Il premier libico, Fayez Serraj, non farà tappa in Italia come previsto da Palazzo Chigi. Serraj – di rientro da Bruxelles dov’era per incontri con i vertici Ue – avrebbe dovuto vedere l’omologo italiano Giuseppe Conte, che nel frattempo oggi pomeriggio aveva già ricevuto Khalifa Haftar, il signore della guerra delle Cirenaica. È stato proprio questo faccia a faccia a far saltare l’incontro arrangiato a Roma col capo dell’esecutivo libico.
Serraj, spiegano fonti libiche, non ha gradito che Conte abbia incontrato Haftar prima di lui: viene contestato lo spazio politico e diplomatico concesso – in anticipo – al capo miliziano che dall’est sta cercando di rovesciare il Gna, il governo internazionalmente riconosciuto. E poi Serraj “aveva paura di incontrare Haftar”.
“Il tentativo italiano di mediazione è senza dubbio meritorio”, spiega Arturo Varvelli, direttore dell’ufficio di Roma dell’European council on foreign relations. “Tuttavia il risultato è a metà. L’assenza di Serraj ci conferma quanto si temeva. Lo spostamento verso Haftar dell’Italia (seguente a quello di gran parte della comunità internazionale) non ci ha fatto guadagnare posizioni col generale, ma ci ha fatto perdere la leva che avevamo con Serraj. Piuttosto paradossale che il governo delle Nazioni Unite, al cui insediamento Roma più di altri aveva contribuito tra il 2015 e il 2016, non possa più rispondere positivamente alla chiamata dell’Italia”.
Conte per venerdì ha convocato una riunione con tutte le parti politiche. In un momento così delicato sul fronte internazionale – con problematiche di ampia caratura che riguardano gli interessi italiani sulla Libia e sul Medio Oriente, soprattutto il fronte iraniano che tocca l’Iraq – il premier ha chiesto ai rappresentanti di maggioranza e opposizione di vedersi a Palazzo Chigi per discutere delle missioni internazionali in cui è coinvolta l’Italia. Un tentativo di compattare il Paese davanti agli impegni della Difesa, attualmente motore delle relazioni internazionali di Roma.
Al tavolo si discuterà anche di Libia, dicono fonti del governo, su cui il principale oppositore dell’esecutivo, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha già trovato spazi d’attacco politico. “Il premier libico bidona Conte e se ne torna a casa? Pazzesco, Conte è davvero un pericoloso incapace: per una semplice questione di protocollo, prima ancora che di politica, prima si riceve un capo di governo riconosciuto, dopo un generale. Dilettanti allo sbaraglio!”, così ha commentato l’assenza di Serraj questa sera a Roma. Pier Ferdinando Casini, presidente dell’Interparlamentare italiana, aggiunge che “il malinteso insorto oggi tra la presidenza del Consiglio italiana e quella libica è assai preoccupante e richiede un pronto intervento da parte italiana per recuperare un corretto rapporto con Serraj, che peraltro è stato da noi sostenuto in questi anni come premier indicato dalle Nazioni Unite. “Mi auguro — aggiunge in una nota — che l’opposizione italiana concorra ad un lavoro comune con il governo e, in questo senso, la convocazione dei capigruppo da parte di Conte è stata opportuna. Certo, la giornata odierna non ha contribuito a semplificare le cose”.
In Libia è in corso un’escalation da cui l’uscita sembra difficile, ma su cui, sempre oggi, un’altra riunione ha segnato un passaggio importante. Il presidente turco e quello russo – due attori che hanno recentemente aumentato il livello del coinvolgimento sul dossier, il primo dietro a Tripoli, l’altro sostenendo Haftar in modo informale – hanno avuto un faccia a faccia da cui esce una linea comune. Fermare i combattimenti entro domenica.
“È chiaro che altri attori hanno maggior leverage – aggiunge Varvelli – e giocano partite più ampie”. A questo punto, spiega l’analista del think tank europeo, servirebbe un’Europa più compatta e “con una linea di azione chiara, che presuppone una comunanza di vedute tra Italia Francia e Germania. Una possibile idea è quella del rafforzamento della missione Sophia (come proposto su queste colonne dal generale Graziano, ndr) un vero blocco delle armi che arrivano via mare e via cielo. Ma vi sarà una reale volontà di una azione europea di questo tipo?”.