Da settimane il nostro Paese soffre una carenza di dispositivi e attrezzature mediche di primaria importanza che la GE Healthcare, con il supporto della Fondazione Francesco Rava, ha deciso di donare alle nostre strutture sanitarie.”Siamo onorati di partecipare e contribuire, direttamente e indirettamente, ad iniziative no-profit. L’argomento è complesso, ma certamente la diagnostica per immagini gioca un ruolo chiave nel percorso del paziente affetto dal Covid-19″ ha detto Antonio Spera, amministratore delegato di GE Healthcare Italia, a Formiche.net. La casa madre, che rappresenta la società leader a livello mondiale nella fornitura di apparecchiature di imaging medicale, ha deciso di dare un contributo all’Italia per gestire la crisi generata dal nuovo coronavirus.
Quanto è importante per GE Healthcare investire sulla ricerca e sull’innovazione tecnologica per arrivare preparati in casi di emergenza come quella che stiamo vivendo?
Ricerca e innovazione sono fondamentali per lo sviluppo di nuovi prodotti. Il nostro impegno è totale. In aggiunta, bisogna poter garantire l’accesso all’innovazione e questo passa attraverso modalità di acquisizione (lato “cliente” e legislatore) e capacità produttiva per garantire offerta alla domanda. Su quest’ultimo fronte GEHC sta mettendo in campo le migliori risorse per fronteggiare la crisi Covid-19 e per aumentare la produzione di quelle tecnologie di maggior impatto nella diagnosi e cura del nuovo coronavirus.
Quali sono alcuni degli strumenti che state mettendo in campo?
In realtà tecnologia e innovazione sono declinate anche in aree meno appariscenti e meno note al largo pubblico. Tra queste c’è per esempio l’assistenza tecnica “remota”: abbiamo in campo strumenti diagnostici “intelligenti” per monitorare lo stato dei nostri sistemi anche dall’abitazione di un nostro tecnico, ovviamente nel rispetto della privacy. Inoltre, offriamo dei servizi digitali per effettuare la formazione all’uso delle nostre apparecchiature con delle piattaforme di e-learning live. Questi servizi sono tanto più utili ed efficaci durante un periodo, come questo del Covid-19, che impone restrizioni significative agli spostamenti ed agli incontri di persona.
Abbiamo avuto modo di notare come diverse aziende statunitensi, in particolare del settore farmaceutico, stiano dando il proprio contributo al nostro Paese. A cosa dobbiamo questi interventi?
Credo rappresentino la volontà delle industrie americane, e globali in generale, a dare un contributo al nostro Paese, al cui welfare contribuiscono già in larga parte.
La vostra azienda, con il supporto della Fondazione Francesca Rava, ha donato al Policlinico di Milano un ecografo per la terapia intensiva e fornirà, nel corso dei prossimi giorni, ventilatori, flussometri, videolaringometri per intubare, letti di terapia intensiva, sistemi di monitoraggio dei parametri vitali e apparecchi digitali per le radiografie. Quanto sono importanti questi dispositivi, e quanto questo tipo di supporto può aiutare il nostro Paese?
Siamo onorati di partecipare e contribuire, direttamente ed indirettamente, ad iniziative no-profit.
Sappiamo che alcuni strumenti radiodiagnostici, come la Tac, o in seconda battuta l’RX, possono essere d’aiuto nella diagnosi da coronavirus. Come funziona la loro attività in questo caso e come affiancano l’attività del tampone?
L’argomento è complesso e richiede evidenze scientifiche. Certamente la diagnostica per immagini (TAC, radiologica convenzionale ed ecografica) gioca un ruolo chiave nel percorso del paziente COVID19.