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Coronavirus, così MSD aiuta gli ospedali e i medici italiani. Parla l’ad Nicoletta Luppi

Un contributo sino a 1,5 milioni di euro, in valore di mercato, per l’acquisto di tecnologie e strumenti di telemedicina e tecnoassistenza e non solo. Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di MSD Italia, fra le aziende maggiormente impegnate nel sostegno al personale medico sanitario impegnato negli ospedali italiani, racconta l’impegno dell’azienda nel fronteggiare emergenza sanitaria creata dalla pandemia del coronavirus.

Avete deciso di donare 1,5 milioni di euro in tecnologie e strumenti che consentono il monitoraggio, il trattamento e il controllo dei pazienti cronici da remoto. Può darci qualche dettaglio in più?

In questo momento di grave emergenza sanitaria, sociale ed economica, MSD Italia ha deciso di schierarsi al fianco delle istituzioni italiane con una maratona di donazioni che parte da un primo sprint: un contributo sino a 1,5 milioni di euro, in valore di mercato, per l’acquisto di tecnologie e strumenti di telemedicina e tecnoassistenza che consentano la gestione in remoto dei pazienti cronici.

Perché proprio queste strumentazioni? Come aiutano, a livello pratico, nel contrasto alla diffusione del nuovo coronavirus?

L’emergenza sanitaria creata dalla pandemia del coronavirus sta creando una serie di pericolosi corollari, tra i quali la difficoltà di accesso alle strutture ospedaliere e territoriali – in particolare la medicina generale – da parte dei pazienti, soprattutto quelli più fragili, anziani, cronici e con comorbidità. Ma oltre alla difficoltà di accesso, c’è un aspetto ancor più grave. È il sacrificio di tante vite umane – oltre sessanta tra medici specialisti e di famiglia – vittime del contagio da coronavirus. Strumenti come il telemonitoraggio domiciliare, il consulto a distanza, il video consulto – come recentemente dichiarato dal segretario generale nazionale della Fimmg Silvestro Scotti – possono servire a fermare questa strage.

Come?

Se vogliamo che la curva dei contagi scenda – come sottolineato dal presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro – dobbiamo fare in modo che le misure di distanziamento sociale funzionino anche grazie al supporto fondamentale che le nuove tecnologie di telemedicina e tecno-assistenza sono in grado di garantire. La nostra donazione consentirà, da un lato, la gestione dei pazienti fragili, anziani, cronici e con comorbidità e, dall’altro, decongestionerà le strutture sanitarie impegnate, in questo momento, ad affrontare, con tutte le loro risorse ed energie, l’emergenza coronavirus.

MSD Italia ha deciso di rispondere alla call for action del governo, ma non sono ancora noti i soggetti che potranno beneficiare della donazione. Sappiamo, orientativamente, quando verranno annunciati, o serve ancora tempo?

Abbiamo pubblicamente annunciato la nostra donazione pochissimi giorni fa (27 marzo, ndr) e, in questa fase, stiamo raccogliendo e valutando le tante richieste già pervenute. Ci siamo dati un compito chiaro: utilizzare le risorse che abbiamo messo a disposizione in modo tempestivo e distintivo. Tempestivo significa metterle a disposizione di chi ne ha fatto richiesta con quel carattere di urgenza che richiede l’emergenza che stiamo vivendo; distintivo significa beneficiare le richieste per le quali il nostro impatto, in termini di vite salvate, possa essere maggiore. Stiamo procedendo in tal senso e comunicheremo presto tutti i beneficiari.

Sappiamo che la donazione di 1,5 milioni di euro in strumentazioni, però, rappresenta solo una parte del contributo che MSD Italia intende offrire. Quale sono le altre aree che verranno coinvolte?

Il contributo che MSD Italia intende offrire non si esaurisce con questa donazione che, come dicevo, rappresenta solo il primo sprint di una maratona di donazioni per testimoniare la vicinanza della nostra azienda al sistema-Paese in questa grave situazione di emergenza sanitaria, sociale ed economica. Metteremo a disposizione un numero importante di dispositivi di protezione individuale e questa nuova donazione sarà oggetto di un annuncio separato nei prossimi giorni. Abbiamo poi già attivato il processo necessario ad elargire un’altra donazione che consentirà la dispensazione a domicilio dei farmaci oncologici. Siamo vicini, inoltre, anche a un’altra categoria di medici, gli anestesisti-rianimatori, con una donazione che sosterrà economicamente le spese dei medici volontari che si stanno spostando nelle aree più colpite del Paese oltre all’acquisto di materiali e dispositivi medici utili alla terapia intensiva. Abbiamo attivato le procedure per l’acquisto di un respiratore per pazienti acuti che doneremo ad un ospedale del Veneto.

Sappiamo che anche i dipendenti hanno deciso di “correre” questa maratona, conferma?

Sì, sono orgogliosa di annunciare che i nostri dipendenti si stanno attivando per un’ulteriore iniziativa che sarà resa possibile grazie alla donazione del corrispettivo di giornate di lavoro, a testimonianza del grande cuore di MSD Italia!

Lei ricordava che il Presidente dell’ISS Silvio Brusaferro ha dichiarato che il rispetto delle misure di distanziamento sociale sono fondamentale per un risultato negativo, in termini matematici, della curva dei contagi. Stiamo facendo abbastanza o potremmo fare ancora di più?

