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Gli scaffali sono pieni ma la distribuzione… Parla Prampolini (Confcommercio)

Un Paese fermo, ma non del tutto. Molte aziende sono chiuse, altre sperimentano il lavoro agile, altre ancora devono per forza mantenere l’operatività perché attive in settori di considerati di prima necessità. Tra queste c’è la distribuzione, soprattutto alimentare, che però è tutt’altro che immune dalla crisi. Gli scaffali sono ben forniti sì, cibo e beni non mancano, ma il sistema è in sofferenza. Donatella Prampolini Manzini è imprenditrice del settore e vicepresidente nazionale di Confcommercio, la maggiore tra le associazione delle piccole e medie imprese e a Formiche.net fornisce un quadro della situazione del settore, all’indomani del maxi-decreto da 25 miliardi allestito dal governo proprio per le imprese.

“Se dovessimo parlare della distribuzione ai tempi del coronavirus le direi subito che il momento è davvero difficile e complicato, stiamo commerciando volumi anomali per il periodo, con aumenti esponenziali. In Emilia Romagna siamo alla quinta settimana di emergenza con volumi sopra la norma e questo significa essenzialmente: superlavoro presso i punti vendita ma con personale ridotto, a causa dei protocolli di sicurezza”, spiega la numero due di Confcommercio.

“La spesa è molto più abbondante del normale in tutti i negozi ed in particolare in quelli di quartiere e nei piccoli paesi ma non c’è nessun problema di approvvigionamento. Volano le consegne a domicilio i cui volumi negli ultimi giorni sono quadruplicati. L’aumento medio delle vendite nella media distribuzione e nei negozi di alimentari con picchi che vanno tra il 100 ed il 120% negli alimentari dei piccoli comuni più isolati. Il ritmo delle vendite continua ad essere altissimo, soprattutto nei punti vendita dei paesi. Non ci sono problemi di approvvigionamento delle merci, se c’è qualche ritardo è fisiologico perché magari può capitare che ci sia personale ridotto nei magazzini per turni o malattie, e quindi di conseguenza questo provoca ritardo negli arrivi delle merci sugli scaffali. Direi che tutto comunque funziona bene”.

Ma c’è il rovescio della medaglia. “Al primo sintomo di un dipendente, la persona va in quarantena e questo vale per i suoi familiari. Il che ci porta oggi a lavorare il doppio ma con la metà delle persone a disposizione. Onestamente siamo stremati, è un modo di lavorare difficile. Abbiamo già chiesto al governo la chiusura domenicale, perché un giorno di stop è necessario per far riposare il personale e rifornire gli scaffali”. Insomma, la crisi per un sistema strategico come la distribuzione è dietro l’angolo, nonostante al momento i traffico merci sia estremamente sostenuto.

“C’è però un secondo problema. E cioè che stare dietro a dei flussi così abbondanti comporta un ritardo delle consegne, visto che anche gli stessi magazzini hanno problemi di quarantena e malattia. Al momento, per quanto riguarda le imprese di distribuzione, non c’è un problema di fatturato, ma di gestione del personale e delle risorse. Probabilmente il problema lo avremo dopo, nella seconda parte dell’anno, quando sconteremo criticità di disponibilità di spesa delle famiglie. Noi dipendiamo da quello: le famiglie e le imprese che si sono fermate avranno meno liquidità tra qualche mese e noi potremmo avere dei problemi. Però è difficile fare un calcolo preciso. Ora quello che ci preoccupa l’operatività quotidiana, il discorso fatturato verrà dopo”.

Inevitabilmente le imprese italiane, distribuzione inclusa, guardano alle prossime mosse del governo. “Dalla conferenza stampa di ieri non sono emersi molti dettagli, è ovvio che la portata di questa crisi potrà essere stabilita solo a posteriori, per il momento è un bene che ci sia stata un’apertura del governo sulle risorse e sugli ammortizzatori sociali, come la Cig. 25 miliardi sono comunque un dato ma purtroppo non sono sicura che questo sia sufficiente, perché è una cifra certa dinnanzi a un periodo incerto. 25 miliardi vanno bene per tre settimane ma è ovvio che se si va oltre il mese o mese e mezzo servirà di più. Molto di più”.

 

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