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Meno discariche, più riciclo. Ecco il Green new deal italiano

In piena emergenza coronavirus, il governo giallorosso dà una spinta al Green new deal, concepito oltre sei mesi fa, e vara un pacchetto di norme ad hoc sull’economia circolare. Il 2030, termine dell’Agenda Onu, è vicino e dieci anni non sono poi così tanti se si vuole apportare un cambiamento strutturale alla nostra economia, rendendola più sostenibile e dunque rispettosa dell’ambiente. E così, in un Consiglio dei ministri imperniato sul virus che sta fermando il Paese, ha trovato spazio la normativa che recepisce le direttive comunitarie in materia di economia circolare. Il Green new deal, da questo momento in poi, sarà forse non solo uno slogan, ma qualcosa di più reale.

SI PARTE DALLE DISCARICHE

Le direttive recepite ieri, fanno parte del pacchetto per l’economia circolare, adottato dall’Unione europea a luglio del 2018 con l’obiettivo di portare il riciclo dei rifiuti urbani ad almeno il 55% entro il 2025, al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035. In parallelo, è prevista la diminuzione dell’uso delle discariche, che entro il 2035 dovrà essere inferiore al 10%. E proprio i siti per i rifiuti sono uno dei fulcri del provvedimento uscito ieri da Palazzo Chigi. In questo senso, il decreto introduce una nuova disciplina organica in materia di conferimento di rifiuti in discarica. “La direttiva”, si legge nel testo, “prevede la progressiva riduzione del ricorso alla discarica, fino a raggiungere l’obiettivo di un conferimento non superiore al 10% dei rifiuti urbani al 2035, nuovi e uniformi metodi di calcolo per misurare il raggiungimento degli obiettivi, nonché il divieto di collocare in discarica rifiuti provenienti da raccolta differenziata e destinati al riciclaggio o alla preparazione per il riutilizzo, o comunque (a partire dal 2030) idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo”.

Di qui, tre azioni mirate, ovvero “riformare il sistema dei criteri di ammissibilità dei rifiuti nelle discariche, adeguare al progresso tecnologico i criteri di realizzazione e di chiusura delle discariche e definire le modalità, i criteri generali e gli obiettivi progressivi, anche in coordinamento con le regioni, per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla direttiva in termini di percentuali massime di rifiuti urbani conferibili in discarica”.

A TUTTA ROTTAMAZIONE

L’altra gamba del provvedimento in chiave Green new deal, è la rottamazione di veicoli inquinanti. Qui l’obiettivo è chiaro: il parco macchine italiano è tra i più vetusti al mondo, con un’età media di 11 anni a fronte di 37 milioni di veicoli in circolazione e per questo deve essere ricambiato, attraverso l’immissione nel mercato di nuovi veicoli, meno inquinanti. Ma non solo. Nell’ambito della rottamazione, che gode di incentivi a sé stanti, occorre rendere sostenibile lo smaltimento dei pezzi. “La direttiva ha l’obiettivo di prevenire e ridurre la produzione di rifiuti da veicoli fuori uso; garantire il reimpiego e il riciclaggio ed altre forme di recupero dei veicoli e dei veicoli fuori uso; assicurare una più efficiente operatività, da un punto di vista ambientale, di tutti i soggetti economici coinvolti nel ciclo di utilizzo e di trattamento degli stessi veicoli”, premette il governo.

Il decreto predisposto dai due dicasteri “coordina le disposizioni nazionali con quelle della direttiva, con particolare riferimento allo schema di responsabilità estesa del produttore, individua forme di promozione e di semplificazione per il riutilizzo delle parti dei veicoli fuori uso utilizzabili come ricambio, rafforza l’efficacia e l’efficienza dei sistemi di tracciabilità e di contabilità dei veicoli, dei veicoli fuori uso e dei rifiuti derivanti dal trattamento degli stessi, con particolare riferimento all’obbligo della pesatura dei veicoli fuori uso nei centri di raccolta; individua misure per sviluppare o incentivare il riciclo dei rifiuti provenienti da impianti di frantumazione dotati delle migliori tecniche disponibili, finalizzando lo smaltimento o il recupero energetico ai soli rifiuti non riciclabili”.

IMBALLAGGI GREEN

Non è finita. Perché c’è un’altra costola del pacchetto, quella relativa agli imballaggi, che chiama direttamente in causa i produttori di carta da imballaggio. Il decreto mira a riformare il sistema di responsabilità estesa del produttore (Epr), che ne individua e circoscrive specificamente responsabilità, compiti e ruoli. Si semplificano così le procedure per l’istituzione di nuovi sistemi di Epr e si lascia spazio alla concorrenza tra i diversi operatori. Di qui, un’accelerazione verso imballaggi sostenibili: “Si assoggetta, inoltre, al regime di responsabilità estesa del produttore qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, tratti, venda o importi prodotti (produttore del prodotto), adottando misure volte a incoraggiare la progettazione di prodotti volta a ridurre la produzione di rifiuti e l’impatto ambientale”.

Il governo ha inoltre stabilito che i produttori corrispondano un contributo finanziario che consenta di coprire i costi della raccolta differenziata e “istituisce un Registro nazionale dei produttori per consentire il controllo del rispetto degli obblighi in materia di responsabilità estesa del produttore”. Inoltre “si rafforza il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, che conterrà anche misure relative alla prevenzione della dispersione dei rifiuti in ambiente naturale e alla riduzione dello spreco alimentare; prevede che il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e le Regioni sono tenuti ad incentivare il riciclaggio dei rifiuti organici e a dare priorità a questo rispetto ad altre modalità di gestione dei rifiuti organici”. Il testo, inoltre, introduce norme in materia di gestione dei rifiuti e degli imballaggi e di bonifica dei siti inquinati.

LO SMALTIMENTO DELLE PILE

In ultimo, c’è il corretto smaltimento delle pile. Il decreto legislativo approvato in attuazione della direttiva prevede che il governo, per mezzo dell’Ambiente, invii, ogni anno, alla Commissione europea “una relazione contenente informazioni, comprese stime circonstanziate sulle quantità, in peso, di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee) immesse sul mercato e di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) raccolti separatamente ed esportati, nonché informazioni relative alla raccolta ed al riciclaggio dei rifiuti di pile e di accumulatori elaborate dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)”.



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