Come ricordavo prima, le parole del presidente dell’Istituto superiore di sanità sono state per noi di grande ispirazione per individuare il nostro primo intervento a supporto del Paese in questo momento di criticità. Abbiamo bisogno di un clima di coesione, di uno sforzo congiunto da parte di tutti (istituzioni, cittadini, aziende) e un continuo investimento in ricerca scientifica. MSD è un’azienda basata sulla ricerca e sulla scienza e i ricercatori e gli scienziati sono i primi interlocutori ai quali dobbiamo dare credito. Abbiamo, quindi, piena fiducia negli esperti e nelle istituzioni e crediamo fermamente che tutte le misure di contenimento che sono state e saranno adottate dal governo siano fondamentali per limitare il contagio.

In questi ultimi giorni però ci sono dei segnali positivi…

Vero, ma non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia perché, come ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza, “si finirebbe per vanificare tutti gli sforzi che abbiamo fatto fino a oggi per contenere la diffusione dell’epidemia”. Questo è il tempo della resistenza e del sacrificio, ma anche della responsabilità, di tutti, nessuno escluso!

Abbiamo visto in questi giorni che diverse case farmaceutiche hanno deciso di dare il loro contributo per sostenere il Paese nel contrasto al Covid-19, ma è un trend che ha coinvolto anche tantissime altre realtà aziendali, dal settore tessile a quello dell’automotive, dall’alimentare alla grande distribuzione. Possiamo dire che l’unica conseguenza positiva di questo dramma è stato uno slancio incredibile di solidarietà?

Permettetemi, su questo punto, di citare le commoventi parole del Santo Padre, che ha ben espresso lo stato d’animo di noi tutti in questi giorni così difficili: “Ci siamo trovati impauriti e smarriti e ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari e chiamati a remare insieme”. Dalla necessità di remare insieme, a fianco delle istituzioni, dei medici, degli operatori sanitari e di tutto il mondo scientifico, è nata la necessità di mettere in campo un’incredibile solidarietà per sconfiggere un nemico comune. Credo che la solidarietà non sia l’unica conseguenza positiva di questa emergenza.

Quali sono le altre?

Oggi più che mai abbiamo testato con mano quanto siamo fortunati ad avere un Sistema sanitario nazionale che non lascia indietro nessuno, che accoglie e cura senza sosta. Non aspettiamo la prossima emergenza per rendercene conto! Investiamo maggiormente in sanità, prevenzione, ricerca, sviluppo e innovazione. Lo dobbiamo a tutti i nostri pazienti, lo dobbiamo a tutti i medici, agli operatori sanitari che lavorano senza sosta per salvare vite, non solo oggi ma ogni giorno.

Pensa che ci sia stato qualche gap nella comunicazione aziendale ma anche istituzionale, nel raccontare cosa fanno le aziende del vostro settore spesso investite da pregiudizi? In pochi sanno che siete fra i settori dove maggiormente si investe per sostenere organizzazioni e associazioni benefiche…

I pregiudizi e i falsi miti derivano purtroppo dalla moltitudine di fake news da cui veniamo bombardati ogni giorno. Attraverso le forme di comunicazione tradizionali e i nuovi canali multimediali, lavoriamo ogni giorno per arrivare in modo capillare e diretto a tutti gli utenti opponendoci all’onda delle fake news e degli esperti improvvisati che dilagano sui social. Sono notizie false che fanno ancora più male quando, come nel nostro caso, si appartiene ad un’azienda che investe ogni anno 10 miliardi di dollari in R&S, che schiera ogni giorno 15mila ricercatori per trovare soluzioni innovative ai più importanti bisogni medici non soddisfatti, che ha generato salti quantici nei paradigmi di cura di importanti patologie in ambito oncologico (immunoterapia), per il trattamento dell’epatite C o la prevenzione di tante malattie attraverso i nostri vaccini. Un’azienda che, ogni anno investe nel mondo quasi 3 miliardi di dollari in programmi umanitari di responsabilità sociale, tra i quali la partnership con l’Oms per la distribuzione, per uso compassionevole, del vaccino per Ebola Zaire V920 – sviluppato nei nostri laboratori – nei Paesi coinvolti dall’epidemia.

Dottoressa Luppi, secondo il suo punto di vista cosa dovremmo imparare da questa esperienza?

L’emergenza coronavirus ci ha aiutato a capire il valore della salute della popolazione per l’economia e la stabilità sociale di un Paese. Ci ha ricordato che la ricerca e lo sviluppo di farmaci e vaccini sono un bene prezioso da conservare e da incentivare, tanto più in un Paese come l’Italia che ha una delle popolazioni più vecchie al mondo e con problemi di disabilità e fragilità superiori ad altri paesi europei. Sarà importante, dopo che l’emergenza sarà finita, conservarne la memoria (sfida ardua per l’umanità, anche di fronte alle ferite più profonde). E, in un’ottica di responsabilità condivisa, ci dobbiamo mettere al lavoro da subito tutti insieme, senza pregiudizi, perché c’è ancora molto da scoprire e ci dobbiamo far trovare preparati, potenziando sin da ora la prevenzione e il nostro Servizio Sanitario per evitare domani altre emergenze. Noi ci siamo. Perché la salute è ricchezza e la sanità va considerata più che mai come un investimento per il presente e per il futuro.


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