Non capita tutti i giorni di poter ascoltare in un dibattito l’opinione di due ex presidenti del Senato, di un ex presidente della Camera e di un esponente politico che ha ricoperto più volte il ruolo di ministro. È quello che è accaduto martedì scorso al Centro Studi Americani in occasione della presentazione del libro dal titolo “La chiave del secolo. Interpretazioni del Novecento“, scritto da Corrado Ocone ed edito da Rubbettino.
Il filosofo liberale – editorialista di Formiche.net (qui la sua ultima analisi) – ha avuto il merito di volere al suo fianco alcune delle principali figure della Seconda Repubblica nella maggior parte dei casi ascrivibili pure a famiglie politiche molto diverse dalla sua. Ovvero, per cominciare, Fausto Bertinotti e Anna Finocchiaro, accomunati dall’appartenenza al Pci ma poi divisi da un percorso che ha condotto il primo a dare vita a Rifondazione comunista e la seconda ad aderire prima al Pds, poi ai Ds e infine al Pd. E ancora Franco Marini – un democristiano doc come ha rivendicato lui stesso nel corso del dibattito – passato dalla segreteria della Cisl a quella del Ppi e arrivato infine allo scranno più alto di Palazzo Madama e persino a sfiorare l’elezione al Colle nel 2013. Liberale al pari di Ocone è invece Carlo Scognamiglio, economista prestato alla politica che nel corso degli anni ’90 è stato presidente del Senato durante gli anni del primo governo guidato da Silvio Berlusconi e poi parlamentare di Forza Italia prima e dell’Udr di Francesco Cossiga dopo, nonché ministro della Difesa nell’esecutivo di Massimo D’Alema.
Quattro punti di vista d’eccezione per analizzare e raccontare ciò che è successo a cavallo tra il XX e il XXI secolo, a livello nazionale e internazionale, tra capitalismo rampante, globalizzazione e nuovo assetto geopolitico mondiale. Tre fattori che hanno contribuito a scompaginare pesantemente il quadro, come ha ricordato in apertura il direttore dell’Espresso Marco Damilano (qui una sua recente conversazione con Formiche.net) che nell’occasione ha vestito i panni del moderatore. Inevitabilmente sul banco degli imputati c’è finita la politica che, a detta in sostanza di tutti i relatori, si è dimostrata incapace di capire il nuovo ordine mondiale e di governarlo. Appunto la chiave evocata da Ocone, che le classi dirigenti non solo italiane non sono state in grado di individuare.
Dal 1989 – da quando è crollato il Muro di Berlino (qui il commento di Paolo Cirino Pomicino e qui quello di Achille Occhetto) – tutto ha iniziato a trasformarsi a una velocità inimmaginabile senza che la politica riuscisse a rimanere al passo con i tempi e a gestire quel radicale cambio di fase.”È una crisi di impotenza, le classi dirigenti non hanno energie per far altro che galleggiare”, ha commentato da questo punto di vista Bertinotti. E Finocchiaro gli ha fatto eco: “Non sono state in grado di rispondere adeguatamente alla scomposizione del quadro”. Anche nel mondo del lavoro, come ha osservato Marini. Ma tutto questo che tipo conseguenze causerà a livello internazionale? In che modo impatterà sugli equilibri tra potenze globali? “A rischiare non è la potenza americana ma l’ordine liberale ha prevalso dopo la Seconda guerra mondiale“, ha spiegato Scognamiglio per il quale di fronte alla crisi delle classi dirigenti il vero pericolo è che venga messo a rischio l’obiettivo dell’ex presidente Usa Woodrow Wilson – enunciato nei famosi quattordici punti resi noti dopo la fine della Prima Guerra Mondiale – di fare del mondo “a fit and safe place to live in”. Siamo riusciti a renderlo tale e speriamo che possa continuare a esserlo.