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Crollo del Pil e poi ripresa sprint. Il 2020 visto da Bankitalia

L’ora è quella più buia. Ma poteva andare peggio, perché le imprese e le banche italiane oggi sono molto più solide ed equipaggiate rispetto al 2009. Pochi giorni dopo aver calcolato un calo della produzione del 15% nel solo mese di marzo e un fabbisogno di 50 miliardi per il sistema produttivo italiano, Bankitalia torna a fare i conti sulla crisi peggiore dal 1945 ad oggi. Stavolta le stime arrivano con il Bollettino Economico, diffuso come di consueto il venerdì.

PIL IN CADUTA MA…

Nei primi tre mesi del 2020 il Pil avrebbe segnato una caduta oggi valutabile intorno ai cinque punti percentuali, e questo perché ogni settimana di lockdown costa al Paese lo 0,5% del Pil, è la sintesi di Via Nazionale. Il Pil italiano sarà dunque fortemente negativo nel primo semestre del 2020. Tuttavia, è atteso un recupero nella seconda metà dell’anno e una ripresa accentuata nel 2021. “Tutti gli attuali scenari sull’andamento del Pil incorporano un’evoluzione fortemente negativa nella prima metà dell’anno, seguita da un recupero nella seconda metà e da un’accentuata ripresa dell’attività nel 2021”.

BANCHE E IMPRESE MEGLIO DEL 2009

Meno male che sia le banche sia le imprese sono un po’ più robuste di qualche anno. I nostri istituti “si trovano ad affrontare il deterioramento dell’economia” legato al coronavirus “partendo da condizioni patrimoniali e di liquidità più robuste che in passato e disponendo di una migliore qualità dell’attivo”. Insomma, i prestiti erogati sono ancora nel novero dei prestiti rimborsabili. Non è un caso se nell’ultimo trimestre del 2019 il flusso di nuovi crediti deteriorati in rapporto al totale dei finanziamenti è rimasto stabile: “Il tasso di deterioramento dei prestiti – aggiunge Palazzo Koch – è su livelli storicamente molto bassi sia per le famiglie sia per le imprese”.

BENEDETTA CIG

Sul fronte dell’occupazione, il massiccio ricorso alla Cassa integrazione di queste settimane ha senza dubbio attutito l’urto della crisi sull’occupazione. “L’impatto del coronavirus sull’occupazione in Italia dovrebbe essere stato attenuato a marzo dal ricorso alla Cassa integrazione”, scrive Bankitalia. Però, nel secondo trimestre, potrebbe esserci un calo più marcato del numero degli occupati per il mancato rinnovo di una parte dei contratti a termine in scadenza.

IL FATTORE TEMPO

Per la ripartenza dell’economia dopo lo shock del coronavirus, il tempo sarà un prezioso alleato. “Saranno cruciali tempestività ed efficacia delle misure di politica economica in corso di introduzione in Italia e in Europa. La rapidità del recupero dell’economia dipende, oltre che dall’evoluzione della pandemia in Italia e all’estero, dagli sviluppi del commercio internazionale e dei mercati finanziari, dagli effetti sull’attività di alcuni settori dei servizi, dalle conseguenze su fiducia e redditi dei consumatori”.

L’intensità del recupero dei livelli di attività interna, spiega Via Nazionale, dipenderà anche “dall’andamento della propensione al risparmio delle famiglie, in considerazione dell’esigenza di ricostituire i livelli di reddito e ricchezza colpiti dalla crisi, e dalla capacità delle imprese di restare sul mercato nonostante le perdite subite nella fase di arresto dell’attività”. E, per alcuni settori, come quello manifatturiero “è possibile che venga anche recuperata parte della produzione persa durante la vigenza delle misure di contenimento, con una conseguente attenuazione degli effetti complessivi sull’anno”.

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