E se non avessimo capito, dal punto di vista ecclesiale, che l’orizzonte di Querida Amazonía è molto più riformatore di quello che si è detto? Cosa succederebbe se non contenesse solo l’apertura alla piccola, possibile deroga per ordinare prete qualche uomo sposato (i famosi viri probati), ma quella relativa alla creazione di una Chiesa di rito amazzonico facendone la battistrada di una Chiesa cattolica nella quale i laici avessero vera autorità comunitaria? Insomma, cosa succederebbe se avessimo capito male?
Il punto è importantissimo perché le possibilità sono due: o Francesco ha smentito il sinodo e quindi ha interrotto, lui che lo ha avviato, il percorso di riforma sinodale della Chiesa, o ha confermato il percorso sinodale. Per capirlo secondo alcuni è necessario stare alle parole ufficiali e proprio alle parole ufficiali di papa Francesco fa riferimento per sostenere una tesi molto interessante un nome prestigioso come Viktor Manuel Fernandez, da tanti definito per anni “il teologo del papa” e oggi arcivescovo argentino di La Plata dopo essere stato gran cancelliere della Pontifica Università Argentina.
Dunque quello che dice va letto con attenzione perché propone di cambiare, e non di poco, il senso di quel che sin qui si è detto. La sua dichiarazione, apparsa su Religion Digital, parte da una constatazione un po’ amareggiata: “Molta gente, prima di leggere ‘Querida Amazonia’, si è concentrata sul disappunto che non vi si parli di viri probati, cioè dell’ordinazione di alcuni uomini sposati. Qui non si è saputa riconoscere una preoccupazione che Francesco ha espresso varie volte: pensare a soluzioni troppo clericali davanti ai problemi della società e della Chiesa in Amazzonia. Lui ha meglio insistito nel confrontarsi con le carenze e le difficoltà dando luogo, con maggiore audacia, a una Chiesa marcatamente laicale. Alcune persone progressiste, durante il Sinodo si sono lamentate che le aspettative si concentrano sui viri probati invece che sul cammino di cui si ha bisogno in Amazzonia. Si tratta di dare maggiore autorità ai laici, e di accompagnarli perché possano prendere loro le redini della Chiesa in Amazzonia. Per questo Francesco chiede espressamente che non si confonda il sacerdozio con il potere. Francesco chiede che i laici in Amazzonia sviluppino di più le loro attribuzioni e capacità di organizzazione e gestione delle comunità. La discussione sui viri probati ha indotto alcuni a concentrarsi su questo invece di immaginare i cammini di una Chiesa marcatamente laicale”.
Siamo solo all’inizio, all’indicazione dell’orizzonte. Il ragionamento di Fernandez parte da un’idea molto interessante: è poco riformista chi risolverebbe il problema con una frasetta del papa che autorizza l’ordinazione dei preti sposati. Prima di tutto perché resterebbe in un orizzonte congiunturale, in una visione clericale, mentre il problema è cambiare l’orizzonte, dare vera autorità ecclesiale ai laici. In questa nuova Chiesa Francesco però come affronta il problema essenziale dell’eucaristia negata per l’assenza di sacerdoti? Il sinodo ha chiesto l’eccezione di poter ordinare uomini sposati. Francesco rifiuta la richiesta del documento sinodale?
Prosegue Fernandez: “Certamente, non si può neanche dire, come hanno detto alcuni, che Francesco ha chiuso le porte o ha escluso la possibilità di ordinare alcuni uomini sposati. Difatti, nell’introduzione Francesco limita gli obiettivi del suo documento scrivendo ‘Non svilupperò qui tutte le questioni abbondantemente esposte nel documento conclusivo’. Si riferisce al documento conclusivo del sinodo ed è chiaro che se il Papa non sviluppa alcuni punti non è perché li esclude ma perché non ha senso ripetere ciò che è già stato detto. Per la prima volta un’esortazione apostolica non vuole essere una interpretazione del documento conclusivo del Sinodo né una restrizione dei suoi contenuti, né un testo che lascia dietro di sé quello sinodale. È solo un accompagnamento e dice esplicitamente: Non pretendo di sostituirlo o di ripeterlo”. E aggiunge: “Tanto chiaro è che non pretende di sostituirlo che afferma di ‘presentarlo ufficialmente’ e chiede che tutti i vescovi e agenti pastorali dell’Amazzonia si impegnino nella sua applicazione. Questa è un’enorme novità sinodale che purtroppo non è stata notata”.
Il papa, sembra dirci quello che tante volte è stato definito “il suo teologo”, da tanti osservatori, è meno verticista di chi lo legge e magari lo accusa di verticismo. Dunque il testo sinodale è recepito dal Papa secondo queste parole che leggono con citazioni letterali e che colpiscono per l’autorevolezza dell’autore. Il percorso di sinodalizzazione della Chiesa dunque non sarebbe stato interrotto, ma accelerato. In effetti andandosi a rileggere l’esortazione apostolica vi è scritto proprio così al riguardo del documento sinodale: “Lo presento ufficialmente”.
Il tema del recepimento del documento sinodale evidentemente sta a cuore al teologo vescovo Fernandez, e si può dedurre che sta a cuore al Papa, altrimenti è difficile pensare che lo avrebbe scritto così. Ma continuiamo nella lettura del suo intervento.
“Al contempo mostra un’enorme apertura ai riti e alle espressioni indigene chiedendo che non le si accusi di essere pagani o idolatri e lascia spazio a un rito amazzonico. Nel sinodo si disse chiaramente che questo era il contesto adeguato per pensare alla possibilità dei viri probati”.
In effetti la sottolineatura della disattenzione nei confronti delle espressioni indigene è sorprendente perché coglie un aspetto non rilevato e che indica un’interiorizzazione della visione per cui queste spiritualità non ci interessano. Sembra invece interessare al vescovo di Roma, e Fernandez lo sottolinea. Tanto gli interessa che Fernandez ci fa notare che il testo contempla la possibilità di creare un rito amazzonico! Leggendo Fernandez si capisce che la grande novità sarebbe la creazione di una Chiesa cattolica di rito amazzonico. Questo sì sarebbe un cambiamento epocale, soprattutto per l’Amazzonia e chi la vive, ma anche per chi vi volesse ragionare sulle potenzialità della sinodalizzazione della Chiesa.