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Intelligence, il Copasir chiama Conte. Non sarà una passeggiata. Ecco perché

Sarà una settimana di lavori a pieno regime per il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), l’organo di raccordo fra Parlamento, governo e Servizi italiani. Martedì mattina il comitato bipartisan presieduto dal leghista Raffaele Volpi ascolterà Luciano Carta, direttore dell’Aise, l’agenzia dei Servizi per l’estero. Mercoledì mattina sarà il turno del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Al centro dell’agenda la crisi libica e l’evoluzione delle tensioni in Medio Oriente. Due teatri che vedono l’Italia in prima linea. In Libia, dove Palazzo Chigi e la Farnesina stanno svolgendo un non facile ruolo di mediazione tra il presidente del governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu Fayez al Serraj e il feldmaresciallo della Cirenaica Khalifa Haftar, che hanno appena siglato il cessate-il-fuoco, senza dimenticare l’operazione Sophia a guida italiana che, come ha ricordato a Formiche.net il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Ue, può costituire una carta importante per esercitare deterrenza. In Iraq, perché l’Italia lì ha circa 900 soldati sul campo, schierati in gran parte a protezione della diga di Mosul, nella base di Baghdad e ad Erbil, nel Kurdistan iracheno. Ma c’è anche il Libano, dove mille militari italiani sono alla guida della missione Unifil e, di riflesso, danno un contributo non secondario nella gestione delle tensioni regionali fra Hezbollah e Israele.

Due appuntamenti ben lontani dalla routine protocollare. È il caso, in particolare, dell’audizione di Conte. Perché se è vero che l’intervento del premier su questioni di politica estera rientra nell’agenda ordinaria del Copasir, è vero altresì che in questo momento l’agenda diplomatica italiana è tutt’altro che ordinaria. Le audizioni rientrano in un più ampio check-up della politica estera che prevede al Senato mercoledì un’informativa del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e giovedì un question time di Conte. Il Copasir affronterà gli stessi dossier, ma dalla prospettiva che più gli compete, quella dell’intelligence.

I Servizi italiani hanno il difficile compito di preparare il terreno all’azione delle feluche, in Libia come in Iraq. In entrambi gli scenari di crisi sta svolgendo un ruolo di primo piano l’Aise. Lo stesso Carta era presente al vertice a palazzo Chigi fra Conte e Haftar. Un episodio balzato agli onori delle cronache per il forfait last minute di Serraj, cui poi si è rimediato con un faccia a faccia con il premier questo sabato. Anche di questo il Copasir chiederà a Carta e soprattutto a Conte. Si dovrà verificare se dietro l’incidente diplomatico ci sia stato un cortocircuito comunicativo fra presidenza del Consiglio e i Servizi. Un episodio già archiviato, che però ha acceso i riflettori sulla catena di comando fra palazzo Chigi e i direttori delle agenzie di intelligence.

L’obiettivo del Copasir è scattare una fotografia a 360° sulle mosse del governo e dei Servizi nell’area Mena per andare al di là delle ricostruzioni giornalistiche uscite in questi giorni. Sulla Libia, oltre a una ricognizione delle forze in campo, sarà opportuno accertare se e come altri Paesi, europei e non, abbiano fatto un lavoro di intralcio nei confronti della mediazione italiana. Resta poi da chiarire l’episodio dell’attacco hacker all’ambasciata italiana a Tripoli, che su twitter ha messo like a post propagandistici dell’Esercito di liberazione nazionale (Lna) di Haftar e ora ha messo i profili social in stand-by per indagare sull’accaduto.

Quanto all’Iraq, l’Aise potrà spiegare al Copasir quali siano le regole di ingaggio dei militari italiani sul campo. Il Parlamento iracheno ha votato una risoluzione che impegna il governo a mandare via dal Paese le truppe americane. Ma gli Stati Uniti sono in Iraq all’interno della Coalizione anti-Daesh di cui fa parte l’Italia, e non è affatto escluso che un’eventuale decisione del governo di Baghdad si estenda agli altri contingenti presenti. Sullo sfondo una panoramica degli interessi energetici italiani sia in Libia che in Iraq, e in particolare del campione dell’energia Eni che in entrambi i Paesi vanta una presenza consolidata (In Libia dal 1959, in Iraq dal 2009).

I due appuntamenti saranno esclusivamente incentrati sui dossier Libia e Iraq, ma aprono una lunga scia di audizioni del Copasir in programma per quest’anno, nell’ambito di una nuova indagine sull’esposizione del sistema Paese alle interferenze esterne. Si inizierà dai settori assicurativo e bancario, per poi passare alla Difesa, all’energia e alle altre infrastrutture strategiche (qui una panoramica).

Dopo l’indagine annuale sulla sicurezza del 5G conclusasi a dicembre con la pubblicazione di un rapporto che invita il governo a “tenere seriamente in considerazione” l’ipotesi di un’esclusione delle aziende cinesi dalla banda ultralarga, il Copasir estenderà il campo di ricerca. Questa volta non con un’indagine conoscitiva, ma con un ciclo di audizioni. Scelta non casuale: se il comitato dovesse rilevare criticità che richiedano un rapido intervento delle autorità potrà immediatamente informare il Parlamento senza dover aspettare un anno.

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