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Moderati per Conte. Cosa si muove in Parlamento (con la regia di Polverini)

Una mina è stata disinnescata, per ora. Il governo non inserirà nel decreto Milleproroghe il lodo Conte Bis sulla prescrizione, e Matteo Renzi non proverà a farlo saltare. Da Palazzo Chigi viene teso un ramoscello d’ulivo a Italia Viva che fa tirare un sospiro di sollievo alla maggioranza. Più che una pace, in casa giallorossa scoppia una tregua. I renziani non presenteranno la ventilata mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Si limiteranno a un innocuo no in aula alla riforma cucita, disfatta e ricucita nelle ultime due settimane. “Un gesto di buon senso che evita forzature e spaccature. Lo apprezzo”, chiosa vittorioso Renzi su twitter.

Non ha tutti i torti a gongolare. Il braccio di ferro si è chiuso nel migliore dei modi per l’ex premier. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha preferito evitare lo strappo, a ragione. La tentazione di liberarsi una volta per tutte del pungolo del leader di Iv, che un giorno si erge a crocerossino della maggioranza e il giorno dopo recita il requiem, ha ceduto il passo a un ragionamento a freddo. Un gruppo di responsabili per sostituire i renziani e tamponare il governo non è impossibile da trovare, alla Camera e al Senato, ma non è neanche scontato. Non su un tema come la riforma della prescrizione targata Bonafede che, oltre ogni ragionevole calcolo di convenienza politica, si è confermata una linea Maginot anche per gli onorevoli meno entusiasti all’idea di un ritorno alle urne.

Il rinvio di Palazzo Chigi non lascia spazio a interpretazioni. Su una battaglia radicale come quella per spazzar via la prescrizione trovare un drappello di parlamentari pronti a soccorrere Bonafede non sarebbe stato così facile. Scampato il pericolo, il governo deve mettere le mani avanti.

Qualcosa in questi giorni si sta muovendo fra Montecitorio e Palazzo Madama. Una formazione di deputati e senatori, secondo indiscrezioni raccolte da Formiche.net, sarebbe in via di gestazione con lo scopo di costruire una gamba moderata del governo e affrancarlo dai ricatti di Italia Viva. L’idea troverebbe in Renata Polverini, ex presidente della Regione Lazio e volto di spicco di Forza Italia, ora uscita dal partito di Silvio Berlusconi e confluita nel Gruppo misto, la principale regista. La formazione, che punterebbe a una trentina di onorevoli, è ancora allo stato embrionale, e conta volontari di diversa provenienza. Fuoriusciti (e fuoriuscenti) di Fi e M5S, così come moderati ex Pd. Si mormora anche di Paolo Romani di “Cambiamo!”, la formazione di Giovanni Toti, ma l’ex capogruppo di Fi al Senato smentisce secco. La stampella si fa, il gruppo alternativo pure, ma, dice lui, è “un’operazione rivolta agli scontenti di Forza Italia”, che dunque resta nell’alveo del centrodestra.

Dal mondo azzurro arrivano timide, imbarazzate conferme. “Nulla che riguardi i nostri dintorni, e comunque nessuno avrebbe il coraggio di far passare una cosa come questa riforma della prescrizione” confida piccato un big di Forza Italia. Prende le distanze, a scanso di equivoci, Mara Carfagna, che con il suo progetto “Voce libera” era stata accostata nelle scorse settimane a un’operazione di pronto-soccorso del governo: “Escludo categoricamente alcun sostegno, diretto o indiretto, a questo governo”.

La formazione avrebbe il tacito assenso di Conte. Un endorsement formale è da escludere, perché sortirebbe l’effetto opposto a quello desiderato. Lo stesso Renzi ha chiarito senza girarci intorno che, qualora gli fosse notificata con certezza l’esistenza di una pattuglia di “responsabili”, sfilerebbe i suoi dal governo. L’intento dell’operazione invece è più sottile: un supporto esterno, caso per caso, e di certo non incondizionato. Su provvedimenti tranchant come la riforma Bonafede, è la premessa, sarà difficile contare sulla stampella bipartisan.

Allontanato lo spettro della crisi sul nodo milleproroghe, al premier non resta che scegliere se dare al governo un profilo più moderato, contenendo le spinte centrifughe del Movimento Cinque Stelle, o lasciare spazio a tutte le iniziative della maggioranza, anche quelle più pasdaran, scoprendo il fianco del governo al cannoneggiamento dei renziani. I moderati per Conte, in Parlamento, ci sono. Ora spetta al premier fare una scelta di campo, e trovarli anche fuori dall’emiciclo.

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