Un’armata Brancaleone. Così viene descritta da Breitbart, noto sito conservatore americano, la spedizione di medici e materiale sanitario in arrivo a Roma dalla Cina. In un colloquio con il premier Giuseppe Conte, il segretario del Partito comunista cinese Xi Jinping l’ha definita la “Via della Salute”. Si tratterebbe, insomma, di una nuova puntata della Via della Seta cui il governo Conte I ha entusiasticamente aderito nel marzo del 2019 con buona pace dei moniti d’Oltreoceano. Peccato che, denuncia l’irriverente giornale online che ha fatto la fortuna, fra gli altri, di Steve Bannon, ex capo stratega di Donald Trump alla Casa Bianca, qualcosa non torni.
“La Cina debutta con la Via della Seta della Salute in Italia mentre a Wuhan i cittadini non hanno accesso a un’assicurazione sanitaria” recita beffardo il titolo. “La delegazione di esperti sanitari atterrerà in Italia e porterà rifornimenti medici e altra “assistenza – scrive Frances Martel citando l’agenzia del governo cinese Xinhua – ma non è stato specificato quanti esperti medici cinesi viaggeranno in Italia, quando lo faranno, o che tipo di equipaggiamento medico porteranno con sé”.
Il presupposto della maxi-spedizione, va da sé, è che il “modello Wuhan”, ovvero la gestione della pandemia nella città dell’Hubei dove tutto ha avuto inizio, sia stato un successo assoluto. È quanto vanno dichiarando gli ufficiali del Pcc settimane, elogiando la “vittoria del popolo” contro il virus. La fiducia di aver superato l’emergenza è tanto salda nelle autorità cinesi che gran parte dell’equipe medica in arrivo in Italia e in altri Paesi europei, ha annunciato Xinhua, verrà proprio dall’Hubei, la provincia più colpita dal coronavirus. “La prima tornata di team di assistenza medica ha abbandonato la provincia dell’Hubei martedì dal momento che la diffusione dell’epidemia è stata domata. I 3675 membri dello staff medico, appartenenti a 41 team medici sparsi per la Cina, hanno assistito 14 ospedali temporanei e sette ospedali scelti a Wuhan”, dichiara l’organo stampa del Pcc.
Qualcosa però non quadra nella narrazione ufficiale, scrive Breitbart. Punto primo: perché credere alla “fine” dell’epidemia in Cina, se l’“inizio” è stato volutamente nascosto? “Diversi esperti di medicina credono che il primo caso documentato di coronavirus si sia verificato a Wuhan, una città di 11 milioni di abitanti, il 17 novembre del 2019″. È quanto ha denunciato il South China Morning Post dopo aver ottenuto un leak di dati ufficiali del governo cinese. L’annuncio pubblico delle autorità cinesi sul Covid-19 è andato in scena il 20 gennaio, più di due mesi dopo.
Punto secondo: siamo sicuri che il Covid-19 abbia una volta per tutte fatto le valigie, abbandonando Wuhan e l’Hubei? Le notizie sono contrastanti. Un altro quotidiano ufficiale del Pcc, China Daily, ha annunciato pochi giorni fa che i dottori di Wuhan stanno ancora curando 13.000 pazienti. Anche i report “fuori da Wuhan”, scrive Breitbart, raccontano una storia diversa da quella delle cronache ufficiali. Secondo il sito As-Source News, ad esempio, altri due centri della provincia, Xiaogan e Tianmen, che erano stati aperti questo sabato per la prima volta, sono stati di nuovo chiusi. E lo stesso vicedirettore della Commissione municipale della Sanità a Wuhan Zheng Yun, citato dalla Cnn, ha definito “grave” la situazione a Wuhan. Report che “fanno chiedere quanto possa peggiorare ancora la crisi sanitaria mentre la Cina sposta migliaia di medici dall’Hubei e invia delegazioni in Italia”.
Punto terzo: come funziona il “Modello Wuhan” che l’Italia promette di abbracciare con la nuova “Via della Salute”? Non benissimo, scrive Breitbart, a sentire le testimonianze di chi sfugge alla censura. “L’Epoch Times, giornale anticomunista, ha citato residenti anonimi a Wuhan preoccupati di avere sintomi da coronavirus e di non poter trovare un ospedale dove curarsi”. Chi, dopo un controllo, presenta di nuovo i sintomi, racconta il quotidiano, non viene riaccettato dalle strutture ospedaliere. Ma il cortocircuito non tocca solo i pazienti da Covid-19. Anche chi soffre di altre malattie, ha rivelato di recente il New York Times, deve starsene a casa. È il, caso di Fu Haoran, bambino di tre anni con la leucemia, che non ha potuto accedere alla chemioterapia perché gli ospedali sono saturi di pazienti da Covid-19 e ora, come tanti altri, “vive in un limbo”.