Soldi in mano ai cittadini come fatto da Donald Trump e a Honk Kong. Lo dice a Formiche.net l’economista Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata che paragona la crisi economica da Covid-19 ad un organismo con un arresto cardiocircolatorio. “Se non si interviene subito con le macchine a far ripartire la circolazione sanguigna e dell’ossigeno non ci può essere salvezza”.
Assistenzialismo e niente produttività? Come giudica la risposta di Grillo al dilemma Covid-19?
Interventi di emergenza in momenti drammatici come questi sono essenziali e vanno realizzati. È come quando in un organismo c’è un arresto cardiocircolatorio. Se non si interviene subito con le macchine a far ripartire la circolazione sanguigna e dell’ossigeno non ci può essere salvezza. Reintegrare la liquidità necessaria al sistema per funzionare deve servire però a mettere in atto la nostra vera risorsa e ricchezza. Che è quella di creare valore e quindi di produrre beni e servizi, che in futuro devono essere sempre più sostenibili. Fondamentale anche questo. L’imperativo non è ritorniamo a produrre quanto prima non importa come. Il modo di produrre post coronavirus deve essere diverso per aumentare la sua resilienza a shock globali futuri. Perché dobbiamo ridurre i rischi ambientali e di salute. Per questo propongo che una parte fondamentale delle risorse pubbliche sia indirizzata a sostenere investimenti che accelerino la transizione ecologica nelle aree del Paese più colpite dalla crisi che sono anche quelle più inquinate e più a rischio di salute e che guarda caso sono quelle in infrazione ai limiti di polveri sottili che comporteranno in futuro multe salate.
Un reddito di cittadinanza a vita, però, produce un mini vantaggio immediato ma che tessuto produttivo determina in prospettiva?
Non esistono le risorse finanziarie per produrre un reddito di cittadinanza a vita per tutti. L’esperimento italiano dimostra che il reddito di cittadinanza è una rete di protezione importante contro la povertà ma la sua spinta sulla dinamica dell’economia è molto debole. Senza un Paese che lavora e produce non può funzionare. Anche i dati sulle determinanti della felicità ci dicono che la soddisfazione e la ricchezza di senso di vita delle persone dipende dalla loro generatività, ovvero dalla loro capacità di essere e di sentirsi utili al resto della società. La rete di protezione per evitare di cadere in povertà è un elemento di civiltà ma non basta per rendere una vita felice. Il vero obiettivo delle nostre società è quello di offrire a tutti spazi di generatività
L’esempio dell’Alaska Permanent Fund, ovvero un dividendo del rendimento economico di un capitale pubblico, che viene foraggiato dalle singole compagnie fossili, sarebbe applicabile in Italia? E con quali costi?
Si tratta di un caso particolare di una regione molto ricca di risorse naturali con una popolazione relativamente piccola. La ricchezza va creata prima di poter essere redistribuita. Fondamentale mettere le persone in condizioni di dare e non solo di ricevere. Perché è dare e contribuire che rende felici e non viceversa. La rete di protezione contro la povertà deve esistere ma deve anche essere il più possibile in grado di rendere le persone attive e generative e in grado di dare un contributo alla comunità
Secondo Davide Giacalone bisogna spostare ricchezza, anche a debito, verso le imprese, anche piccolissime, che puntano a mantenere il lavoro e i lavoratori. Concorda?
Bisogna evitare che imprese piccole che non possono fare fatturato per uno-due mesi (speriamo non di più) debbano chiudere per mancanza di liquidità. Iniettare liquidità è essenziale. La Bce ha aperto linee di credito alle banche a tassi negativi (-0.25 percento) dicendo che quei soldi vanno prestati alle imprese per anticipi di liquidità in questo momento difficile o per finanziare investimenti. Bisogna aggiungere a questo un bonus collegato al calo di fatturato ottenuto dalle imprese che ancora non c’è nel decreto Cura Italia. Ci sono anche iniziative a quattro mani che possiamo costruire con l’aiuto della società civile. Con le app a cui commercianti si iscrivono e cittadini del quartiere che le utilizzano per comprare in anticipo beni e servizi che utilizzeranno quando riapriranno (es. pago oggi il taglio di capelli che farò a Maggio alla riapertura del mio barbiere). I cittadini possono versare un sovrapprezzo di solidarietà. E lo stato può agevolare la transazione aggiungendo una percentuale da ripartire tra cliente e commerciante.
In quale direzione leggere le parole di Mario Draghi al FT (“La priorità non deve essere solo quella di fornire un reddito di base a coloro che perdono il lavoro. Dobbiamo innanzitutto proteggere le persone dalla perdita del lavoro”)?
L’unico modo per proteggere le persone dalla perdita del lavoro è aiutare le imprese a sopravvivere. Quindi valgono le cose dette sopra. Ad esempio anche con riaperture selettive facendo attenzione a non aumentare il rischio di contagio. Ristoranti e gelaterie possono e potrebbero continuare a funzionare con consegne a domicilio evitando la chiusura e la paralisi. Bisogna aiutare gli investimenti pubblici e privati nel paese eliminando gli ostacoli strutturali come i tempi e i costi della burocrazia e della giustizia civile. Mantenendo l’attenzione alla direzione dello sviluppo che deve essere quella della sostenibilità sociale ed ambientale
Ha proposto l’elicopter drop of money, soldi che la Banca centrale mette direttamente sul conto di cittadini e imprese. Può spiegarne il perimetro e le modalità attuative?
E’ un circuito molto più diretto ed efficace di un trasferimento di risorse attraverso il deficit e il debito (che poi la BCE tenta di rendere meno costoso per gli stati acquistando titoli sul secondario e abbassando lo spread). In questo caso la banca centrale trasferisce direttamente soldi sul conto corrente dei cittadini. Lo ha fatto Hong Kong e lo sta facendo Trump con attenzione anche alla distribuzione del reddito (trasferendo di più ai redditi più bassi). Funziona ma bisogna stare solo attenti ai potenziali effetti inflazionistici. Se riduciamo gli effetti di shock di offerta da coronavirus possiamo evitare il problema altrimenti il rischio inflazione può esistere. Sarà molto importante vedere il dato di marzo (soprattutto sui beni alimentari) a questo proposito.
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