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10.03.2000/20 … Il ventennio della Legge sulla Parità in tempi di Coronavirus

Ho pensato molto a lungo questi ultimi due mesi alla ricorrenza del ventennio della L. 62/2000, la legge sulla parità.

Avevo progettato una nota differente, in calendario tanti convegni, momenti nei quali fare il punto della situazione, ma anche rilanciare il percorso di consapevolezza che abbiamo fatto al capitolo parità. Quante aspettative congelate per un momento, perché bisogna riorganizzare i pensieri e i progetti dietro agli eventi che ci capitano. Quasi mai scegliamo gli accadimenti ma possiamo scegliere come gestirli.

Allora eccoci a parlare di parità in tempi di coronavirus.

  1. Lungo questi 20 anni abbiamo maturato una certezza che rappresenta un punto di non ritorno: è il diritto dei genitori ad esercitare la propria responsabilità educativa che chiede e giustifica il pluralismo e non ci fa arrendere ad una logica ideologica del monopolio educativo. Non c’è spazio per un sistema scolastico statalista in un paese democratico che si fonda sulla libertà, l’unica capace di muovere le responsabilità.

  2. Da qui abbiamo tracciato le coordinate giuridiche, sociali, politiche sino alla soluzione che, mentre ancora sembra “dichiarata sotto voce” dai favorevoli nella logica di non urtare i contrari quasi ad elemosinare un loro consenso, si erge alta sopra i compromessi e gli accordi di carboneria. Forse il coronavirus con tutta la sua silente prepotenza ci ha restituito la verità della realtà. I problemi si analizzano con la conoscenza dei ricercatori e si rivolvono con la lucidità dei tecnici che sanno restare in piedi fra chi tira la giacchetta a destra e a sinistra.

Quindi, forse, il ventennio della legge sulla parità che ricorre in tempi di coronavirus ci ridimensiona un po’ tutti quanti, in quel delirio di onnipotenza di voler estrarre magicamente la soluzione dal cilindro.

In tempi di coronavirus tutte le fragilità del sistema scolastico italiano hanno una risonanza maggiore. Ci sono le scuole che vivono in realtà di eccellenza, ha dichiarato il 03.03.2020 a Porta a Porta la ministra Azzolina, e che quindi possono garantire la continuità delle lezioni con collegamenti da remoto e poi ci sono le scuole in difficoltà…. Quasi fosse una sorpresa. Eravamo ancora in una fase di emergenza che interessava la Lombardia e Il Veneto. Dopo pochi giorni il Presidente del Consiglio avrebbe annunciato la sospensione delle lezioni in tutta Italia. E allora le fragilità del sistema scolastico italiano sono evidenti. E’ ovvio che le scuole isolate e situate in realtà difficili della periferia del Sud miracolosamente non si inventano a tempi record l’eccellenza e-learning … E’ lapalissiano che le fragilità, quando si è in tempo di crisi, colpiscano maggiormente le fasce più deboli e il capitolo scuola non fa eccezione.

Ma per arrivare a questo punto abbiamo certamente perso 20 anni di buone occasioni…

Scrivo al ventennio della legge sulla parità con una consapevolezza nuova che mi ha dato proprio l’emergenza di questi giorni… quante occasioni abbiamo perso per timore, per tenere buoni tutti (prima o poi tutti vengono buoni…meglio non rompere!), per carrierismo, per il desiderio di restare in certe poltrone, perché non va mai bene spaccare, meglio mediare… E intanto chi ha pagato il prezzo salatissimo? I più fragili. I genitori poveri, gli alunni che provengono da famiglie svantaggiate economicamente, le scuole paritarie nate per i poveri che hanno dovuto sentirsi chiamare prima diplomifici poi scuole dei ricchi poi scellerate perché chiudono in mancanza di docenti abilitati (impediti dallo Stato a regolarizzarsi…) e abbandonano la frontiera dell’educazione.

Il coronavirus, che è altamente democratico e apparentemente colpisce tutti allo stesso modo, in realtà acuisce questo classismo. Allora in questi giorni abbiamo le famiglie che legittimamente chiedono lo sconto della retta, la scuola che sostiene a ragione che le spese le ha comunque sostenute, i docenti che temono per lo stipendio mentre devono a loro volta pagare la baby sitter: ecco la catena dell’ingiustizia che porta ancora una volta a spostare il peso sugli altri.

Rimarrà l’ultimo anello della catena con il cerino in mano e si brucerà.

Ma questa non può essere la soluzione, mentre ci giungono le note ministeriali che si rivolgono quasi esclusivamente alla scuola statale, come se la scuola paritaria non esistesse. Eppure parliamo di 12mila scuole, 900mila allievi, 1.800.000,00 genitori che devono gestire i figli a casa, i nonni chiamati in soccorso, i 100mila dipendenti … considerati tutti come se non esistessero. “Questi se la caveranno, arrangiandosi fra di loro”.

