Adesso è lecito chiedersi: come leggerà il Colle questo doppio affondo contro Conte? Un’intesa evidentemente non solo in chiave di timing elettorale, ma anche strategica e di azioni, quella che Matteo Renzi e Matteo Salvini hanno dimostrato nella doppia diretta Facebook contro il governo e il premier. La parola crisi è pronunciata con insistenza, mescolandosi fisiologicamente al dossier giustizia, inteso non solo come caso-prescrizione ma anche con quello Gregoretti che vede l’ex ministro dell’Interno protagonista.
Nel mezzo le fibrillazioni della maggioranza che, al netto del doppio attacco, è attesa da una serie di temi che necessitano di essere affrontati come Alitalia, Ilva, decrescita.
L’ULTIMATUM DI RENZI
“Se Conte vuole aprire la crisi, lo faccia, Iv chiede di aprire cantieri”. Matteo Renzi, che blocca la presenza di Iv in Cdm, non usa giri di parole per materializzare il proprio j’accuse al premier. E cerca ancora la metafora calcistica (tanto cara anche a Silvio Berlusconi) per sferzarlo: “Noi non siamo opposizione ma non saremo mai quelli che per uno sgabello rinunciano a un principio. Presidente la palla tocca a te”. Quando puntualizza che “noi non abbiamo aperto la crisi, non facciamo polemiche. Tu puoi cambiare maggioranza, presidente del Consiglio. Se noi siamo opposizione, voi non avete la maggioranza. Non puoi dire che siamo opposizione maleducata: se vuoi cambiare maggioranza fallo, ti daremo una mano”, traccia un solco difficilmente ricomponibile.
Certo, la giustizia resta il nodo principale: “La discussione è tutta sulla giustizia perché è il terreno sul quale il populismo trova più facile possibilità di entrare. Da questo punto di vista dico senza polemica al presidente del consiglio: non si può dire che garantismo e giustizialismo siano la stessa cosa. È un’assurdità. È come se qualcuno dicesse che democrazia e dittatura sono la stessa cosa. I populisti seguono i sondaggi day by day ma se uno segue una battaglia lo fa anche quando non conviene. Questa non è una battaglia che porta consenso elettorale, ma dignità. E alla dignità non si rinuncia”.
L’ALTRO MATTEO
“Conte sta insultando Renzi, Renzi sta insultando Bonafede, Zingaretti sta insultando Renzi e Di Maio è scomparso. È un governo litigioso e inconcludente, prima va a casa e meglio è”. Il numero uno della Lega gioca con le parole per “affiancare” Renzi nelle bordate anti-Conte. E in occasione del suo ‘Giro d’Italia’ al Lingotto di Torino accusa Conte di essere un “premier senza onore e dignità, è finito”. Al premier “non dico niente. A Conte Antonio, da milanista, gli faccio i complimenti per il derby vinto. Conte Giuseppe mi ha deluso dal punto di vista umano e personale più che dal punto di vista politico, puoi perdere politicamente ma quando perdi il senso dell’onore e della dignità sei finito”.
Salvini dopo il risultato in Emilia Romagna pensa alle regionali di Puglia e Campania, ad un nuovo viaggio in Usa (che tenti di colmare il gap “d’oltreoceano” che c’è con Giorgia Meloni), ma soprattutto fa mostra di avere un solo obiettivo nel mirino: il presidente del Consiglio.
QUI CHIGI
Il premier dal canto suo replica: “Son tutte cose che da un partito di opposizione che volesse fare una opposizione aggressiva e maleducata si possono anche accettare, ma chiedo agli italiani: da un partito di maggioranza si possono accettare? Credo che Iv debba darci un chiarimento, ma non a me, a tutti gli italiani. I ricatti non sono accettati da nessuno. Per lavorare il clima non può essere questo”.
Uno spaccato che segue a ruota la traccia lasciata sul terreno dai protagonisti qualche giorno fa, quando era circolata con insistenza la suggestione di un accordo proprio tra l’ex premier e l’ex ministro dell’interno sugli scenari futuri del governo. Esecutivo che, sullo sfondo, ha da gestire la matassa targata M5s. La revisione del numero dei parlamentari produrrà un vantaggio economico esiguo e la figura di Renzi resta comunque in auge in caso di nuove consultazioni per una eventuale crisi. Il punto di domanda è se il Colle sarà pronto al terzo governo in due anni.
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