Un modello di società compiutamente postmoderna, evoluta e avanzata, come quella occidentale, da cosa poteva essere messo alle corde sino allo stremo? Solo dal primordiale. E non c’è nulla di più primordiale di un virus. Un mondo preparato a tutto, tranne che a questo. Con le difese alte, ma attrezzate solo per fronteggiare minacce, per così dire, di pari livello e dignità, cioè anch’esse postmoderne, evolute, avanzate.
Poi è arrivato il primordiale Covid-19, e la risposta migliore – indicata da epidemiologi e virologi – si distingue anch’essa per la sua intrinseca primordialità: stare a casa, distanziamento sociale, strade vuote, città deserte. Sul Paese che si è fermato (negozi e fabbriche chiusi, uffici svuotati), per opporre primordiale a primordiale (con l’effetto, strettamente conseguenziale, di indebolirsi e scoprirsi sempre più vulnerabile giorno dopo giorno), si profila però il rinnovato incombere dello spettro (già aleggiante prima del Covid-19) di minacce postmoderne, evolute, avanzate. Ad iniziare da operazioni (scalate societarie, in primis) di colonizzazione, a prezzi di saldo e dalle logiche non necessariamente di tipo soltanto industriale, da parte di investitori stranieri. Non di rado, diretta espressione di Paesi europei nostri partner, o di altri, non europei, a basso tasso di democrazia e disclosure.
A rischio sono le aziende private e i settori produttivi nei quali si addensa quell’interesse strategico nazionale in cui si sostanzia il centro gravitazionale della moderna idea di democrazia economica, e, quindi, nel senso più alto dell’espressione, di sovranità. Non ne esiste e non ne può esistere un elenco immutabile, perché un settore o un’azienda privata che non vi rientra oggi ben potrebbe rientrarvi domani, a fronte a un mutato contesto.
Per questo tipo di minacce, l’antidoto (esso pure – naturalmente – postmoderno, evoluto, avanzato) c’è e si chiama Golden Power, espressione che sta come noto a indicare i poteri speciali che gli Stati si riservano per proteggere, appunto, l’interesse strategico nazionale, anche attraverso veti preventivi a scalate poco rassicuranti.
Condivisibile, da questo punto di vista, il richiamo sull’opportunità di estendere questi poteri speciali su un più ampio ambito di settori a rischio lanciato questa settimana dal Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica). Un ampliamento che, traendo spunto dalla severa lezione che ci sta impartendo l’emergenza in corso, dovrebbe ricomprendere anche i settori farmaceutico e biomedico.
Allargare il campo soggetto all’esercizio dei poteri speciali governativi tuttavia non basta. Occorre, prima che sia tardi, fare di più.
Anzitutto, è necessario completare la trama normativa di settore, potenziando l’incisività degli strumenti a disposizione del governo e adottando i decreti attuativi ancora mancanti all’appello. In secondo luogo, è essenziale rafforzare le strutture pubbliche, tutte, che debbono assistere e supportare il governo nella gestione e nell’esercizio, in concreto, dei poteri speciali.
Senza sovranità economica sarà difficile conservare una effettiva sovranità politica, e se anche la Commissione Ue si mostra apertamente consapevole che in questo momento il Golden Power “deve” essere nell’agenda politica degli Stati membri a tutela degli interessi strategici nazionali, ciò vuol dire che essi debbono dotarsi non già di “un” (qualsiasi assetto di) Golden Power, ma piuttosto “del” Golden Power all’altezza di quello che ci aspetta. E che occorre dotarsene subito.