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L’Italia si prepari, nel 2020 il Pil cadrà del 6%. L’analisi (amara) di Confindustria

Nessuno finora aveva mai ufficializzato una simile cifra: -6%. Tanto costerà all’Italia, in termini di Pil, l’ecatombe del coronavirus, circa 120 miliardi di ricchezza nazionale polverizzata dalla pandemia. Il calcoli li ha fatti questa mattina il Centro studi di Confindustria, dopo che nei giorni scorsi il presidente degli Industriali, Vincenzo Boccia aveva paventato un crollo di tale portata.

UN PREZZO TROPPO ALTO

Ora però è tutto nero su bianco. E così nel 2020 il Prodotto interno lordo subirà un crollo del 6% portando l’Italia in profonda recessione. Cumulando poi la contrazione del primo e secondo trimestre, il crollo stimato è del 10%. A memoria d’uomo, almeno nella storia repubblicana, non si ricorda un dato simile. Le imprese hanno paura che la situzione superi il punto di non ritorno e per questo sono in pressing su Palazzo Chigi affinché si prenda subito in considerazione una riapertura graduale delle aziende: prima si ricomincia a produrre, più facile sarà limare il catastrofico dato del 2020.

FAMIGLIE BLOCCATE

Tornando alle cifre di Confindustria, il netto calo del Pil, superiore a quello del 2009, era del tutto inatteso ad inizio anno. E comunque, la ripartenza nel secondo semestre sarà comunque frenata dalla debolezza della domanda di beni e servizi, al punto che i consumi delle famiglie, nella prima metà del 2020, risentiranno delle conseguenze dell’impossibilità di fare acquisti fuori casa, ad esclusione di prodotti alimentari e farmaceutici. Il totale della spesa privata crollerà del 6,8%, favorendo la discesa dell’inflazione, attesa in calo allo 0,2% nel 2020. Sul fronte del lavoro l’impatto delle misure di contenimento sarà pesante. Il tasso di disoccupazione risalirà quest’anno all’11,2% dal 9,9% del 2019. Nel 2021, tornerà invece a scendere attestandosi al 9,6%.

ITALIA COLPITA AL CUORE

Confindustria parla apertamente di “economia italiana colpita al cuore: bisogna agire immediatamente, con interventi massivi in una misura che oggi nessuno conosce, sia su scala nazionale che europea. Le istituzioni Ue sono all’ultima chiamata per dimostrare di essere all’altezza. Solo mettendo in sicurezza i cittadini e le imprese la recessione attuale potrà non tramutarsi in una depressione economica prolungata”.

LE COLPE DEL GOVERNO (E DELL’EUROPA)

Quando si chiedono interventi massivi, ovviamente non si può non parlare dell’Europa, rea in questi giorni, di aver negato l’utilizzo dei corona bond, ovvero l’emissione di debito europeo con cui finanziare la ricostruzione. Le istituzioni europee “sono all’ultima chiamata per dimostrare di essere all’altezza della situazione. Le prime azioni messe in campo vanno accompagnate da un cruciale passo in più: l’introduzione di titoli di debito europei, fin troppo rimandata”.

In Europa, “dopo i consueti balbettamenti assai gravi in questa situazione, in queste settimane sono state già prese decisioni importanti. I massicci interventi della Bce, che hanno fermato per ora l’impennata dello spread sovrano per l’Italia, la sospensione di alcune clausole del Patto di Stabilità e Crescita, per la finanza pubblica; le misure temporanee sugli aiuti di Stato”.

Anche il governo italiano ha le sue responsabilità, come quella di aver prodotto un provvedimento lodevole nelle intenzioni ma di scarsa potenza di fuoco. “Il Cura Italia rappresenta un primo passo per la tutela del sistema economico e sociale, ma la dimensione degli interventi è largamente insufficiente, anche tenendo conto delle risorse messe in campo da altri paesi europei e non. Occorre mettere in campo risorse molto più ingenti per rafforzare massicciamente la diga a difesa della nostra economia”, ha attaccato Confindustria.

L’ASSE CON PATUANELLI

A margine della presentazione del rapporto, Boccia ha poi espresso soddisfazione per l’annuncio del ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, di voler consentire prestiti trentennali alle imprese, garantiti dallo Stato, fino al 90%. Lo schema, ad oggi solo ipotetico, potrebbe essere quello di finanziamenti erogati dalla Cdp dietro garanzia del Tesoro. “Apprezziamo le dichiarazioni del ministro Patuanelli che vanno nella direzione da noi auspicata: assicurare a tutte imprese – piccole, medie e grandi – la liquidità necessaria a breve, da ripagare in 30 anni, per garantire la tenuta dei fondamentali economici del Paese in modo da prepararsi alla riapertura e al riassorbimento dei livelli occupazionali”

BANKITALIA PRONTA A TUTTO

In mattinata era stato il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, a dire la sua sulla situzione, assicurando il pieno coinvolgimento di Via Nazionale nel superamento della crisi. “Siamo pronti a esplorare tutte le opzioni per aiutare l’economia ad affrontare l’emergenza coronavirus. Nell’ambito del nostro mandato siamo disposti ad aumentare il volume degli acquisti (di titoli pubblici, ndr), a modificarne la composizione e a esplorare tutte le possibili opzioni per sostenere l’economia in questa fase di acuta difficoltà”.

“Si è anche deciso”, ha spiegato Visco, “nella relazione all’assemblea dei partecipanti al capitale di Bankitalia, “di considerare la possibilità di rivedere i limiti che ci eravamo imposti in passato nello svolgimento di queste operazioni, nella misura necessaria a rendere gli interventi proporzionati ai rischi da affrontare. Non si tollereranno impedimenti tali da compromettere l’efficace trasmissione della politica monetaria”. Come a dire, nessuno scrupolo nell’acquistare titoli di Stato per dare liquidità al sistema.

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