Il farmaco per l’artrite reumatoide prodotto da Roche che sembra dare buoni risultati per il trattamento della polmonite da Covid-19, noto con il nome di tocilizumab, sarà fornito gratuitamente a tutte le Regioni che ne faranno richiesta fino alla fine dell’emergenza. Sebbene non sia indicato per la cura del nuovo coronavirus, è stato utilizzato in Cina su qualche decina di pazienti e, date le risposte positive, sarà somministrato anche in Italia. Conversazione con Anna Maria Porrini, direttore medico di Roche Italia.
Come si scopre che un farmaco per l’artrite reumatoide funziona per la polmonite da Covid-19?
Fondamentalmente l’impulso è arrivato dopo che il 3 marzo la commissione sanitaria nazionale cinese ha rilasciato delle linee guida per il trattamento della polmonite in pazienti con Covid-19. Nelle linee guida vi è riferimento all’immunoterapia, e all’uso del tocilizumab in particolare, in pazienti con lesioni polmonari estese e pazienti gravi con elevati livelli di interleuchina 6. Di fatto, la ragione per cui è stato usato è ben riportata su un articolo di recentissima pubblicazione, dove viene dimostrato come nei malati in forma avanzata vi è quella che viene definita una tempesta citochinica, condizione per cui in una persona l’equilibrio citochinico – fondamentale per il sistema immunitario – viene perso a causa dell’eccessiva produzione di citochine.
Quindi anche nei casi gravi di Coronavirus?
Esatto. Ci tengo a sottolineare, però, che in questo caso il farmaco viene utilizzato non per la patologia per cui è indicato, quindi senza studi che dimostrino l’efficacia nel trattamento di questi pazienti.
La terapia infatti viene utilizzata off-label, è corretto?
Sì, perché è indicato per patologie della sfera reumatologica, come ad esempio l’artrite reumatoide e ulteriori. Off-label vuol dire proprio “fuori etichetta”, “fuori indicazione”, e dunque utilizzare un farmaco per una patologia che non è presente tra quelle a cui è destinato. Esiste una normativa specifica in tal senso che consente ai medici di assumersi la responsabilità, in scienza e coscienza, di utilizzare un farmaco al di fuori dalle indicazioni studiate, pur non avendo seguito l’iter autorizzativo e regolatorio che seguono solitamente i farmaci.
Come agisce il farmaco a livello tecnico?
Il farmaco, che è un farmaco biotecnologico, agisce andando a bloccare il recettore della citochina interleuchina-6, impedendole di fare i suoi effetti. Nei pazienti affetti da forme gravi di Covid-19 è stato evidenziato proprio un eccesso di interleuchina-6.
Quindi l’interleuchina-6 è una citochina negativa per il corpo umano?
È un’affermazione interessante, ma la verità è che non esistono citochine positive e negative. Esiste solo un equilibrio del sistema immunitario, dove è fondamentale che le citochine siano in quantità equilibrata. Avere determinate citochine in eccesso può causare malattie autoimmuni, averne in difetto può crearne una carenza e generare suscettibilità a malattie infettive. È quello che accade con l’artrite reumatoide, a cui il tocilizumab è destinato. E lo stesso avviene con i casi più severi del nuovo coronavirus.
Roche ha deciso di fornirlo gratuitamente agli ospedali.
Come azienda, e come casa farmaceutica in particolare, abbiamo un elevato senso di responsabilità sociale. Vogliamo essere al fianco degli italiani e delle istituzioni in questa battaglia e in questo momento particolarmente drammatico. In tutti gli anni non solo di lavoro, ma anche di vita, non ho mai visto una situazione così grave nel nostro Paese. Restare fermi in questo momento è difficile, se non impossibile.
Avete dato disponibilità ad Aifa per avviare uno studio clinico sull’efficacia e sulla sicurezza del farmaco. Come funziona in questo caso e cosa comporta?
Noi abbiamo dato nostra disponibilità, ma non abbiamo ancora informazioni in merito. Gli studi clinici più in generale sono importanti in quanto il farmaco viene dato a pazienti specifici con criteri molto precisi di inclusione ma anche di esclusione e i dati che vengono raccolti vengono analizzati per riuscire a capire se l’approccio terapeutico può essere efficace e sicuro.
Quanto costa una somministrazione di tocilizumab?
Trattandosi di un farmaco biologico, ha come tutti costi importanti.
Sappiamo che ci sono diverse realtà che stanno lavorando per trovare una cura. Voi siete fra questi?
Al momento siamo concentrati su quelle che sono le nostre aree terapeutiche di riferimento, quali oncologia, neuroscienze, malattie immunologiche e infettive e oftalmologia. Sono queste le nostre aree di ricerca e in questo momento più che in qualunque altro siamo molto concentrati affinché negli studi clinici in corso, nelle varie patologie, sia garantita ai pazienti una continuità terapeutica.
Il sostegno di Roche non si limita alla sola fornitura gratuita del farmaco, ma si sviluppa in altre direzioni. Una di queste è mettere a disposizione del sistema sanitario i vostri esperti. Che si intende?
È un volontariato di competenza. Stiamo cercando di definirne i dettagli, ma consideri che nella nostra azienda c’è personale altamente specializzato che in questo momento è bloccato a casa. Per cui abbiamo deciso di mettere a disposizione di chi sta combattendo questa battaglia, istituzioni in primis, il nostro capitale umano. Saranno le istituzioni a coordinare il tutto e a dirci di cosa e dove ne avranno bisogno in base alle loro esigenze.
Acquisto per un milione di euro di dispositivi di sicurezza individuale, come mascherine, occhiali protettivi, ma anche caschi per la ventilazione per i ricoverati in terapia intensiva. Cosa vuol dire, in termini di ricaduta pratica?
Dipende da quello che chiederanno le regioni. Ovviamente ognuna di queste ha esigenze diverse rispetto alla quantità e alla tipologia di dispositivi. Appena riceveremo indicazioni e richieste dalle regioni, provvederemo a effettuare gli ordini e a distribuire i materiali dove c’è maggiore carenza. Non sarà semplice reperire il materiale in quanto molti dispositivi risultano indisponibili. In tal caso dovremo trovare soluzioni alternative.
Tra le vostre iniziative c’è anche la campagna “Stai a casa, leggi un libro”, rivolta agli under25 di Milano e Monza e Brianza.. Cosa direbbe a quei giovani – e non solo – che stanno sottovalutando l’emergenza, violando le norme del decreto?
Tieni la distanza. È quello che dico a tutti da giorni, amici e colleghi. La distanza fra esseri umani in questo momento è fondamentale per la lotta al Covid-19. Dobbiamo seguire le indicazioni del ministero perché sono fattibili e facili da seguire. Può non essere piacevole, ma è l’unica strada per farcela. Mi piace moltissimo la campagna #iostoacasa; tra l’altro con le tecnologie che abbiamo a disposizione possiamo continuare a vederci e a sentirci senza mettere in pericolo la popolazione. E lavarsi le mani, spesso e con attenzione. È un piccolo gesto che può fare una grande differenza.