Skip to main content

La Borsa fa peggio di Lehman e 11 settembre. Ci si poteva pensare prima?

Peggio di Lehman Brothers, peggio dell’11 settembre. Due eventi che hanno segnato la nostra storia recente. A qualcuno questa mattina sarà persino venuto in mente quel giovedì nero, il 24 ottobre del 1929, quando a Wall Street furono vendute 24 milioni di azioni, in poche ore, dando il via alla grande crisi. Poco ci è mancato, Piazza Affari, la nostra Borsa, ha perso l’11%, causa coronavirus annullando i guadagni di quasi sei mesi.

La domanda se tutto questo si fosse potuto evitare è lecita. Già la scorsa settimana in un paio di sedute molto negative sempre a causa dell’emergenza sanitaria (l’ultima prima del week end chiusa in calo del 3%) era stata bruciata l’intera capitalizzazione accumulata da inizio anno. Chiara avvisaglia di un lunedì nero, che forse qualche intervento mirato avrebbe potuto rendere almeno grigio.

D’altronde, crolli di questo tipo non se ne vedono molti nella storia. Ma oggi è uno di quei giorni che è meglio dimenticare, sempre che sia possibile farlo. E la politica, trasversalmente, è tornata a interrogarsi sulla necessità di chiudere Palazzo Mezzanotte, mettendo in quarantena i nostri listini. Anche perché all’umore della Borsa è legato anche l’andamento dello spread, il termometro della nostra sostenibilità, dal punto di vista del debito sovrano. Il differenziale coi bund tedeschi questa mattina ha sfondato il muro dei 200 punti base, toccando quota 223 punti base. Troppo per un Paese col terzo debito globale.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, era stata in qualche modo profetica, come ha ricordato questa mattina su Facebook: “Si sta concretizzando il tracollo della Borsa che avevamo purtroppo temuto. Avevamo chiesto al governo di valutare la chiusura temporanea della Borsa o quantomeno di vietare le vendite allo scoperto. Invece nulla è stato fatto, come nulla è stato fatto finora sul piano economico, a differenza della Germania che ha già varato provvedimenti concreti per tutelare aziende e posti di lavoro. L’Italia non ha altro tempo da perdere. Fratelli d’Italia continua a presentare al governo le sue proposte, se fossero state prese in considerazione oggi la Borsa non avrebbe bruciato in poche ore tutti i guadagni dell’anno”.

Il problema, infatti, non è solo italiano, perché anche le altre piazze europee sono sprofondate, bruciando 608 miliardi in 9 ore di scambi. Il coronavirus piega infatti i mercati europei: il Dax tedesco a -7,58%,  l’Ibex spagnolo a -6,60%, con molti titoli che non sono ancora riusciti a fare prezzo e che segnano cali teorici importanti. Al Mef c’è agitazione, al punto da aver preso direttamente in considerazione, lo stop allo short selling, le vendite allo scoperto, quelle cioè che forniscono il contesto più favorevole alla speculazione. Tutto è però rimasto sulla carta.

“L’emergenza coronavirus sta mettendo a dura prova il sistema Italia. In casi eccezionali come questo bisogna evitare il panico e affrontare in modo risoluto tutto ciò che possa compromettere la tutela della salute e del risparmio dei cittadini. Questa mattina ho avviato una interlocuzione con Consob, Banca d’Italia ed il ministro Roberto Gualtieri al fine di predisporre tutte le opportune misure volte a tutelare la stabilità dei mercati finanziari e del risparmio dei cittadini. Ove non fosse possibile sospendere le negoziazioni, ho chiesto di valutare di disporre un divieto generale di vendite allo scoperto”, ha annunciato in mattinata il sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa, spiegando che “bisogna tutelare il sistema economico nazionale e bloccare ogni manovra speculativa ai danni dell’Italia e degli italiani. Serve una risposta forte contro tutti gli attacchi che il nostro Paese ingiustamente sta ricevendo in questi giorni”. Idea colta al balzo da un altro grillino, membro del Copasir, Antonio Zennaro.

Anche la Lega era scesa in campo, chiedendo già ieri misure ad hoc per fermare la speculazione. “Chiedo siano vietate le operazioni di vendita allo scoperto anche con l’uso di strumenti derivati. In situazioni come queste a volte in pochissimi guadagnano cifre enormi a danno di tutti, ci ricordiamo ad esempio il caso di Soros nel 1992 che costruì la sua fortuna con una speculazione al ribasso contro l’Italia. Non è tollerabile che qualcuno approfitti di un’emergenza nazionale speculando a danno dei risparmi degli Italiani. Confido che la Consob reprima ogni tipo di abuso con la massima severità”, aveva tuonato ieri Matteo Salvini.

Sulla questione è, tuttavia, intervenuto l’amministratore delegato di Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi che almeno per il momento ha messo una pietra sullo stop alla chiusura di Piazza Affari. “C’è un panico ingiustificato: le misure adottate dal governo servono per evitare un sovraccarico dei nostri ospedali e un crollo del sistema sanitario. Questo è tutto”. Palla presa al balzo dalla Consob che non ha stoppato le vendite, incassando la fiducia del Tesoro, che in una nota ha ribadito il sostegno alle scelte della Commissione per la Borsa.

×

Iscriviti alla newsletter