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Ecco cosa farà l’americana Eli Lilly per gli ospedali italiani

Nei giorni scorsi abbiamo più volte avuto dimostrazione dell’amicizia che lega Stati Uniti e Italia, dall’ospedale da campo messo a disposizione da Samaritan’s Purse, organizzazione umanitaria evangelica statunitense, agli aiuti per il policlinico Gemelli di Roma da parte dell’organizzazione no profit Us Charitable Trust sino ai tanti messaggi di vicinanza arrivati dagli Usa, fra cui quello del segretario di Stato, Mike Pompeo.

UN MILIONE DI EURO DI INSULINA PER GLI OSPEDALI ITALIANI

A confermare la solida amicizia fra i due Paesi, la donazione da parte di Eli Lilly Italia, casa farmaceutica di proprietà statunitense fra i primi distributori di insulina al mondo, di un milione di euro di insulina prodotta in Toscana. La Fondazione Lilly ha difatti annunciato la donazione del farmaco ipoglicemizzante prodotto nel sito farmaceutico Lilly a Sesto Fiorentino per un valore pari a un milione di euro. Il composto salvavita per le persone con diabete sarà reso disponibile gratuitamente agli ospedali italiani secondo le modalità di distribuzione indicate dalle istituzioni.

LA PAROLE DI CONCETTO VASTA, DG FONDAZIONE LILLY

“Abbiamo messo a disposizione degli ospedali italiani l’insulina che facciamo a Sesto Fiorentino per tutto il mondo – ha dichiarato a Formiche.net Concetto Vasta, direttore Public affairs della multinazionale americana e direttore generale della Fondazione Lilly – e siamo in attesa che le istituzioni ci dicano dove mandarla. Vogliamo dare il nostro contributo e lo facciamo con uno dei farmaci che produciamo in grandi quantità e che, fortunatamente, non manca, perché la produzione sta andando avanti regolarmente. Produrre un farmaco come l’insulina sul nostro territorio è importante, perché ci consente di averne sempre a disposizione, anche in casi di emergenza”.

CURARE IL DIABETE PER SALVARE DAL COVID-19

Garantire un buono stato di salute delle persone con patologie pregresse è in questo momento di primaria importanza, sia perché le rende meno esposte al Covid-19, sia perché in caso di contagio diminuisce il rischio di sviluppare complicazioni che possono portare alla morte. “Uno dei fattori di complicazione – ha spiegato Vasta – sono proprio i parametri del diabete. L’insulina è sempre un farmaco salvavita e in questo caso lo è ancora di più”. “In ogni caso – ha aggiunto – poter sollevare il Servizio sanitario nazionale da questo costo in un momento così difficile è una cosa importante, consentirà di indirizzare le risorse in altri settori, come per esempio acquistare prodotti che non produciamo in Italia dall’estero”.

IL PUNTO DEL PRESIDENTE HUZUR DEVLETSAH

“Siamo chiamati in un momento di grande emergenza – spiega Huzur Devletsah, presidente della Fondazione Lilly – a mettere tutto il nostro impegno per tutelare la salute delle persone. Con questa donazione intendiamo contribuire con prodotti salvavita alla sostenibilità del Sistema sanitario nazionale italiano, un esempio di qualità per tutto il mondo”. “La collaborazione fra la sede italiana e la casa madre in questo momento è massima”, ha confermato Vasta.

L’IMPEGNO DEI DIPENDENTI

All’iniziativa della fornitura gratuita di insulina si affianca inoltre un ulteriore impegno dell’azienda: i dipendenti di Eli Lilly potranno devolvere le proprie ore di lavoro e la cifra raccolta sarà raddoppiata dalla casa farmaceutica, che consegnerà quanto raccolto alla Protezione civile. “Stiamo anche chiedendo aiuto alle altre sedi, fra cui la Fondazione Lilly America, per riuscire a farci mandare mascherine e strumentazione che qui reperiamo con difficoltà”. Del resto, è proprio in momenti come questo, in cui sia la salute dei cittadini che la nostra economia rischiano di essere messi in ginocchio dal Covid-19, che serve avere alleati che supportino il nostro sistema-Paese. E, come scrive in un tweet l’ambasciatore statunitense in Italia Lewis Eisenberg, gli “investitori Usa sono impegnati in Italia con migliaia di posti di lavoro e dando il proprio aiuto in questi tempi difficili”.

L’HUB BIOTECNOLOGICO DI SESTO FIORENTINO

Eli Lilly, fondata nel 1876 dal colonnello omonimo, da cui l’azienda prese il nome, fu uno dei primi attori a produrre medicine affidabili da somministrare necessariamente sotto prescrizione medica, un concetto del tutto nuovo in un’epoca in cui venivano commercializzati elisir e prodotti dal dubbio valore scientifico. Ad oggi, l’azienda distribuisce i propri farmaci in più di cento Paesi, possiede centri di ricerca e sviluppo dislocati in 8 nazioni e conduce ricerche cliniche in più di 55 Paesi, con quasi 40mila dipendenti di cui una parte non indifferente, pari a più di mille persone, qui in Italia. Ed è proprio nella sede di Sesto Fiorentino che è stato realizzato uno dei più innovativi stabilimenti per la produzione di farmaci da biotecnologia in Italia, destinato alla produzione di insulina da Dna ricombinante per i Paesi europei ed extraeuropei.

ELI LILLY, PRIMA INSULINA AL MONDO

Storicamente conosciuta per essere stata fra le prime case farmaceutiche a distribuire in dosi massicce il vaccino per la poliomielite, la Eli Lilly è soprattutto la prima in assoluto ad aver commercializzato, nel 1923, l’insulina e, quasi un secolo più tardi, nel 2016, il primo biosimilare per la terapia insulinica approvato e approdato anche in Europa. Tra le altre aree terapeutiche su cui si concentra, le malattie autoimmuni (come l’artrite reumatoide), l’oncologia (in particolare gastrica e polmonare), l’osteoporosi ma anche salute mentale, osteoporosi, deficit di Gh (ormone della crescita) e cefalea.

ELI LILLY CONTRO IL CORONAVIRUS

Ma la casa farmaceutica nata a Indianapolis si sta impegnando in prima linea anche nella lotta al nuovo coronavirus. In collaborazione con AbCellera, infatti, Eli Lilly Italia analizzerà gli oltre 500 anticorpi unici (il più grande gruppo di anticorpi anti-Sars-CoV-2 mai individuato) isolati da uno dei primi pazienti statunitensi ad essere guarito dal Covid-19 al fine di creare terapie su base di anticorpi monoclonali per il trattamento e la prevenzione del nuovo coronavirus. AbCellera ha difatti esaminato oltre 5 milioni di cellule immunitarie per trovare quelle che hanno prodotto gli anticorpi funzionali capaci di neutralizzare il virus nei pazienti guariti dalla malattia. “Eli Lilly, come tutte le aziende farmaceutiche sta facendo il massimo per mettere a disposizione il proprio know how di ricerca”, ha detto Concetto Vasta. “La AbCellera è un’azienda piccola ma molto sofisticata dal punto di vista della ricerca – ha aggiunto il direttore generale di Fondazione Lilly – per cui mettendo insieme le due competenze di spera di poter dare un contributo in tempi rapidi. Perché in un’emergenza come questa è il tempo a fare la differenza”.

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