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Il nostro aiuto (dagli Usa) all’Italia. Parla Paivi Kerkola, il ceo di Pfizer Italia

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In un momento di grande difficoltà per l’Italia, con un sistema sanitario che per quanto efficace è stato messo a dura prova dall’emergenza Covid-19, sono molte le aziende del settore farmaceutico che hanno deciso di supportare il nostro Paese, in primis statunitensi, che hanno messo a disposizione farmaci, competenze e donazioni. Tra queste, spicca la Pfizer, che dalla sua sede italiana ha deciso di impegnarsi con una fornitura gratuita di farmaci per un valore di circa 2,5 milioni di euro. Ma l’aiuto della casa farmaceutica, leader nel mercato mondiale per gli investimenti nella ricerca, non si limita a questo e si sta diramando in altre direzioni. Ne abbiamo parlato con l’amministratore delegato di recentissimo insediamento Paivi Kerkola, finlandese e precedentemente cinque anni a capo di Pfizer Finlandia.

Pfizer ha deciso di supportare l’Italia con una fornitura gratuita di prodotti farmaceutici, del valore di circa 2,5 milioni di euro, che potrebbero essere utili nella prevenzione e nella gestione di alcune complicanze del coronavirus. Come è nata questa iniziativa?

Siamo un’azienda farmaceutica che si impegna da sempre per garantire che i farmaci più innovativi raggiungano i pazienti. Considerando la gravità della situazione sanitaria italiana, colpita da numerosi casi di Covid-19, abbiamo deciso di dare una mano attraverso una donazione di farmaci, uno dei fattori più a rischio in questo momento di diffusione dell’infezione. In particolare, stiamo donando antibiotici, steroidi, antifungini, dopamina e vaccini, che possono essere indicati nella prevenzione e nella gestione di gravi complicanze dovute al coronavirus. Inoltre, ci impegniamo a garantire la consegna a domicilio di farmaci essenziali nel trattamento di alcune patologie, come è già stato fatto, ad esempio, in collaborazione con un centro della Regione Lombardia, a favore dei pazienti con emofilia. La decisione della divisione italiana è in linea con ciò che l’azienda sta già facendo a livello globale, sostenendo le attività di aiuto nelle aree colpite e aiutando i governi e le istituzioni sanitarie a combattere la diffusione di questo virus.

Sappiamo che la vostra azienda è leader mondiale negli investimenti nella ricerca. Quanto è importante la ricerca in arrivo preparata per emergenze come questa?

A livello globale, Pfizer ha fatto cinque promesse che aiuteranno gli scienziati sia a sviluppare e trovare più rapidamente terapie e vaccini per proteggere l’umanità da questa crescente pandemia che a preparare l’industria a rispondere meglio a eventuali future crisi sanitarie globali. Per questa ragione la società ha creato un team dedicato dei nostri principali virologi, biologi, chimici, clinici, epidemiologi, esperti di vaccini, scienziati farmaceutici e altri esperti per concentrarsi esclusivamente sulla lotta al Covid-19. Il team sta mettendo a disposizione la loro passione, il proprio impegno e le proprie competenza per un unico obiettivo: accelerare il processo di scoperta e sviluppo che fornirà terapie e vaccini ai pazienti il più presto possibile.

Tra le attività che avete scelto di portare avanti, spicca in particolar modo la decisione di condividere non solo strumenti e conoscenze attraverso la piattaforma open source, ma anche gli asset produttivi con eventuali concorrenti, qualora arrivassero alla cura prima di voi. È una decisione importante…

Vero, ma noi crediamo che solo lavorando insieme si possano affrontare i momenti più critici. Come una delle principali società biofarmaceutiche innovative al mondo, abbiamo la responsabilità e il dovere morale di collaborare con tutti, siano essi fornitori di assistenza sanitaria, governi, comunità locali e, perché no, anche competitor, per supportare ed espandere l’accesso a servizi sanitari affidabili e convenienti in tutto il mondo.

La vostra azienda ha recentemente completato la valutazione preliminare di alcuni composti antivirali che sembrano inibire la replicazione di virus simili al Covid-19 e, con la collaborazione di una terza parte, siete impegnato nello screening, dal quale avremo risposta entro fine di marzo. Quali sono le aspettative? Potremmo riuscire ad avere una cura per il Covid-19?

Al completamento dello screening, la società potrà decidere di andare avanti o meno con la fase di sviluppo, ovviamente a seconda dei risultati ottenuti. Gli studi di tossicologia dovrebbero essere completati prima di qualsiasi sviluppo clinico, ma in caso di successo, speriamo di avere un trattamento disponibile già a partire dalla fine del 2020.



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