Il gruppo tedesco, secondo indiscrezioni di Reuters, privatizzato dal 1997 (con flottante del 100%, ovvero l’intero capitale sul mercato) potrebbe tornare sotto l’egida dello Stato per le perdite subite dal blocco dei cieli causa pandemia. Berlino starebbe pensando a un intervento da 9 miliardi per salvare la compagnia e innalzarne la capitalizzazione, inchiodata a meno di 4 miliardi. Attenzione però a non fare di tutta l’erba un fascio, dice a Formiche.net Andrea Giuricin, economista dei trasporti alla Bicocca di Milano e ricercatore all’Istituto Bruno Leoni.
Giuricin i tedeschi vorrebbero salvare Lufthansa con denaro pubblico. Come l’Italia…
Facciamo attenzione. Non è chiaro se a Berlino stiano pensando a un intervento nel capitale, facendo diventare azionista il governo, oppure semplicemente a prestiti garantiti, cioè liquidità. Nel primo caso sarebbe un errore, come lo è stato per Alitalia. Se uno Stato vuole salvare solo un vettore, l’Italia con Alitalia, e un altro Stato, la Germania, vuole copiare il primo, allora dico che commette un errore. Ricordiamoci sempre una cosa: prima di invocare la nazionalizzazione di Alitalia, ahimé già avviata, sarebbe stato utile ricordarsi che il vettore nazionale è stato condotto a ripetuti semi-fallimenti proprio dalla gestione pubblica.
E allora come salvare una compagnia in odore di fallimento senza ricorrere alla nazionalizzazione?
Garantendo liquidità mediante prestiti garantiti, ma calibrando il tutto con l’Europa, altrimenti andiamo incontro a distorsioni di mercato. Serve dunque un intervento basato sulla liquidità ma in una cornice europea, come fu fatto in Norvegia, dove i prestiti sono stati messi non solo a disposizione di un singolo vettore, ma di tutti. Il mercato del trasporto aereo è europeo, dal 1997, non si può aiutare una sola compagnia altrimenti si distorce il mercato. Allora in Germania come in Italia non si può pensare solo alla compagnia di bandiera, ma bisogna fare come Donald Trump, che ha aiutato tutto il settore aereo. C’è poi un’altra questione, quella del coordinamento tra trasporto aereo e ferroviario.
In che senso?
Non si possono dare soldi solo alle compagnie aeree, ma anche alle ferrovie che sono in diretta concorrenza con i treni. E se io avvantaggio solo un settore per giunta in concorrenza con un altro, allora non va bene.
La Germania ancora non ha deciso come aiutare Lufthansa, se nazionalizzarla o meno. In Italia questa scelta l’abbiamo fatta da tempo…
Un errore, nel decreto di marzo già ci sono 500 milioni per Alitalia. Ma questo vuol dire distruggere un mercato, sia che lo faccia la Germania, la Francia o altri. Il trasporto aereo è cresciuto negli ultimi anni, ora perché dovremmo distruggere il mercato a suon di nazionalizzazioni?
Le probabilità che una volta statalizzata Alitalia entri un socio privato?
Basse, almeno per ora. Se consideriamo che la creazione della bad company creerà non pochi problemi ai creditori di Alitalia.
Torniamo al trasporto aereo, che vive la sua notte più buia. Come salvarlo, al netto di singoli interventi sulle compagnie?
Due mesi fa ho mandato al ministro dell’Economia, alcune proposte in merito. Per la fase 2 avevo immaginato prestiti garantiti dallo Stato, dunque liquidità perché è quella che serve ora. Il governo inglese ha dato 300 milioni di sterlini a Wizz Air allo 0,6%. Questo nel breve-medio termine. Ma nel lungo occorrono misure strutturali.
Per esempio?
La riduzione delle tasse: togliamo la tassa-volo, questo aiuterebbe a far ripartire la domanda in un momento in cui non c’è. Oppure eliminare l’Iva sui voli domestici. Non bisogna fare interventi distorsivi, come le nazionalizzazioni ma pensare a come alleggerire i costi delle compagnie. Non dimentichiamoci che da oggi un aereo non sarà più riempito al 100% ma ci sarà il distanziamento, dunque meno introiti.