Gravissimo se chi ha autorità decisionale ignorasse gli attori di un comparto di queste dimensioni, facendo leva sul loro senso di responsabilità. Se negli anni le paritarie si sono indebitate per garantire un pluralismo e i genitori si sono privati di molto per pagare la retta oltre alle tasse, questi continueranno certamente a farlo perché gli idealisti non mollano… Illazioni del tipo: “E intanto un pensiero in meno per noi” sarebbero nella linea di una perfettamente illogica scelta della sussidiarietà al contrario… “Se poi proprio non ce la faranno e chiuderanno, pazienza: tanto, con la denatalità riusciamo ad assorbirli nelle scuole statali e al massimo, se nel territorio non è presente la scuola, la costruiremo a spese dei cittadini, rileveremo l’edificio o faremo lezione a distanza… poco conta che i soldi siano spesi male, purché sia salva l’ideologia statalista” sarebbe un altro retropensiero, legittimo perché siamo in democrazia, ma distruttivo per la scuola italiana, dal punto di vista giuridico, economico e sociale.

Occorre essere davvero chiari, perché nel limbo del vago, il prezzo lo pagano i più fragili e il coronavirus lo dimostra. Ad una famiglia che ha pagato le tasse, e deve pagare la seconda volta con la retta, ora la terza con la baby sitter e la perdita del lavoro, è giusto rimborsarle la retta? E la scuola paritaria, già indebitata per anni di retta che non copriva i costi, e che ora ha il dovere morale di pagare il personale e le tasse, che cosa farà? Qualcuno ha già decretato che le paritarie non ne usciranno vive dalla crisi del coronavirus. O meglio, sopravvivranno quelle dalla retta over 8mila … il coronavirus sembra accelerare il processo del monopolio.

Ma vale anche la pena non arrendersi (clicca qui). Ricevo tante telefonate in questi giorni ed io stessa devo ritrovare il coraggio e la determinazione di combattere. Le scuole paritarie sono nate e sono animate da un profondissimo senso di responsabilità che serve la Nazione (“che cosa posso fare io di bene per l’Italia” è il loro motto) e saranno proprio le ragioni di fondazione a salvarle, non per se stesse, ma perché chi sa di esistere per qualcun altro affronta ed esce a testa alta dalle difficoltà.

Ecco quindi una certezza: in questi 20 anni abbiamo capito che la scuola paritaria esiste per garantire nella Nazione una parola di pluralismo e per le stesse ragioni oggi resiste e vince.

E’ quanto mai chiaro che, se l’Italia vorrà essere un Paese civile dovrà garantire il diritto alla libertà di scelta educativa delle famiglie.

Quindi, a vent’anni dalla legge sulla parità, è incontrovertibile che non c’è libertà educativa senza libertà economica. E questa implica spendere meglio attraverso i costi standard, da assegnare alle famiglie tutte attraverso i voucher, la dote scuola, il convenzionamento.

Fuori da questo percorso che si chiama “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa” la scuola pubblica italiana tutta – statale e paritaria – può solo continuare a stare in rianimazione … Ma le famiglie italiane devono sapere che la scuola paritaria che non taglia in due la società, che ha rette sotto i 5.500 euro, è finita.

In questo spirito condivido con voi dei passaggi importanti che abbiamo compiuto.

A vent’anni dalla Legge 62/2000 possiamo certamente dire che i termini della questione sono chiari e non c’è più spazio per alcuna vile strumentalizzazione. Questi anni sono stati necessari per far maturare, in ciascuno di noi, attraverso processi graduali, “consapevolezza” e “conoscenza”.

Negli ultimi 10 anni è stata individuata la soluzione, rispetto alla grave discriminazione economica, nei costi standard di sostenibilità per allievo che rendono effettivo il diritto a) di apprendere dello studente, b) di scelta educativa dei genitori, c) di insegnamento dei docenti.

L’assist finale era coinvolgere tutti gli schieramenti, di maggioranza e di opposizione, con una richiesta unanime: si rivedano le linee di finanziamento di tutta la Scuola Italiana (statale e paritaria) attraverso i costi standard di sostenibilità per allievo.

Allo scopo invito a leggere:

  1. i risultati del convegno Libera Scuola in Libero Stato (del 13-02-2020), un evento che ha registrato una trasversalità senza precedenti (clicca qui)
  2. la Nota di sintesi dei lavori (clicca qui).

Fondamentale l’aiuto generoso e libero dell’USMI e della CISM che sono scesi in campo sin dal 14/11/2019, insieme alle associazioni tutte, e hanno dato un contributo importante a questa trasversalità (Clicca qui per leggere la nota congiunta USMI e CISM).

E infine condivido un regalo simpatico. Un video (clicca qui) che celebra il ventennale della Legge sulla parità e rilancia …. Davvero manca un ultimo miglio (clicca qui): coraggio!



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