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Idlib, Merkel e Macron ci provano, ma la partita è tra Russia, Turchia e Siria

Nella serata di ieri, la cancelliere tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, Emmanuel Macron, hanno avuto un colloquio telefonico con il russo Vladimir Putin, a cui hanno chiesto di fermare i combattimenti a Idlib. Nell’ultima provincia della Siria rimasta in mano alle opposizioni si sta consumando una tragedia umanitaria – per altro chiusa quasi completamente al racconto dei media. Ci sono già oltre 900mila sfollati, ammassati in condizioni (anche climatiche) pessime al confine turco. Davanti le barriere che Ankara ha eretto lo scorso anno per frenare l’immigrazione, a sud pressati dalla campagna con cui il regime intende riconquistare “ogni centimetro” del Paese, con l’aiuto dei russi (senza quello Bashar el Assad avrebbe già perso la guerra come minimo cinque anni fa).

La situazione è delicatissima, e la Russia è chiamata a gestire la partita anche sul piano diplomatico — oltre che militare. La telefonata dei leader europei arriva a pochi giorni di distanza da un monito simile uscito da Washington, che ne ha ripetuta un’altra di fine dicembre. Prese di posizioni secche che tendono a responsabilizzare Mosca in mezzo a una fase in cui dall’Europa, sponda Parigi, si apre una stagione in cui si vorrebbe recuperare il dialogo con la Russia – reso complicato anche dalle attività nel Donbas, dalle dinamiche ambigue giocate in Libia o dalle ultime informazioni in merito a nuove interferenze alle presidenziali in corso diffuse dall’intelligence americana.

Per Putin il momento siriano è delicato. Ieri il ministero della Difesa russo è stato costretto a prendersi la responsabilità – scusandosi – per un attacco aereo che ha ucciso due militari regolari turchi nei dintorni di Idlib. Le forze speciali di Ankara stanno aiutando i miliziani sponsorizzati a riconquistare terreno in alcuni avamposti strategici lungo le due arterie autostradali che tagliano la provincia. I governativi siriani si sentono protetti e sicuri con la Russia alle spalle e cercano di spingere sull’acceleratore. Ieri Ankara ha accusato Damasco dell’attacco, il secondo del genere nel giro di due settimane, e ha reagito (di nuovo). Mosca s’è presa la colpa per evitare che a qualcuno degli altri due slittasse la frizione e si passasse a un livello più diretto di scontro.

Macron e Merkel si sono resi disponibili a facilitare un incontro tra Putin e il turco Recep Tayyp Erdogan, che tuttavia sono in comunicazione costante anche attraverso canali di livello inferiore e operativi in Siria e oggi avranno un contatto telefonico. Il problema è che Erdogan non intende perdere la partita di Idlib perché ne teme i contraccolpi in termini di immigrazione, e dunque sul piano politico. Il regime siriano vuole spingere il più possibile, invece. E la Russia è in mezzo, con interessi piantati sia con Ankara che Damasco. Una situazione in cui gli europei possono limitarsi a alzare la voce con uscite di condanna, ma poco di più: l‘affare è sospetto tra Putin ed Erdogan, che dimostrano di non aver bisogno della mediazione europea per parlarsi.

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