Il whatever it takes fa scuola in tutto il mondo. Soprattutto ai tempi del coronavirus. E così accade che anche i leader del G20 annuncino il proprio whatever it takes, ossia la disponibilità a fare tutto il necessario per combattere e superare la pandemia di coronavirus, minimizzando i danni economici e sociali, rilanciare la crescita e mantenere la stabilità dei mercati. Tradotto, iniezione di 5 mila miliardi di dollari nell’economia mondiale per superare l’impatto sociale, economico e finanziario dell’emergenza.
E così, sulla Terra, piovono miliardi. C’è il bazooka da 2 mila miliardi del governo americano (più altri 500 miliardi della Fed, sotto forma di prestiti), il maxi-piano tedesco da 550 miliardi a mezzo Kfr, la Cdp teutonica (ma Berlino è pronta a portare le munizioni a 822 miliardi) e il Qe da 750 miliardi della Bce, con annesso piano da 120 miliardi per l’acquisto di titoli pubblici. E poi c’è l’Italia, con i suoi 25 miliardi a deficit, più altri 25 ad aprile. Adesso, tocca alle venti grandi economie del Pianeta.
“Il virus non ha confini. Combatterlo richiede una risposta globale trasparente, robusta, coordinata nello spirito di solidarietà. Siamo impegnati con un fronte unito contro questa minaccia comune”, si legge nella nota del G20. “Sosteniamo le misure straordinarie prese dalle banche centrali in linea con il loro mandato e le misure prese dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca Mondiale a sostegno dei Paesi che hanno bisogno”.
Non c’è però solo il bazooka, anzi i bazooka. Dal G20, rigorosamente online, arriva un’altra indicazione. E cioè che “si invitano tutti i governi a evitare blocchi commerciali, data l’importanza della circolazione delle merci e, in special modo, dei beni di prima necessità per sostenere la popolazione nei periodi di restrizioni imposti da diversi Paesi: ribadiamo il nostro obiettivo a realizzare un contesto commerciale e di investimenti libero, giusto, non discriminatorio, trasparente e stabile, e a mantenere i nostri mercati aperti. Ci impegniamo a continuare a lavorare insieme per facilitare gli scambi commerciali internazionali e coordinare risposte in modo da evitare interferenze non necessarie con il traffico e gli scambi internazionali”. Una richiesta mossa in primis dal presidente cinese, Xi Jinping, che ha invitato i colleghi a tagliare i dazi per far ripartire l’economia.
Molti leader di Stati e organizzazioni internazionali hanno lanciato il proprio appello agli altri membri del gruppo dei 20. Tra questi, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva: va riconosciuta l’importanza di sostenere i mercati emergenti e quelli in via di sviluppo. Il G20 ha già preso misure straordinarie per salvare vite e salvaguardare le economie. È essenziale il sostegno mirato alle famiglie deboli e alle grandi e piccole imprese, in modo che possano tornare rapidamente al lavoro. Altrimenti ci vorranno anni per superare gli effetti delle bancarotte e dei licenziamenti”.