A lanciare per primi l’allarme sono stati i vertici di Confindustria con un documento sulle Criticità nella gestione rifiuti per effetto dell’emergenza Covid-19 con il quale si portavano all’attenzione del governo le problematiche legate a questo particolare momento d’emergenza per un comparto, quale quello della gestione e del trattamento dei rifiuti, già in “grave difficoltà economica, sociale e produttiva” non debba aggiungere anche una di carattere ambientale. “Ferma restando la necessità di procedere quanto prima all’elaborazione di misure economiche ad hoc per sostenere le imprese del Paese”, scrive Confindustria, “si ritiene necessario prevedere, in via immediata, la sospensione o la proroga degli adempimenti amministrativi ambientali, la cui inosservanza comporta gravi conseguenze, dalle sanzioni pecuniarie fino alla sospensione completa dell’attività”.
Sulle stesse problematiche è intervenuta anche Utilitalia, la Federazione delle Aziende che operano nei servizi pubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica e del Gas. In una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro dell’Ambiente Sergio Costa vengono segnalate “alcune impellenti criticità con riferimento alla dotazione di dispositivi di protezione individuale ed ai blocchi alle spedizioni transfrontaliere dei rifiuti”.
Per quanto riguarda il primo problema si chiede “la possibilità di parificare le esigenze di approvvigionamento espresse dalle aziende dei servizi pubblici locali a quelle a quelle del comparto sanitario o della protezione civile”. I blocchi transfrontalieri riguardano principalmente i rifiuti da raccolta differenziata, quelli avviati a smaltimento o a recupero energetico. Queste frazioni, che in tempi normali vengono spedite all’estero per la cronica carenza di impianti nel nostro Paese, andranno a congestionare gli impianti nazionali, “impianti che saranno utilizzati anche per trattare in sicurezza la crescente quantità di rifiuti sanitari che l’epidemia sta generando”.
Per questo Utilitalia chiede al governo “un’azione che assicuri maggiore flessibilità rispetto alla utilizzazione delle capacità di trattamento e smaltimento degli impianti nazionali”. Particolarmente coinvolta in questa “emergenza nell’emergenza” la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio: il rischio è di sospendere il ritiro dei rifiuti urbani. A lanciare questo ulteriore allarme è il Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, che proprio per il ruolo che svolge a supporto dei Comuni e su tutto il territorio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero dei rifiuti di imballaggio, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e dell’Economia e al presidente dei Comuni Italiani, evidenziando “la necessità di un immediato confronto con governo e Regioni per scongiurare il pericolo della saturazione degli impianti di riciclo e recupero dei rifiuti”.
La richiesta del comparto produttivo che fa capo al Conai e ai Consorzi di filiera dei vari materiali, chiede un intervento immediato da inserire nel Decreto legge Cura Italia per il rinvio di scadenze degli adempimenti relativi a comunicazioni sui rifiuti per tutta la durata dell’emergenza sanitaria. “Con almeno quattro modifiche – spiega il presidente del Conai Giorgio Quagliuolo – puntiamo innanzitutto aumentare la capacità annua e istantanea di stoccaggio di tutti gli impianti già autorizzati alle operazioni di gestione dei rifiuti, fino a raddoppiarla. Aumentare poi anche la capacità termica, consentita dalla legge, di tutti i termocombustori esistenti. Inoltre semplificare le procedure burocratiche per l’accesso alle discariche. E infine autorizzare spazi e capacità aggiuntive per il trattamento e lo smaltimento delle frazioni non riciclabili, che in questa fase non trovano sbocco nella termovalorizzazione”.
Nel ricordare la preoccupazione anche per gli aspetti sanitari che riguardano i lavoratori degli impianti di gestione dei rifiuti, il Conai sottolinea come il blocco delle attività non strategiche stia determinando la cancellazione di molti ordini di acquisti delle cosiddette “materie prime seconde”, quelle cioè ottenute dal riciclo. Un problema che potrebbe, in tempi brevi, costringere i riciclatori a bloccare, almeno in parte, il ritiro dei rifiuti raccolti in maniera differenziata dai cittadini.