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Renzi sbaglia. No alla equidistanza tecnologica tra Cina e Usa

Matteo Renzi in Senato è stato l’ unico a collegare l’Intelligenza Artificiale (e le connesse innovazioni tecnologiche e industriali) al futuro dell’Europa nel
mondo.

Renzi ha aggiunto che senza una politica coordinata l’Ue – tantomeno l’ Italia – ha un futuro rispetto ai suoi due grandi competitors, Stati Uniti e Cina. Gran parte della nostra classe politica- come dimostra l’ inedito disinteresse per le posizioni del Copasir sul 5G- tende a porsi in una sorta di neutra equidistanza tra Washington e Pechino, definiti appunto erroneamente competitor tecnologici e commerciali dei paesi europei. Non è così.

Come ha già intuito Vladimir Putin, la gara tecnologica e in particolare la AI è decisiva per definire gli equilibri di potere nel mondo. Non parliamo solo di
quote di mercato o risultati tecnico-scientifici, ma di politica internazionale tout court. E su questo piano l’equidistanza è radicalmente miope. La caduta del Muro non ha eliminato la fondamentale distinzione tra mondo libero e regimi illiberali.

L’Europa non può né deve essere tecnologicamente neutrale. Le società digitali in cui stiamo vivendo possono essere società aperte o società chiuse (dominate
come in Cina dalla sorveglianza tecnologica di massa di tutti i cittadini attraverso il “Social Credit System”.)

Il governo italiano e l’Ue hanno il dovere di difendere i valori fondamentali dello Stato di diritto e delle libertà, frutto delle rivoluzioni inglese, francese e americana.

Questo è possibile soltanto rilanciando la cooperazione euro-atlantica e i rapporti con le altre democrazie del mondo. Se Pd, IV e M5S non seguiranno questa strategia ci troveremo al paradosso: rimarrà soltanto Giorgia Meloni a tessere i rapporti transatlantici con gli Stati Uniti.

La rivoluzione tecnologica corre veloce e non è pensabile che i partiti che compongono questa litigiosa maggioranza parlamentare aspettino i risultati delle elezioni americane per rilanciare con una strategia lungimirante e pragmatica le relazioni bilaterali con Washington Dc.

Un primo, forte segnale per riallacciare il legame con l’alleato statunitense potrebbe venire dal fronte del 5G, sul quale il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha lanciato un allarme eloquente che, purtroppo, è stato finora ampiamente ignorato dal Parlamento italiano e dall’esecutivo. Non è motivo di grande orgoglio per un Paese sfiduciare così il suo stesso comitato parlamentare preposto alla sicurezza nazionale.

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