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Il governo continui, ma riprendiamoci la piazza. Parla Francesco D’Uva (M5S)

Il principio è semplice, il Movimento 5 Stelle viene dalla piazza e, ora, il tentativo è quello di riprendersela. Questo è il senso della manifestazione del 15 febbraio a Roma contro i vitalizi, questo il senso della “battaglia” del referendum sul taglio dei parlamentari che il 29 marzo riporterà i cittadini alle urne. Lo crede Francesco D’Uva, deputato “portavoce” del Movimento 5 Stelle, già capogruppo durante la maggioranza gialloverde, ora questore della Camera e tra gli uomini più vicini a Luigi Di Maio in una conversazione con Formiche.net.

Sullo sfondo, però, restano le tensioni interne alla maggioranza. Secondo indiscrezioni riportate dal Giornale, Renzi potrebbe, d’accordo con Salvini, scegliere di cercare il voto dopo il referendum sul taglio dei parlamentari a fine marzo, mettendo fine all’esecutivo giallorosso. Se il leader di Italia Viva faccia sul serio non è dato sapere, ma certo questa possibilità non distende gli animi nella maggioranza alle prese con il tema prescrizione.

D’Uva, lei sarà in piazza il 15 febbraio?

Assolutamente sì. La piazza è uno dei luoghi principali per la democrazia. È sacrosanto riunirsi, pacificamente, contro ingiustizie come il ripristino dei vitalizi. Da una parte alcuni vecchi partiti arroccati sui privilegi, dall’altra i cittadini che si battono per l’equità e la giustizia sociale. Questo contrasto metterà i dinosauri della politica in minoranza di fronte al popolo e ai suoi diritti. Siamo nati in piazza e ci torneremo tutte le volte che ci sarà da difendere una conquista di tutti. Come il taglio dei parlamentari: il 29 marzo ci aspetta un’altra battaglia, siamo pronti a sostenere anche quella. Riprendiamoci la piazza.

Come risponde a chi, dall’opposizione, sottolinea che state manifestando contro il vostro stesso governo?

Non è una manifestazione contro il governo, parola di uno che ha contribuito alla sua formazione. Ci mobilitiamo perché troviamo ingiusta la composizione dell’organo che deciderà sui vitalizi al Senato. Anzi, che sembra aver già deciso. No, quindi, al ripristino dell’ancien régime e ai rigurgiti della prima repubblica. Sì al confronto pubblico con le persone: per noi è fondamentale.

Le opposizioni pensino alle loro piazze, insomma…

Qualcuno ha la memoria corta. Forse dimentica che siamo in un momento in cui c’è chi scende in piazza, probabilmente per la prima volta nella storia del nostro Paese, non contro il governo ma contro le opposizioni. Nel centrodestra si concentrino piuttosto sulle loro contraddizioni. Sono spaccati anche su quello che gli riesce meglio: le poltrone, lo vediamo in Puglia. Salvini che gioca la partita senza passare palla ha fallito, Berlusconi torna a essere la faccia del centrodestra al Sud e Meloni vuole scalzare il segretario leghista dalla leadership della loro (finta) coalizione. Sono, loro sì, l’uno contro l’altro armati.

A proposito di governo, è stato raggiunto un accordo di massima con Pd e LeU sulla riforma Bonafede, siete soddisfatti?

Personalmente sarò soddisfatto quando non ci saranno più ‘vittime della prescrizione’. Ricordo che la riforma Bonafede è già in vigore. E non si torna indietro, specialmente in nome di un garantismo di facciata e di toni spot che servono solo a fare audience. Quella la lasciamo a Sanremo.

Sulla prescrizione Italia Viva da giorni promette battaglia. Non ci sono margini di dialogo possibili?

Legittimo avere un progetto politico da promuovere, per carità. Ma non a carico di un governo al cui interno dialogo e confronto sono le parole d’ordine. Fossi in loro non mi isolerei in questo modo.

Mettendo un momento da parte le tensioni di governo, nel Movimento si preparano gli Stati Generali, un momento di riorganizzazione interna. Sarà il punto di svolta per il Movimento?

La riorganizzazione del MoVimento è già iniziata e proseguita. Anzi, faccio notare la serietà con cui Luigi Di Maio ha affrontato la questione: si è dimesso da capo politico quando i vari team di facilitatori si erano già formati. Non ha lasciato nulla in sospeso e ha passato il testimone a Vito Crimi, che si sta dimostrando all’altezza della situazione. Adesso pensiamo a un’altra bella pagina di democrazia interna e affrontiamo gli Stati generali con maturità. Sul tavolo mi aspetto temi. Anche politici, ovviamente, ma temi.

Si è parlato della possibilità di un politburo o di un ufficio politico ad affiancare l’eventuale Capo Politico. Cosa ne pensa?

Per me discutere sulle denominazioni in questa fase ha poco senso. Badiamo alla sostanza: contano le persone. Ricompattiamoci e poi la forma verrà fuori in maniera naturale. A mio avviso, in ogni caso, una figura unitaria di riferimento è importante. Lo ha dimostrato Luigi, che è stato un capo politico impeccabile e amato dalla base.

Lei è stato a lungo capogruppo alla Camera, ha sondato e vissuto gli umori del suo gruppo e ha dialogato con gli eletti 5 Stelle. Come sono ora gli umori? Sono vere le voci di chi parla di una possibile scissione?

Se si riferisce a chi è andato via o si lamenta di regole che fanno parte del nostro Dna, addirittura sottoscritte al momento della candidatura, forse nel MoVimento non doveva entrarci proprio. Allora ammetta l’errore, chieda scusa e si dimetta. Chi invece lavora a testa bassa e trova le soluzioni, più che i problemi, incarnerà sempre lo spirito del vero MoVimento 5 Stelle. E sarà con noi in piazza il 15 febbraio.


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