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I militari russi in Italia (il gen. Kikot c’è). Armi segrete contro il coronavirus?

“Putin ha un merito: la chiarezza. Ha scelto un nome della missione che non lascia dubbio sullo spirito anche goliardico che dedica all’Italia (“From Russia with love”, ndr). Inoltre non si è prestato alla messinscena dei cubani con camice bianco e pugno chiuso e neppure alla retorica solidale della Cina. Quella di Mosca in Italia è un’operazione militare. In divisa. Senza troppi giri di parole”. Questo è il quadro che una fonte diplomatica di alto livello fornisce a Formiche.net circa l’operazione con cui la Russia vorrebbe dar sostegno all’Italia alle prese con la pandemia di SarsCoV2.

“L’invasione inizierà dal Mugello”, è invece il commento ironico di un ex alto ufficiale italiano che chi scrive ha ricevuto ieri sera con allegata una foto in cui si riprendono alcuni militari russi davanti a una cartina dell’Italia. Lo scatto è di ieri mattina, all’interno della Difesa, a Roma. Parliamo di un’immagine che è tutt’altro che riservata: al momento della stesura di questo articolo, campeggia da almeno venti ore in apertura sul sito del ministero della Difesa russo.

Quello militare è il braccio del Cremlino che sta gestendo l’aiuto umanitario inviato da Mosca all’Italia, alle prese con la diffusione del coronavirus. Sono stati mandati degli aerei cargo IL76, diversi medici dei reparti specializzati dell’esercito, unità mobili per il contenimento delle minacce batteriologiche, mezzi per la sanificazione del suolo e poi un numero imprecisato di tecnici (leggasi soldati).

Ieri il contingente russo ha tagliato per seicento chilometri la Penisola, salendo da Pratica di Mare a Bergamo, prima area operativa. A guidare l’operazione è il generale Sergey Kikot, il vice comandante del reparto di difesa chimica, radiologica, biologica dell’esercito russo. Per dare un’immagine rapida, l’esperto è uno degli ufficiali che negli anni si è occupato di scagionare il raìs siriano Bashar al Assad sull’uso delle armi chimiche contro i suoi cittadini; ricostruzioni, quelle russe, puntualmente smentite dalle agenzie internazionali, ma che hanno dato credito a una serie di ricostruzioni false e alterate sul conflitto in Siria che hanno fatto scuola nel campo della disinformatia moderna.

Sulle reali capacità e sulla reale utilità dei mezzi russi ci sono dubbi. Così come sull’obiettivo dell’operazione, come esposto per primo da Formiche.net. Un aspetto controverso su tutti: quanti sono i militari che sono arrivati dalla Russia in Italia? Il numero non è disponibile e non è ancora chiaro se a un certo punto verrà o meno comunicato. Perplessità escono anche dall’interno del governo italiano, almeno stando ai rumors: altri dubbi sull’utilità. Fin da subito su Formiche.net avevamo sottolineato come i mezzi per sanificare il suolo, ad esempio, lavorerebbero secondo una pratica che l’ISS non considera valida nella lotta a SarsCoV2.

Macchinari inutili, poco efficaci, forse utili più come pretesto per segnare una presenza. Se l’immagine dei militari russi davanti alla carta geografica italiana sembra vecchia di decenni, il piano dietro al sincero aiuto russo potrebbe essere un’applicazione moderna e sofisticata delle active measures sovietiche.

L’arrivo dei militari è stato deciso per volontà di Vladimir Putin, che avrebbe convinto il premier Giuseppe Conte durante una lunga telefonata del 21 marzo. Il presidente del Consiglio italiano è alle prese con un’emergenza senza eguali nella storia del Paese, e forse anche per questo ha accettato l’offerta (in bianco?) Chiusa la telefonata con Putin, secondo le informazioni in possesso di Formiche.net, Conte avrebbe avvisato il governo: per primo la Difesa, poi gli Esteri. Però la decisione “è arrivata a fatto compiuto”, ci dice un’altra fonte informata sulla vicenda: “Sull’aiuto immagino che Putin non abbia dato dettagli, e temo che nessuno li abbia chiesti”. Difficile pensare però che il presidente russo si sia mosso senza un piano: il sito del Cremlino per esempio ha pubblicato subito il readout della telefonata indicando l’invio di mezzi e militari, mentre Palazzo Chigi no.

Il rischio è che la Russia usi la situazione come una grossa pubblicità, “un’operazione di pubbliche relazioni”, come l’ha definita una alto funzionario di un’ambasciata straniera di Roma. Il gioco d’immagine in Italia serve a uso interno, perché Putin ha una doppia necessità collegata: da un lato cerca con azioni molto pubblicizzate di distogliere l’attenzione sull’epidemia nel suo paese, presentandosi contemporaneamente come un leader samaritano e carismatico sul piano internazionale davanti ai suoi cittadini — che il 22 aprile saranno chiamati a votare per la modifica costituzionale con cui tenerlo al potere oltre il 2024.

A livello geopolitico i vantaggi sono invece legati alla possibilità di incunearsi su un dossier articolato dove la fase emergenziale può far allentare difese e compiere leggerezze. Putin cerca spazi tra la dialettica europea e frizioni collegate. E trova campo in un Paese come l’Italia dove il dibattito è già inquinato dalla presenza cinese sugli aiuti e dalle troppe dimenticanze di amministratori e politici riguardo al sostegno offerto anche dagli Stati Uniti. In questo quadro l’Italia colpita dall’epidemia diventa un terreno di competizione tra potenze, gara in cui Mosca non vuole restare indietro. Forse soprattutto riguardo alla Cina.

“L’ultima volta che l’esercito russo mise piede nella Penisola correva l’anno 1799, alla sua testa c’era Aleksandr Suvorov, era in corso la guerra tra la Francia Napoleonica e la Seconda Coalizione e l’Italia non era ancora uno Stato unitario”, commenta Gabriele Natalizia, Assistant Professor in Relazioni internazionali alla Sapienza. Se non fosse tragicamente vero, sarebbe persino divertente. Ma non lo è.

 



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