Con quasi il novanta per cento dei voti scrutinati, il premier uscente Benjamin Netanyahu è avanti nelle proiezioni sulle elezioni generali in Israele. La coalizione con a capo il Likud, il partito di destra guidato da Netanyahu, dovrebbe riuscire a ottenere 59 seggi. Cinque in più dell’altra coalizione, capitanata da Blu e Bianco dell’ex generale Benny Gantz, tuttavia un numero non sufficiente per raggiungere la maggioranza – ne servirebbero almeno altri due.
Quella di ieri è stata la terza elezione che si è tenuta negli ultimi undici mesi: le due tornate precedenti si erano chiuse con un pareggio tecnico che non ha portato niente perché non ci sono nemmeno i presupposti per la costruzione di una larga coalizione.
Il risultato attuale era atteso dagli analisti, che prevedevano un leggero vantaggio di Netanyahu comunque insufficiente da solo a formare l’esecutivo. Per questo si pensa anche alla possibilità che la colazione vincente possa lavorare attraverso contatti personali con gli eletti, per creare una sorta di appoggio esterno o un cambio di casacca e raggiungere il numero richiesto dalla Knesset per formare la maggioranza di governo.
La Commissione elettorale dice che il conteggio definitivo sarà diffuso nel pomeriggio, dopo un accurato ricontrollo complessivo. È possibile però che vista l’esigua distanza escano richieste di riconteggio.
Il Likud avrebbe la maggioranza relativa dei seggi, 36, Blu e Bianco 21: numeri che più o meno corrispondono ai sondaggi e che invertirebbero il risultato delle elezioni di settembre, quando era il partito di Gantz in testa per seggi. Molto buono sarebbe il risultato di Lista Unita, che è il raggruppamento di centrosinistra che rappresenta gli arabo-israeliani: 15 seggi, un sorta di successo storico.
La situazione di stallo tecnico è dovuta anche al fatto che sia Blu e Bianco sia Israel Beitenu (il partito laico-nazionalista di Avigdor Lieberman) intendono per ora trovare un accordo con Lista Unita. E il gruppo guidato dal Likud ha fatto sapere che non intende appoggiare nessun governo che non sia guidato da Netanyahu.