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I soldati russi salveranno Bergamo (un po’ di rispetto, no?). Con il disinfettante…

Oggi sulla Rossiya24, canale all news governativo russo, Yaroslav Makeev, uno dei militari russi arrivati per sostenere l’Italia nella lotta all’epidemia di SarsCov2, raccontava che lui e i suoi commilitoni a Bergamo si occuperanno di compiere una “totale disinfezione di macchine, strade, acquedotti, con una sostanza che uccide agenti patogeni di coronavirus e quale verrà spruzzata tramite appositi macchinari” (la traduzione è segnalata dalla giornalista ucraina Katia Sadilova). L’operazione è molto pubblicizzata in Russia perché il potere putiniano intende dargli uno spin politico-patriottico.

Al momento della stesura di questo pezzo restano ancora irrisolti dubbi precedenti sollevati da Formiche.net riguardo al vero obiettivo della missione, e al numero effettivo dei militari come Makeev inviati da Mosca – soldati che comunque si muovono nella Penisola accompagnati da colleghi italiani. Ora si aggiunge un ulteriore perplessità: l’operazione di “disinfezione” con che composti verrà effettuate e che garanzie ci sono sulla risposta del suolo agli agenti adoperati?

Val la pena di ricordare che con un parere del 18 marzo, l’Istituto Superiore di Sanità – cui era stato richiesto di esprimersi in merito – ha definito che sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili, non vi sono evidenze a supporto dell’efficacia della sanificazione delle strade e pavimentazioni esterne con prodotti chimici disinfettanti o igienizzanti” nel combattere la diffusione del virus.

Ossia, quello che Makeev e i suoi compagni di spedizione andranno a fare con gli autocarri Kamaz modificati sembra inutile secondo la massima autorità italiana in materia.

Di più, l’Arpa del Piemonte ha già dichiarato che l’utilizzo di alcuni composti come la candeggina – usata in modo naif in alcuni comuni italiani – potrebbe essere problematico per l’inquinamento. Si rischia di contaminare le acque di falda, direttamente o attraverso i suoi prodotti di degradazione.

Molto spesso in fase di emergenza si procede con scatti rapidi, legati anche alla necessità – che comunque in questo caso, stando all’ISS, non ci sarebbe. Però in questo momento potrebbe valer la pena di effettuare un approfondimento sugli agenti chimici che verranno utilizzati, perché è evidente che l’inquinamento della falde potrebbe produrre conseguenze più profonde e durature del virus stesso.

Non bastasse: la pratica, che si è diffusa nel mondo dopo le immagini diffuse da Wuhan – l’epicentro cinese della diffusione – ma anche il governo di Pechino ha interrotto la pratica perché alcune sostanze potrebbero mescolarsi con il materiale presente sul suolo causando la formazione di sottoprodotti cancerogeni che potrebbero essere inalati.


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