Nasce un progetto di ricerca fra l’Ospedale Spallanzani INMI (Istituto nazionale malattie infettive), in prima linea nella battaglia contro il Covid-19 sin dagli esordi del virus, e la Fondazione Toscana Life Sciences (TLS), ente no-profit attivo per supportare le attività di ricerca e favorire la nascita di imprese innovative nel campo delle scienze della vita, settore fervido e d’importanza strategica sul territorio toscano, che si è in particolar modo mobilitato a fronte dell’emergenza dovuta al diffondersi dei contagi da coronavirus SARS–CoV-2.
VIA AL VAMRES LAB
Il progetto, che trova il suo nucleo fondante nel laboratorio Vamres (Vaccines as a remedy against Anti-Microbial Resistance), composto da un gruppo di ricercatori e ricercatrici di TLS attualmente impegnati nello sviluppo di anticorpi monoclonali umani per rispondere all’infezione da SARS-CoV-2, sia per utilizzarli a scopo profilattico e/o terapeutico, sia come esca molecolare per la ricerca di antigeni per lo sviluppo di eventuali vaccini. La ricerca sarà appunto condotta in collaborazione con lo Spallanzani con cui la Fondazione ha recentemente siglato un accordo quadro biennale volto proprio allo sviluppo di anticorpi monoclonali.
REVERSE VACCINOLOGY 2.0
L’attività di ricerca si baserà sulla Reverse Vaccinology 2.0, approccio sperimentale ideato da Rino Rappuoli, uno dei maggiori esperti internazionali nel campo dei vaccini e responsabile scientifico di GSK Vaccini nonché principal investigator del progetto Vamres. Questo consiste nel reclutare pazienti convalescenti o guariti da infezioni batteriche o virali e nel prelevarne il sangue che è utilizzato per isolare le cellule B, produttrici di anticorpi monoclonali. Questi ultimi vengono poi clonati ed espressi in opportuni sistemi cellulari per essere poi testati in saggi in vitro contro le specie batteriche o virali. Gli anticorpi monoclonali isolati mediante questo processo sono poi sottoposti ad ottimizzazione molecolare.
I VANTAGGI DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI
L’utilizzo degli anticorpi monoclonali è solo una delle strade che si stanno percorrendo per affrontare l’emergenza coronavirus, ma presenta alcuni vantaggi di cui le altre soluzioni non possono godere, fra cui la biologicità del prodotto, che lo rende utilizzabile anche per profilassi e dunque per immunizzazione passiva; il possibile uso per l’identificazione di antigeni bersaglio per lo sviluppo di vaccini; i tempi di sviluppo più rapidi rispetto a vaccini o a altri farmaci antivirali; un approccio di ricerca e sviluppo molto flessibile e, infine, una maggiore tasso di semplicità di sviluppo a livello industriale poiché non necessitano di un impianto dedicato come nel caso dei vaccini, bensì di una piattaforma che può essere rapidamente adeguata alla produzione di specifici anticorpi.
IL CASO EBOLA
“Gli anticorpi monoclonali umani sono prodotti sicuri, già ampiamente impiegati in terapia tumorale e approvati da tutte le agenzie regolatorie”, ha spiegato Claudia Sala, ERC senior scientist del Vamres lab. “Recentemente – ha riferito – sono stati usati anche per malattie infettive e nel caso dell’infezione da Ebola hanno rappresentato la prima e unica soluzione per terapia e prevenzione. Inoltre, gli anticorpi monoclonali hanno tempi di sviluppo più rapidi rispetto ai vaccini o ad altri farmaci antivirali e noi riteniamo che tali tempi si riducano ulteriormente trattandosi di virus, entità biologica molto piccola e meno complessa rispetto ai batteri”.
IL CONTRIBUTO DI FABRIZIO LANDI, PRESIDENTE TLS
“Malattie emergenti come Sars, Ebola, Zika o Covid-19 sono sempre più frequenti e ci trovano sempre impreparati”, ha sottolineato invece il presidente della Fondazione Toscana Life Sciences Fabrizio Landi. “In casi come questi – ha concluso – è evidente il ruolo strategico che potrebbe ricoprire un centro dedicato alla sicurezza nazionale in grado di sviluppare, e magari anche produrre, sistemi rapidi per la prevenzione e terapia di malattie emergenti il cui impatto sulla salute e sull’economia può essere devastante. Come TLS ci stiamo adoperando proprio in questa direzione, con la speranza di poter unire a un gruppo di ricerca dedicato, come il Vamres Lab, un impianto capace di produrre lotti pilota per la prova clinica nell’uomo e un numero sufficiente di dosi per un primo intervento. Si tratta di progetti per i quali è attiva una stretta collaborazione con tutti gli attori chiave del territorio”.
IL RUOLO DELLO SPALLANZANI
“Sin dalle prime settimane dell’epidemia, lo Spallanzani è stato in prima linea nell’attività di contrasto al Covid-19″, ha commentato il direttore scientifico dell’istituto, Giuseppe Ippolito. “Il nostro laboratorio di virologia è stato tra i primi al mondo ad isolare il virus, ha sviluppato in house test diagnostici in grado di rilevare la presenza del virus ben prima che fossero disponibili test commerciali, partecipa ai trial clinici nazionali ed internazionali per la sperimentazione di protocolli di cura. L’accordo con Toscana Life Sciences costituisce in questo senso un passo ulteriore, permettendoci di unire la consolidata esperienza dell’Istituto nel campo dei virus emergenti con la capacità di Toscana Life Sciences di sviluppare anticorpi monoclonali da utilizzare anche contro infezioni virali. Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: fare ricerca traslazionale, in grado di produrre risultati utilizzabili a breve termine nell’attività di cura.”
L’IMPEGNO CONTRO L’ANTIBIOTICO-RESISTENZA
Il laboratorio Vamres è nato a fine 2018 grazie a un Erc Advanced Grant di 2,5 milioni di euro per un progetto di ricerca sull’antibiotico-resistenza (batteri Neisseria gonorrhoeae, Klebsiella pneumoniae) e, per questo motivo, ha già implementato la metodica di identificazione di anticorpi monoclonali che possono essere testati in saggi in vitro sia contro le specie batteriche sia contro quelle virali. Vamres lab ha inoltre ottenuto un importante finanziamento del Welcome Trust di oltre 4 milioni di euro per un progetto specifico sul batterio Shigella e, in seguito all’outbreak di Cvodi-19, ha aggiunto una linea di ricerca dedicata al coronavirus SARS-CoV-2 nell’ambito del Progetto C.Re.Me.P. (Centro Regionale per la Medicina di Precisione) finanziato dalla Regione Toscana.