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La risposta dell’Europa? Insufficiente. Le stime del Fmi? Premature. Parla Fitoussi

Un titolo più emblematico al Fondo monetario internazionale non potevano sceglierlo. The great lockdown ovvero il World economic outlook, uno dei documenti economici più attesi dell’anno, diffuso oggi, ai tempi del coronavirus. Il verdetto dell’Fmi è di quelli senza appello, apparentemente. Il mondo è caduto in una profonda e drammatica recessione e le cifre sono sconvolgenti. Tanto per cominciare l’economia globale quest’anno di contrarrà del 3%. La crisi finanziaria del 2009, quella di Lehman, partorì un calo dello 0,6%, per darsi un’idea.

L’Occidente, poi, pagherà un prezzo enorme all’epidemia. L’Eurozona perderà il 7,5%, l’Italia riuscirà nell’impresa di mantenere la maglia nera e a fare il risultato peggiore della media Ue (se si esclude la Grecia che precipita del 10%): -9,1%. La Cina passerà da un +6% annuo all’1,2%. Nella disgrazia siamo, almeno stavolta, in buona compagnia: la forte Germania perderà il 7%, la Francia il 7,2%, la Spagna 8%, mentre gli Usa lasceranno sul terreno il 5,9% del Pil.

LA CAUTELA DI FITOUSSI

Meno male che c’è chi, come Jean-Paul Fitoussi, economista francese di fama internazionale, oggi in forza alla Luiss School of Government e all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi, predica cautela. “In una situazione di questo tipo e con una crisi di questo tipo c’è molto poco da calcolare. Ogni dato va preso con più prudenza e cautela del solito”, spiega l’economista a Formiche.net. “Certamente questa crisi è molto ma molto profonda, una crisi sanitaria che attacca direttamente la produttività, dunque il sistema tutto e questo perché la gente non può lavorare”.

Secondo Fotoussi dunque, “è chiaro che alla crisi corrisponde una caduta del Pil, perché c’è meno gente che lavora e dunque molta meno produzione. A differenza della crisi del 2008-2009 qui c’è una macchina che si è fermata e che ha smesso di produrre, un motore che non gira. Tuttavia la vera incertezza è sulla durata della crisi, quanto durerà nessuno lo sa. Non abbiamo vaccini, non sappiamo se ogni anno torneranno nuovi picchi, nulla di tutto questo. Per questo certi numeri vanno presi con cautela”.

L’economista dunque, non se la sente insomma di avallare o smentire il Fmi. Semplicemente, numeri certi al 100% non ce ne sono. “Dare previsioni in questo contesto, come ha fatto il Fmi è logico, ma ogni dato va preso con molta cautela. Per esempio mi sembra prematuro adesso affermare che la caduta del Pil sarà peggiore in Italia piuttosto che in altri Paesi, come il Regno Unito o la Francia”.

L’EUROPA IMPARI DAGLI USA

L’economista ne ha anche per l’Europa, rea di aver fatto troppo poco per fronteggiare l’emergenza. “Io non ho visto una risposta. S, c’è stato un piano da 500 miliardi di euro (100 dello schema anti-disoccupazione Sure, i 200 della Bei per le imprese, e i 240 del Mes, ndr). Sa quanti sono? Mille euro per abitante in Europa. Non è niente, una goccia nell’oceano. Gli Stati Uniti hanno fatto molto di più: 2mila miliardi per 330 milioni di persone. Noi 500 miliardi per 500 milioni di abitanti. Una bella differenza. Dico anche un’altra cosa. In Europa si finanzierà il piano grazie al debito, non ce lo dimentichiamo. Negli Usa no, sarà finanziato dalla banca centrale e questo fa una differenza enorme”.

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