Skip to main content

Come prosegue la difesa dell’ambiente (anche con il coronavirus)

In un periodo come questo, durante il quale la priorità rimane l’emergenza coronavirus, non dobbiamo dimenticare che esistono altre problematiche che non ci possiamo permettere di trascurare, anche perché ce le ritroveremo tutte da affrontare una volta usciti, speriamo prima possibile, da questa emergenza ed entrati nella cosiddetta Fase 2. Una delle soluzioni che viene proposta da alcuni esperti come strada da percorrere, è quella di mettere al primo posto “la salute ambientale, umana e degli animali: il Paese deve ripartire nel modo giusto – si legge in un appello che alcune associazioni che operano in vari settori ambientali hanno inviato al presidenti delle competenti commissioni di Camera e Senato – realizzando la sostenibilità enunciata nei programmi dei governi nazionali ed europeo (il Green Deal) per la prosperità delle aziende e del Paese, mettendo al primo posto la salute ambientale e umana, come prerequisito per un sano sviluppo economico. Il sistema delle aziende green italiane, leader a livello europeo, è pronto a dare il proprio contributo a queste auspicabili scelte politiche”.

Ci sono in Parlamento provvedimenti che aspettano di essere approvati per far fronte all’emergenza ambientale, come quello sui cambiamenti climatici, il recepimento delle direttive sull’economia circolare, la difesa della biodiversità negli habitat terrestri e marini. “Ci auguriamo che questo appello di ambientalisti e cittadini, basato su quanto predicato dalla comunità scientifica sia ascoltato e che i nostri rappresentanti in Parlamento si mettano a lavorare per dare giuste risposte a queste emergenze”. Naturalmente “con le dovute precauzioni per la salute dei parlamentari e di chi lavora con loro”.

In questa direzione e proprio in questi giorni si è mosso il ministro dell’Ambiente Sergio Costa firmando un decreto relativo all’end of waste degli pneumatici fuori uso (pfu). “Si tratta”, ha sottolineato Costa, “di un decreto molto atteso dal mondo imprenditoriale. A 400 mila tonnellate annue di questo tipo di rifiuti diamo una destinazione trasformandoli in materia prima seconda: un provvedimento che riconosce il riciclo degli pneumatici fuori uso quale caposaldo dell’economia circolare in Italia”.

Una filiera che in dieci anni ha trasformato i pfu da problema a risorsa, garantendo il recupero di tutti gli pneumatici immessi regolarmente sul mercato , con una raccolta capillare presso gli operatori del ricambio e della demolizione su tutto il territorio nazionale. L’end of waste viene tradotto nel nostro ordinamento come “cessazione della qualifica di rifiuto” e indica quel processo di recupero eseguito su un rifiuto, al termine del quale esso perde tale qualifica per acquisire quella di prodotto. Senza entrare in complicati dettagli da legulei, basti ricordare la sostanziale differenza tra un prima (rifiuto) e un dopo (prodotto) con tutte le implicazioni pratiche che questo passaggio comporta, sia in tema di autorizzazioni che di mercato in quella fase di transizione verso l’economia circolare.

“Il provvedimento”, sottolineata una nota di Ecopneus, il consorzio che gestisce circa la metà dei pfu, “contribuirà in modo determinante a stabilizzare le attività delle aziende di riciclo e a stimolare un numero sempre crescente di imprese che utilizzano granulo e polverino di gomma, favorendo lo sviluppo di nuove applicazioni e il consolidamento di quelle esistenti, come ad esempio l’impiego del polverino di gomma riciclata nei conglomerati bituminosi per la realizzazione di asfalti silenziosi e durevoli”.

“Il decreto firmato dal ministro Costa – ha detto Enrico Ambrogio, presidente di EcoTyre – rappresenta un tassello fondamentale per la filiera del riciclo degli pneumatici fuori uso e per il suo ruolo centrale nell’economia circolare del nostro Paese. Soprattutto in un momento come quello che ci troviamo ad affrontare, dove ogni intervento semplificativo contribuisce a raggiungere in tempi rapidi risultati sostenibili per l’ambiente e per il tessuto industriale del nostro Paese”.

“Questo provvedimento”, ha concluso il ministro Costa, “conferma l’indirizzo del ministero dell’Ambiente verso l’economia circolare, l’unica su cui costruire uno sviluppo solido e duraturo per il Paese, ma soprattutto sarà un elemento di forte stimolo e motivazione per il rilancio di un importante settore industriale dopo il superamento della attuale crisi dovuta al coronavirus. Il prossimo decreto riguarderà la carta da macero, 6 milioni e mezzo di tonnellate annue e a seguire quello per i rifiuti da costruzione e demolizione, 51 milioni di tonnellate l’anno”.


×

Iscriviti alla newsletter