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Le grandi strade che hanno connesso le civiltà. Ritorna il saggio di Franck e Brownstone

Per comprendere la storia e la politica, il cammino dei popoli e la loro mescolanza, lo sviluppo delle culture e l’integrazione tra le religioni, il sincretismo e le divisioni, è necessario conoscere la geografia. Purtroppo, insieme con la storia, della quale è stata per secoli “gemella”, la geografia non si studia quasi più. Nelle scuole primarie e secondarie è come se fosse stata abolita. Residui di nozioni resistono più per pigrizia dei funzionari ministeriali che come difesa autentica di una disciplina fondamentale per comprendere i sommovimenti contemporanei. Gli studenti ignorano capoluoghi di province e capitali europee (non parliamo di quelle di altri continenti), fiumi e laghi, mari e catene montuose. Se si sfoglia un sommario (così si chiamava una volta) delle scuole elementari e medie si resta smarriti. La desolazione è prossima alla incredulità. Non c’è praticamente niente che rimandi ad una delle grandi discipline di ogni tempo, tranne che del nostro. E la mente va, con una buona dose di nostalgia, agli studi giovanili quando non soltanto gli elementi fondamentali della geografia venivano studiati, ma anche ciò che nei luoghi si era svolto in modo che unitamente alla storia la morfologia dei territori non restava nozionismo inutile, bensì elemento costitutivo di una branca non secondaria della cultura umanistica e della conoscenza più in generale.

saggioCapita sulla mia scrivania un libro meraviglioso e appassionante che mi riporta a considerazioni un po’ malinconiche ed un po’ liete, un libro che parla di strade e, dunque, di geografia, nella storia, nella costruzione delle civiltà ed è un vero godimento per l’intelletto e per lo spirito sfogliarlo e soffermarsi con curiosità sulle pagine che attraggano maggiormente l’interesse. È il famoso saggio – sparito da decenni dalla circolazione – di Irene M. Franck e David M. Brownstone, Fino ai confini del mondo. Le strade e la storia dell’uomo (Iduna, pp. 446, euro 24.00), che riappare quasi miracolosamente grazie all’intuizione e alla raffinatezza culturale di un raro bibliofilo che dirige una casa editrice oramai ricca di preziosità altrimenti introvabili: Luca Gallesi.

La storia e la geografia, rivisitate attraverso lo studio delle grandi strade del mondo, quelle che hanno permesso la conoscenza delle civiltà, vengono affrontate nel loro inscindibile intreccio.

E, come scrive Giancarlo Consonni nella sua essenziale e puntuale introduzione, “il risultato è un panorama straordinariamente ricco e complesso che investe l’intero arco della storia umana dalle origini fino alle soglie dell’avvento dell’automobile e del trasporto aereo”.

Una sorta di enciclopedia nella quale viene sviscerato tutto il sapere sulle vie di comunicazioni che hanno reso il mondo più “stretto”, ma non omologato i come si vorrebbe far credere oggi. Sulle strade si incontravano – e spesso si incontrano ancora – le differenze dalle quali si ricavavano suggestioni e saperi, insomma i fondamenti delle culture dei popoli.

Gli autori osservano come “la Terra sia, in sostanza, un posto unico, compatto e che le frontiere politiche spezzino solo temporaneamente l’unione tra i popoli e le aree del mondo”. Ed è innegabile. Ancor prima della storia scritta e conosciuta, gli esseri umani avevano tracciato le grandi vie di comunicazioni spinti da quell’ansia della scoperta che è propria dell’indole umana. Da allora molte grandi opere, scontrandosi con la natura ossequiata tuttavia attraverso riti religiosi e rispetto per ciò che veniva ritenuto il creato inviolabile, sono state realizzate e su di esse si è modellato il mondo come lo abbiamo conosciuto qualche millennio fa.

Nelle Memorie di Adriano , Marguerite Yourcenar fa dire all’Imperatore: “Mi era noto ogni miglio delle nostre strade, forse il più bel dono che Roma abbia fatto alla terra”. Difficile non essere d’accordo. Il dono di cui parla Adriano si identificava con il dominio sul territorio, con un sistema di scambi fruttuosi, con lo sviluppo dell’intelletto a fronte di esperienze culturali “esotiche”. E perciò le strade e vie di comunicazione, terresti e marittime, sono un bene della civiltà che oggi nessuno più immagina di dover preservare visto lo stato di degrado in cui versano nelle grandi città, come nei piccoli borghi.

E poi lungo le strade dagli incontri nascevano storie che fruttificavano. Erodoto scrisse: “Che nevichi, che piova, che ci sia il solleone o che scenda l’oscurità della notte, la rapidità e la puntualità di questi corrieri non trovano ostacoli”. Si riferiva a coloro che da un capo all’altro della terra recavano le notizie, ed i corrieri pensionati erano i più celebri nell’antichità. Senza di loro il mondo sarebbe stato più buio. E la Via Reale e la Grande Strada del deserto sono state le prime arterie a vocazione potremmo dire planetaria per congiungere i punti più lontani del mondo. Senza dimenticare la Via dell’Incenso e la Via dei pellegrini, la via Appia e la via Ignazio, la via delle Spezie e la Via della Seta, Il Passaggio a Nord Est e la Rotta di Capo Horn: soltanto alcune delle strade che i due autori prendono in considerazione, facendone la storia, raccontandoci che cosa su quelle polverose vie e auguste e sontuose strade è avvenuto nel corso dei millenni fino a costituire l’intelaiatura del mondo che è nostro grazie a chi ha percorso migliaia di chilometri per prepararci ad incontri nuovi che non sempre sono stati fruttuosi, ma spesso carichi di tragedie.

Dalle piste sahariane al Camino Real degli Incas dovremmo essere consapevoli che si è sviluppata la cultura mondiale le cui fasi sono segnate spenglerianamente dalle epoche dominate da genti capaci di imporsi o soltanto di non soccombere o più genericamente di resistere alle forze avverse. Tutto è avvenuto sulle strade, un prodotto dell’intelligenza.

Fino ai confini del mondo di Franck e Brownstone è uno di quei libri che non possono mancare in una biblioteca degna di questo nome. In esso ci si tuffa come in un fiume tumultuoso dal quale si esce soltanto quando si ha la consapevolezza di aver compiuto un viaggio nell’avventura umana attraversando spazi quasi irreali nel mezzo di un universo immenso. Chi lo leggerà amerà la geografia, non meno della storia e dell’antropologia.

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