarto partito, come lo definiva Alcide De Gasperi – ha spiegato Martelli – che comprende liberali e repubblicani. Dopo quest’area si allarga negli anni Ottanta con personaggi come Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi che sostengono l’astensione della Banca d’Italia a comprare i titoli del debito pubblico. Dal 1981 gli interessi sui Bot schizzano in alto e dopo un decennio il debito pubblico raddoppia”. Infine, le liberalizzazioni. Per Martelli è da qui che è partito l’attacco finale a Craxi. “La Repubblica dei partiti – ha concluso Martelli – andava smantellata per poi fare spazio in Europa al libero scambio. Più che un’azione giudiziaria, pur imponente, è stata una violenta lotta di potere. Ha vinto il quarto partito”. Nel raccontare questa storia Claudio Martelli è come se fosse tornato vent’anni indietro. Un ventennio a difendere Craxi, prima coi capelli neri, ora bianchi, e continuare a farlo.

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