Oltre 250 casi, 7 morti e numeri che sembrano in costante crescita. Nuovi casi registrati anche fuori dal focolaio del lombardo-veneto, con positivi anche a Palermo, Firenze e persino Tenerife (si tratta di un turista italiano). Quanto è vivo il pericolo del coronavirus? Per capirne di più ne abbiamo parlato con il virologo del Gemelli Roberto Cauda
Alla luce degli ultimi eventi, qual è la situazione? Quanto è reale il pericolo, sul piano internazionale e qui in Italia?
Certamente si tratta di una situazione che merita grandissima attenzione. In Cina c’è un’epidemia, è innegabile, ma lo sviluppo del virus sta diminuendo.
In che senso?
Che dopo aver raggiunto i numeri considerevoli che tutti conosciamo, l’incremento di casi sta diminuendo. In Cina i nuovi casi segnalati sono in progressiva diminuzione e questa è senz’altro una buona notizia. Fino a pochi giorni fa erano nell’ordine delle migliaia, oggi delle centinaia. Vuol dire, come ha detto l’Oms, che stiamo andando verso una risoluzione dell’epidemia.
Quindi possiamo tirare un sospiro di sollievo?
I numeri vanno sempre presi con grande cautela e potrebbero essere soggetti a variazioni. Il fatto che ci sia stata una flessione non impedisce che ci sia un nuovo incremento, ma più si consolida il trend, più possiamo considerarlo un aspetto positivo.
Ma in Italia i causi continuano ad aumentare…
Certo, per questo l’Oms si sta concentrando non solo sulla Cina, ma su tutti i Paesi coinvolti. Al di là della Diamond Princess, che rappresenta una situazione epidemiologica sui generis, si sta guardando in particolar modo alla Corea e al caso Italia, che merita ovviamente un discorso a parte sia per il numero di casi ma, dal nostro punto di vista, perché siamo italiani ovviamente.
E quindi, la situazione è preoccupante? Ci stiamo allarmando troppo o troppo poco?
La situazione ovviamente è delicata e merita la massima attenzione, ma il modo in cui viene trattata e percepita dall’opinione pubblica è distorta, per il semplice motivo che serve maggiore conoscenza e consapevolezza del fenomeno.
Ovvero?
Sapendo che si sta facendo il meglio per la salute pubblica e basandosi sui fatti scientifici e non sulle chiacchiere.
Basiamoci allora sui dati… Mortalità al 2%, è alta o bassa? Ognuno dice la sua…
La letalità al 2% non è bassa, ma è molto difficile in questa fase dare numeri certi. Riteniamo, del resto, io così come altre voci autorevoli, che la percentuale possa scendere ulteriormente, poiché la maggior parte dei casi asintomatici o non diagnosticati non sono computati. E questo vale non solo per l’Italia, ma anche per la Cina.
E per l’Italia?
Per l’Italia è ancora più difficile, perché questo tipo di calcoli può essere effettuato solo su un numero sufficientemente ampio di casi, e per l’Italia non è così.
Quindi, cosa diciamo agli italiani?
Innanzitutto che in Italia non c’è un’epidemia. Ed è una cosa da dire non per rassicurare le persone in maniera banale ma perché ci sono costrutti scientifici a dimostrarlo. È vero che qualcosa è sfuggito e questo ha generato i due focolai, ma per circoscriverli si sta facendo tutto il possibile.
Quindi non si doveva fare di più, o almeno farlo prima?
Le misure che sono state prese sono importanti e imponenti. Sono stati chiusi l’accesso e l’uscita dalle zone rosse e viene fatto capillarmente il tampone nasale, così da fermare per tempo qualunque fonte di contagio. E lo dimostra il fatto che il contagio non è diffuso nel resto d’Italia, per il momento.
Però c’è una bergamasca positiva a Palermo e un medico a Tenerife…
Che, faccio un esempio, quando siamo davanti a un caminetto è inevitabile che qualche scintilla esca fuori. E finché si tratta solo di qualche scintilla non dobbiamo preoccuparci. Ovviamente, sta al buon senso delle persone in questo caso, agire nella maniera corretta. La donna a Palermo, ad esempio, ha avvisato prontamente i medici, e questo ha dato modo di metterla in profilassi., aiutando i medici ed evitando ulteriori contagi.
Quindi è stato fatto tutto il possibile?
Partiamo dal presupposto che le persone sono fallibili, ancor più quando bisogna gestire situazioni emergenziali improvvise come questa. L’Italia sta dimostrando ancora una volta di avere uno dei sistemi sanitari migliori al mondo. È vero, ci sono i centralini intasati, ma solo ieri in Lombardia sono state fatte 300mila chiamate al numero verde. Il nemico da affrontare è sfuggente e sfuggevole, e questo può creare qualche problema, ma sono sicura che se continueremo su questa strada, basandoci solo su elementi scientifici, l’allarme rientrerà e i focolai resteranno circoscritti.